(postato sul ng il 28/5/99 alle 13:47) autore: RED
Della serie "domande facili".:-) ....visto che ho sempre pensato che Volume 8 potesse essere
l'argomento di un libro di 1000 pagine, non scritto da me, ovviamente. Azzardo un improbabile quanto insufficente riassuntino.
Volume 8 e' il disco sicuramente piu' complesso di tutti, realizzato da Fabrizio
a 4 mani con De Gregori, quando De Gregori ancora era lui...i tempi del disco della pecora, insomma. Le storie di ieri, addirittura, e' tutta di De Gregori, che la canta anche in Rimmel, mi sembra. E Nancy
e' una traduzione di Cohen.
E' un disco di sogni, di illusoni spezzate, di amara consapevolezza della nostra (intesa come degli uomini) incapacita' di ritagliarci una condizione che ci aggradi in questo mondo. La
scelta provocatoria della cattiva strada come inizio non e' casuale: la strada cattiva, le scelte all'apparenza errate, sono una sorta di "ultima spiaggia", che spesso molti intraprendono, magari
inconsciamente, per cercare di contrastare il tempo che passa.
C'e' l'uomo che sceglie di condividere delle idee con altri (Le storie di ieri) e si riscopre uomo grazie ad esse (nel dettaglio quelle
fasciste), senza chiedersi se siano sbagliate, ma interessato solo del risultato concreto del suo benessere.
C'e' il benestante di "Canzone per l'estate" che, dopo aver cercato di cambiare, di lottare,
di dire la sua, si ritrova nella malinconica realta' di un mondo quotidiano fatto di famigliola, chiesa e felicita' dettata da regali materiali e non piu' da sentimenti.E "non riesce piu' a volare", ha
smesso di sognare, di sperare, ha perso l'anima.
Oppure l'amarezza del marinaio (Dolce luna) che ricorda le settimane passate in mare, fra storie di pirati e corsari e balene fantastiche, ora che la realta' lo
incatena a terra e lo costringe a regolarsi con una famiglia, e lui, che sogna ancora quelle onde, spera che suo figlio possa nascere, come per sogno, per incanto, dal rapporto con una balena (il terzo occhio inconfondibile e
speciale), e vivere in quel mare che tanto ha segnato la sua vita. Grande canzone, dolce luna, molto arcana.
Personale ma sullo stesso tema dei sogni svaniti e' Giugno '73 che, l'ho letto da qualche parte, e'
il racconto della storia fra De Andre' e la sua prima moglie, Enrica. Lui non era ben visto dalla famiglia, molto benestante e borghese, e cercava di ingraziarsi i suoi genitori pur sapendo che i "musicisti" non
erano molto ben visti in quei tempi
dai ceti elevati. Ma, nonostante tutto, l'ultima frase, "e' stato meglio lasciarci che non esserci mai incontrati", lascia trasparire una volonta' finale (presente
anche in Dolce luna grazie al figlioletto in arrivo) di ottimismo.
In fondo, pensandoci, il disco non e' pessimista, tutti i brani hanno in fondo una scintilla di lieto fine, o, almeno, di speranza per il futuro, al
contrario, per esempio, di Tutti morimmo a stento, emblema della disperazione cosmica verso tutto.
"Ma c'e' amore un po' per tutti e tutti quanti hanno un amore sulla cattiva strada"; una strada
c'e' sempre, quell'amore, quei sogni tanto voluti da qualche parte si possono sempre trovare. Anche in "canzone per l'estate", quanto meno, non c'e' "piu' niente per potersi
vergognare", come a dire il peggio e' alle spalle, ora sei libero di fare cio' che vuoi.
Di Oceano, sono onesto, qualsiasi cosa la direi senza un minimo di convinzione.
E' tanto bella quanto arcana,
forse anzi proprio per questo e' bella.
Forse e' la paura per il futuro di due innamorati, che pensano a quando l'amore li lascera', e guardano al domani con paura sempre crescente, con l'impossibile
speranza che il domani non arrivi mai.....forse ma forse......:-)) Mi arrendo, su Oceano mi arrendo.
Amico fragile, per me, e' la piu' bella canzone di Fabrizio. E' la storia di un uomo, lui, che si rende
conto grazie ad un episodio (una cena con degli amici borghesi, borghesi non nel senso politico dell'accezione, ma nel senso culturale, cioe' di persone che, diciamo hanno come unico scopo il materiale, il concreto, e
raramente sognano e fantasticano), di come il destino di alcuni uomini, dei fragili, dei sognatori, di quelli che danno ancora un valore alle emozioni, sia destinato al macero, di come ormai questo mondo non lasci piu'
spazio al valore di un pensiero, di un ragionamento che non sia
banale, frivolo, dei "Come stai" detti non perche' ce ne freghi qualcosa, ma perche' l'educazione imponga di chiederlo.
Il vuoto che
circonda i fragili.
Questa canzone Fabrizio la scrisse una notte, di ritorno da quella cena, in uno sgabuzzino per non essere disturbato.
Ma forse questa amarezza era dovuta solo al fatto che era molto, ma molto piu'
ubriaco di noi.
E, visto come la penso, credo di esserlo anch'io.