Tratto da "Ci vediamo in tivù (1999) - A grande richiesta: Fabrizio De André" Conduzione di P. Limiti con la partecipazione di A. Gennari. C'è una "intervista" in bianco e nero, con Enza Sampò, dove parla di Tutti morimmo a stento. E spiega "il perchè" aveva bisogno di questo tipo di approccio. Ho pazientemente trascritto la breve discussione:
FDA: per parlare di determinati argomenti così importanti come per esempio l'argomento dell'amore, della morte, della guerra penso che ci voglia più spazio che quello che di solito ti riserva una canzone
ES:
diciamo allora di che cosa si tratta: questo tuo ultimo lavoro non è una serie di canzoni ma piuttosto un'opera, una cantata diciamo, che parla di...?
FDA: parla della morte, non della morte cicca con le
ossette, della morte psicologica, morale, mentale che un uomo normale può incontrare durante la sua vita.
Direi che una persona comune, ciascuno di noi forse mentre vive si imbatte diverse volte in questo genere di morte, in
questi vari tipi anzi, di morte, prima di arriva a quella vera: così quando tu perdi un lavoro, quando tu perdi un amico muori un pò, tanto è vero che devi un pò rinascere dopo
ES: e come hai legato insieme questi
diversi modi di morire
FDA: ho scelto una forma classica, la forma della cantata: sono diversi brani musicali uniti da loro da intermezzi sinfonici od orchestrali, e hanno tutti, come minimo comune denominatore il fatto
di essere nella stessa tonalità e di essere appunto legati appunto tra di loro dallo stesso argomento, dallo stesso filo conduttore
Da una mail di Guido Balzoni, sui vari tipi di concept:
Dunque, secondo me ci sono vari livelli di coesione interna.
Vol 1, Vol 3, Canzoni: non vedo grossi legami. E' qui che
troviamo cose come le canzoni riempitive, non a caso.
Vol VIII, Rimini, L'Indiano: qui ci vedo un ambiente comune, delle idee ricorrenti, un sapore riconoscibile insomma. Sono dischi di grandi collaborazioni a
livello di testi: De Gregori e Bubola.
Creuza, Anime Salve: un gradino più in su, l'impronta musicale di questi dischi è inconfondibile. Qui, grandi collaborazioni musicali (Fossati e soprattutto
Pagani).
Tutti morimmo, Non al denaro, le Nuvole: i concept album veri e propri, secondo me. L'ordine interno non è fondamentale, a parte la testa e la coda (La Collina, Le Nuvole; Recitativo/Corale ed il suonatore
Jones) e la ripartizione a metà degli album (l'invidia e la scienza in Non al Denaro; potenti e popolo nelle Nuvole).
Buona Novella, Storia di un impiegato: qui c'è ancora di più: non sono concept album, sono
story album, raccontano una storia; La Buona Novella parla di una storia che tutti già conoscono, privilegiandone episodi particolari; Storia di un impiegato, indubbiamente il più coeso, ci parla di una storia nuova, ed ogni
passaggio è obbligato alla fine della sua comprensione (a parte Verranno, una digressione logicamente non obbligata, anche se molto suggestiva. Una digressione che ci indica il legame che c'è fra lotta, amore e vita
quotidiana.
L'unica canzone del disco che compare nella discografia live di De André).
Quanto al fatto che il concept stritoli la canzone singola, ho notato che quelle che forse sono le cinque canzoni più famose
di De André, cioé Bocca di Rosa, Via del Campo, Marinella, la Guerra di Piero e la Città Vecchia, sono tutte inserite nel primo "livello", quello più libero! D'altronde sono anche le prime canzoni di Fabrizio,
sono raccolte, in fin dei conti. Quindi col tempo ha cercato una maggior coesione interna! Che dite?
Guido