La collina

(postato il 9/5/99 alle ore 5:09) autore: RED

Dormono sulla collina.....in silenzio tutti dormono sulla collina.....

C'e' Jones che continua a suonare, nelle nuvole, alla faccia dei suoi novant'anni, sempre col suo liquore spacca-fegato a portata di mano, incredulo sul destino dei soldi del droghiere, costretto ad inventarsi una fine migliore per quel denaro, che non sia l'acquisto del prezioso nettare. Dio, il denaro ed il cuore: inutili aggettivi del verbo vivere, vacui mediatori fra noi ed il sogno.

C'e' il matto, che sognava degli altri e dagli altri veniva deriso, incatenato alla sua realta' artificiosa, ma forse l'unico che si era avvicinato al vero, morto matto e salvato dalla pazzia. Forse la sua, forse la nostra, nemmeno la Treccani che aveva imparato a memoria poteva risolvere l'arcano.

Ed ecco il chimico, cuore solitario amico della scienza, incatenato alle sue fusioni ed estraneo da quell'incrocio di ossigeno e passione che e' l'amore, elemento inscindibile ed impossibile da analizzare.

E c'e' il blasfemo, ucciso da guardie bigotte impaurite dal dubbio, il dubbio dell'imbroglio di dio ai danni del primo uomo e di quella mela proibita ai suoi stessi figli. Per la paura di non essere piu' padrone invento' le stagioni per fermarlo.

E il medico, che da ingenuo ragazzino sognava di guarire i ciliegi, e da adulto si trova ad affrontare quella grande malattia che si chiama fame.

E l'otttico, venditore di speranze, venditore di sogni e di voli, di occhiali forse troppo perfetti e capaci di artifici per essere considerati merce di scarso valore....

C'e' anche il giudice nano, col cuore attaccato al buco del culo, odio strappato dal cuore con una condanna, fredda medicina di vendetta delle sue paure, delle sue angosce, della sua diversita'. Nano, mostro strano, odio come vendetta.

E il malato di cuore, malato d'amore e d'amore morto, ucciso dallo stesso organo che era per lui motivo di speranza, sconfitto dall'amore ma comunque grato all'amore di averlo fatto vivere.


E mi piace pensare che fra di loro ci sia Fabrizio, magari chino ad ascoltare i nostri deliri, sorridente come il sole sardo al tramonto, conscio di aver rappresentato tanto per alcune persone ma troppo schivo per credere di essere fondamentale, cuore solitario che si compiace di poche parole, lui, Fabrizio, l'unico amico fragile, il profeta di chi sa di poter sbagliare senza patemi e non si azzarda ad urlare la propria voce per sfamare il vento.

Ciao Fabrizio