Fantasie

VENGA IL TUO REGNO (Prima Puntata) autore: FRANCO SENIA
12-12-2012

Franco schiacciò il mozzicone della gitane sotto la scarpa, tirò su il
bavero del giaccone, a cercare di arginare il freddo montante della
sera, e si concesse una breve nuotata nel fiume dei ricordi.
Aveva ancora una manciata di minuti a disposizione, prima che
arrivassero gli altri. A sessant'anni suonati, non era riuscito a
perdere quella fottuta abitudine che lo portava ad arrivare sempre in
anticipo, agli appuntamenti.
Ripensò, con un sorriso, a quando, per ritrovarsi tutti insieme,
bisognava sciropparsi ore ed ore di treno o di automobile, e poi c'era
sempre qualcuno che, all'ultimo momento, non ce la faceva a venire.
Senza contare quelli troppo lontani, anzi quelle.
Curiosamente, erano tutte donne "le nostre agenti all'estero"!
Ed era stata una donna a risolvere il problema.
Lisa, a furia di smascherare "sOle", come le chiamava lei, si era
imbattuta in qualcosa che "sOla" non era.
Un strano vecchietto, prima di morire, le aveva consegnato un cd-rom.
Conteneva una mappa. Una mappa dettagliata e completa di tutte le
locazioni in cui si poteva "transpassare".
Era la fine della geografia! Bastava individuare il vicolo, la cabina
telefonica, il retro di un bar o qualsiasi altro punto (ce n'erano a
bizzeffe), pensare con la giusta intensità alla destinazione
e....zzzaaappp! eri arrivato.
Aveva sorriso, quel vecchietto, mentre porgeva il cd rom a Lisa.
Un rumore di passi lo distrasse dal ricordare. Girò la testa, giusto
in tempo per vedere Riccardo e Leon(Giorgio) che arrivavano a piedi,
discutendo animatamente. Quei due erano proprio inseparabili! Si
vociverafa che non perdessero occasione per "transpassare" insieme.
Ebbe inizio al meeting antiliberista svoltosi a Città del Capo, nel
2005.
Avevano cominciato da poco, ad usare i punti "zap" per transpassare.
Quella fu la prima manifestazione che vide la partecipazione ufficiale
di fabrizio@onelist.com.
Sara e Barbara avevano cucito lo striscione, sotto gli sguardi
divertiti di Lucia ed Angela, che continuavano a fare degli "strani
commenti femministi".
Insomma, per farla breve, Riccardo aveva afferrato un poliziotto
sudafricano per il collo, giusto un attimo prima che calasse il
manganello sulla schiena di Leon(Giorgio) che stava discutendo,
ignaro, con Mauro Perrotta.
Da allora, i due scorrazzano per il mondo e, grazie alla conoscenza
delle lingue di Riccardo, si bevono le cantine dei posti più strani di
questo globo.
Il rombo di un motore interruppe i saluti. Era Nico l'unico che
continuava ad ostinarsi a viaggiare in automobile. -"I punti zap sono
un gran cosa"- aveva detto - "ma io, alla mia nicomobile, non ci
rinuncio!".
"Allora, Nico, che novità ci sono?" - chiese Franco.
"Di preciso non lo so. Sembra che Livia abbia rinvenuto una vecchia
audiocassetta.
E' Andrea che sa tutto. Ma eccolo che arriva, insieme a Red."
Ci girammo tutti insieme a guardare: Red e Andrea, sbucarono dalla
nebbia, che ormai era calata copiosa ed avvolgeva noi e tutte le cose.
Accanto ad Andrea camminava il suo cane. "Cazzo" - pensò Franco -
"quel cane è ancora vivo! Vuoi vedere che Andrea ha risolto quel suo
problema dell'immortalità......sul cane! Sarebbe proprio da lui."
"Andiamo in un bar" -disse Andrea- "Manca solo Marco, ma, come sapete,
lui è "slow".
Ci raggiungerà al bar. L'ho avvertito io."
"E Livia?" - domandò Leon(Giorgio).
"Non può venire." - tagliò corto Red.
Poco dopo, seduti ad un tavolo del Bar "IRC e ICQ", tutti guardavano
Andrea e aspettavano, sorseggiando una birra.
"Ce l'abbiamo!" -esordì Andrea- "Livia è riuscita a trovarla. Si
tratta della registrazione delle ultime canzoni di Fabrizio. Tutte
inedite."
"Ma non è solo questo. C'è dell'altro." - continuò - "Sembra che
chiunque ascolti quel nastro, dico chiunque, si convinca. Si convince
della giustezza dei concetti espressi.
Non si capisce nè il come nè il perchè, ma è così.
Abbiamo in mano un'arma incredibile. Che cosa ne facciamo?"

--- Fine Prima Puntata ---

VENGA IL TUO REGNO (Seconda Puntata)
12-12-2012 da un'altra parte

Lilia (nome in codice: Cleopatra) sentì squillare il telefono e
interruppe il flusso dei pensieri. Rimise a posto, nell'archivio della
sua mente, gli appunti su cui stava lavorando.
"Maledetti quanti!" -imprecò ad alta voce.
Difficilmente avrebbe risolto il problema dei punti zap.
Il fatto era che quegli stronzi di fabrizio@onelist.com avevano la
mappa, e nessuna intenzione di condividerla. E lei non sarebbe mai
riuscita a ricostruirla nella sua interezza. Era impossibile!
La scissione del 2003, e la creazione di deandrè@onelist.com,
purtroppo era avvenuta poco prima che Lisa entrasse in possesso di
quel cd-rom!
"Tutte le fortune a loro!" -ringhiò Lilia, mentre si apprestava a
premere il pulsante per rispondere al telefono.
"Lilia? Sono Corrado." la informò la voce, a qualche centinaio di
chilometri di distanza.
Corrado aveva sorpreso tutti, con la sua defezione.
Aveva lasciato la mailing list, che aveva creato con tanto amore, nel
1988, e molti l'avevano seguito nella nuova avventura.
Era tornato trasformato, dal servizio civile. E la "grande crisi dei
nicknames" sulla lista, aveva dato il colpo di grazia.
"Quello che non doveva accadere, è successo" -sibilò Corrado,
nell'orecchio di Lilia.
"Sono entrati in possesso del nastro perduto" -continuò, con un tono
stanco che lasciava trasparire amarezza e contrarietà.
"Noooo." - gemette Lilia- "e come hanno fatto? E tu come lo hai
saputo?"
"Pinz. E' stato lui ad informarmi. L'ha saputo da Slow-silvia."
-rivelò Corrado.
Pinz, o meglio "il dottor pinz", era riuscito ad ingannare tutti!
Quando era avvenuta la scissione, aveva finto, disgustato, di non
voler fare parte di nessuno dei due schieramenti.
Aveva però mantenuto i contatti coi coniugi slow, carpendone la
fiducia.
Sapeva che prima o poi sarebbe tornato utile.
"Strana figura quel pinz! " - commentò Lilia, ripensando a qualcosa
che ricordava vagamente, circa una storia che il medico aveva avuto.
Per un attimo, riaffiorò il ricordo di una chiaccherata in irc, di
mille anni prima!
Scrollò il capo, per scacciare la sensazione che rischiava di
diventare piacevole.
"E' stata Livia." -continuò Corrado - "E' andata a genova,
accompagnata da Ernesto.
Lì si sono incontrati con slowmarco. Pinz non ha capito bene, o forse
è slowsilvia che non conosce tutti i particolari! Sembra che la chiave
fosse nel testo di quella canzone in occitano, MISAMOUR"
"Dobbiamo fermarli!" - fu la conclusione di Lilia - "prima che sia
troppo tardi."
- Già fermarli. E come? E soprattutto chi poteva essere in grado di
fermare quella banda di matti?
Tutti i tentativi fatti, in passato, per riuscire ad infiltrare
qualcuno, in quella congrega di sovversivi, erano miseramente falliti.
I candidati erano stati smascherati, subito oppure, peggio, erano
passati armi e bagagli al "nemico". Affascinati da quello strano clima
di complicità e di amicizia che abitava da quelle parti. Erano una
tribù! E ci si vive bene in una tribù. Maledizione.
Anche quel Gabriele Cantone e quell'altro, come si chiamava? quello
della guerra per bande. Livio. Si erano lasciati ammaliare da quei
"banditi".
E, invece, quella Cindy (ma che cindy e cindy, mariarosa si chiamava)
si era tradita subito, ancor prima di mettere le mani sul cd-rom.
Bruciata. Era stata bruciata. Nonostante Franco avesse una simpatia
per lei!
Quel satanasso aveva sgamato subito le sue vere intenzioni. -
Per un attimo Lilia ripensò agli inizi, ripensò a IRC. Un lampo!
- Come si chiamava? Come si chiamava quello lì? "Silenzi"?
No. Quello era solo il nick con cui aveva registrato il canale
#deandre' (con l'accento) su irc.filmaker.it. No. Il suo nome vero.
Aspetta.
Alex....Alessandro Longo, ecco. Chissà che fine ha fatto? dopo tutti
questi anni. Sparì subito prima della "grande crisi dei nicknames".
Preso nelle spire di un qualche gioco di ruolo online. Un fottuto
drogato Chissà se...................................... -

(fine seconda puntata)

VENGA IL TUO REGNO (terza puntata)
20-12-2012 ore 06.03 a.m.

Franco emerse dal sogno, lentamente. Il suono che gli si era insinuato, in sordina, cresceva, cresceva...finchè alla fine assunse i connotati della realtà di uno stronzo telefono che squillava.
Il tempo di buttare giù, col braccio, il portacenere e la lampada, e finalmente il telefono fu nella sua mano.
"Franco" - chiamò la voce da qualche altra parte, in un mondo sempre più piccolo.
"Andrea, cos'è successo?" - ascoltò la propria voce, che tradiva l'ansia, quasi come non fosse sua.
"Hanno rapito Margherita!" - disse l'amico, e lo fece come se gli stesse comunicando che gli avevano portato via l'automobile, lasciata in sosta vietata.
Almeno questa fu l'impressione che ne trasse Franco.
Poi si ricordò, fugacemente, che le automobili non esistevano più.
"Fra mezz'ora da Riccardo; l'avverto io." - decise Franco - " E tu avverti Marco, e porta Red."
Riattaccò senza attendere conferma.
Riccardo era l'unico che poteva essere in grado di avere i contatti giusti.
Certo, malavita! Ma chi altri, se non la malavita, poteva aiutarli a rintracciare il posto dove tenevano Margherita.
Emerse nel vicolo, giusto in tempo per vedere Marco che stava per entrare nel bar.
"Lui e le sue maledette guinness" - ridacchiò Franco fra sé.
"Ehi, aspettami" - gli urlò dietro.
Marco si girò, mostrando la sua solita faccia, solo che ora era incorniciata da una chioma e da una barba non più nera.
"Sembri un vecchio orso grigio" - buttò lì Franco.
"Ha parlato il puer aeternus" - fu la risposta, non troppo "slow".
Risero insieme e si abbracciarono.
"Cheta la tua crisi d'astinenza da guinness" - lo invitò Franco -
"Aspettiamo Andrea e Red. E poi vedrai che a casa di Riccardo,
qualcosa da bere ci sarà pure."
Marco fece uno sguardo di resa ed incrociò le braccia disponendosi ad attendere gli amici. L'attesa non fu affatto lunga.
Il sorriso di Andrea era amareggiato. Ed anche Red non è che fosse proprio raggiante.
Dopo essersi abbracciati, qualche istante in più del normale, nel vano tentativo di smorzare l'angoscia comune, Andrea parlò.
"Ho ricevuto una strana telefonata, subito dopo averti chiamato" -
esordì - "Era Paolo Micheli. Gli ho detto che andavamo da Riccardo."
"Mi ha detto che stavamo sbagliando porto" - continuò Andrea, contrariato - "Sai, com'è fatto lui, con quell'atteggiamento sufi!"
"Del cazzo!" - completò la frase, red.
"Già!" - riprese Andrea - "Ha detto che il porto era sbagliato. Che non era ovest, ma est. Che eravamo a qualche migliaio di chilometri
dalla pista giusta!"
La faccia di Marco assunse un'espressione strana. I suoi due neuroni sopravvissuti (come ripeteva sempre, da tredici anni) avevano preso a girare vorticosamente.
Gli occhi sembravano un tachimetro digitale.
"Ma certo!" - esclamò, di botto - "Mille chilometri ad est di livorno.
Chilometro più, chilometro meno. Magari scendendo un pò a sud."
"Chissà perchè" - e qui sorrise con espressione sorniona - " mi viene a mente Francesco Guccini?"
"Bologna?" - interloquì Franco - "No, no Bologna. Aspetta. Via Paolo Fabbri."
"Sì. E cosa c'è vicino a Via Paolo Fabbri? Una Trattoria, vero?" - argomentò Marco.
" E qualcuno, tanto tempo fa, portò in braccio il nostro Nicone da Via Paolo Fabbri fino alla trattoria "Da Vito" " - Pensò Franco ad alta voce.
"Ma certo. Il posto è Taranto e il nostro uomo è Silenzi." - mormorò Andrea, incredulo - "Ma era amico nostro! Come ha potuto?"
"Ed io che pensavo fosse morto per overdose di Ultima-on-line" - tentò di scherzare Red.
In quel momento il cellulare di Andrea prese a squillare.
Lo sguardo era di ghiaccio, mentre parlava al telefonino.
"Pronto"
....
"Sì, sì, va bene"
......
"E dove dovremmo portarglielo?"
.......

Quando smise di parlare, aveva come un ghigno sul viso.
"Andiamo da Riccardo, presto!" - le parole, pronunciate da Andrea, non
ammettevano replica.
"E' qui vicino." - disse Red.
"Speriamo che abbia qualche birra!" - disse Marco, senza scherzare
troppo.
"Ce l'ha, ce l'ha" - lo rassicurò Franco

(fine terza puntata)


VENGA IL TUO REGNO (quarta puntata)
21-12-2012 h. 02.17 p.m.

Lisa, Livia e Lucia.
"Le tre ELLE".
Così venivano chiamate scherzosamente, dal resto della tribù.
Tre Elle come in "Lallans"! - le canzonava Riccardo.
Dopo essersi quasi perse nel dedalo dei canali di Amsterdam,
finalmente, Lisa e Livia trovarono la casa di Lucia.
Si scambiarono il "triplo bacio", cui doveva adattarsi chiunque avesse
la fortuna di entrare nelle grazie della padrona di casa.
Ed ancora infagottate nei loro cappotti, si accomodarono sul divano,
in salotto.
Mentre il caldo dei caloriferi le pervadeva, invitandole a disfarsi di
sciarpe, guanti e soprabiti, Livia tirò fuori dalla tasca il nastro e
lo depose sul tavolino, con esagerata cautela, quasi si trattasse di
nitroglicerina.
"Sono solo canzonette" - scherzò Lucia, nel vedere l'amica deporre
il nastro davanti a loro.
"Si " - rispose Lisa - "Ma sono in grado di far saltare per aria
questo vecchio mondo più e meglio di qualsiasi bomba termonucleare!"
"Qualcuno di voi, ha ascoltato le canzoni che sono sul nastro?" -
chiese Lucia.
"Io sì." - sospirò Livia - "Avrei tanto voluto riuscire a fare la
formichina, ma non ne sono stata capace."
"Ho invitato anche Valeria, Silvano e Giampiero, per l'occasione" -
continuò - "Anzi, siamo andati tutti a casa di Giampiero. Ci voleva l'impianto migliore, per un'occasione del genere."
"E di cosa parlano, queste canzoni?" -domandò Lisa, sgranando gli
occhi.
"Ecco, questa è una bella domanda" - sottolineò Livia, sorridendo - "ma nessuno di noi è riuscito a capirlo. Ne abbiamo dato una copia a Walter Pi..., magari riesce a capirci qualcosa, facendolo girare al contrario.
Un'altra copia ce l'ha Riccardo. Magari si tratta di qualche lingua strana.
Del resto, mi ricordo, quella traduzione dall'occitano, anni fa, non è che l'abbia proprio sbarrocciata!"
Lucia ripensò, mestamente, ai tempi in cui su fabrizio@onelist ci si scannava per un nonnulla. Frasi dette a metà, insinuazioni a mezza bocca, idendità più o meno segrete. Tutto tornava utile per sfoggiare muscoli e far esplodere guerre e guerriglie che si propagavano di "mail in mail".
Innescando nuove risse. Senza fine.
Scacciò i pensieri, con un movimento della testa.
"Allora" - ricapitolò Lucia - "l'operazione partirà il prima possibile.
Andrea sta curando la parte, per così dire, informatica. Piazzerà le canzoni, digitalizzate, sui siti più frequentati. Di modo che chiunque si colleghi, ad esempio, ad altavista o a yahoo, ascolterà uno dei pezzi del nastro."
"Per quanto riguarda la radio, siamo a posto." - continuò - "Ci penserà Angela, dalla Germania. Ha un amico in grado di fare un ponte radio.
La trasmissione coinvolgerà le più grosse emittenti!"
"Rimane fuori la televisione." - fece notare Lisa - "ci sta lavorando
Walter.
Ha accennato qualcosa riguardo un satellite. Non ha voluto aggiungere
altro."
"Bene" - disse Livia - "possiamo farcela. Mancano ancora quattro
giorni a natale."
"Qualcosa da bere?" - finì di chiedere Lucia, e il telefono squillò.
Quando Lucia riattaccò, la sua faccia era terrea. Gli occhi, lucidi,
cominciavano a riempirsi di lacrime. Cercò di parlare, prima che i
singhiozzi le impedissero di farlo. Parlò, e disse quel che lei non
avrebbe mai voluto dire, quello che le altre non avrebbero mai voluto
sentire.
"Red.......Red è...... Red.........l'hanno ucciso.
Quei fottuti, maledetti stronzi l'hanno ammazzato!"
"Margherita è in salvo." - aggiunse, nel tentativo, inutile, di controbilanciare, in qualche modo, quella notizia enorme e terribile.
Red. Red non c'era più. Era stato cancellato. Il cuore "scuro" della lista.
Non esisteva più. Non avrebbero più sorriso, con affetto, a sentirsi rispondere "di merda", ogniqualvolta gli chiedevano "come stai?".
Red, l'amico prezioso. Red, vegetariano e comunista. Red che faceva l'operaio (l'operaio??? nel 2012???) e che non parlava mai dei suoi amori. Red.
L'avrebbero pagata questa!
Cazzo se l'avrebbero pagata!
(fine quarta puntata)

VENGA IL TUO REGNO (quinta puntata)
21-12-2012 h. 09.13 a.m.

Sbucarono in un vicolo del porto di Taranto.
Nico aveva in mano la pianta della città. Una "X" rossa identificava
la zona interessata. Il nome della strada ed il numero civico era
ben impresso nella mente di tutti loro.
Nemmeno volendo, avrebbero potuto dimenticarlo.
"Dev'essere qui vicino " - disse Nico.
Non sarebbero arrivati a nulla, senza Nico.
E non solo per il suo proverbiale senso dell'orientamento.
Roberto Magalotti non ce l'aveva fatta.
Quel rapimento gli era sembrata un'infamia.
Certo anche lui desiderava entrare in possesso di una copia di quel
dannato cd-rom. Ma non era una giustificazione sufficiente per il
rapimento di Margherita.
Il suo senso etico aveva avuto il sopravvento.
Dopo aver passato una notte intera a macerarsi, alla fine aveva fatto
quello che riteneva giusto: aveva preso il telefono e aveva chiamato
Nico.
Non avrebbe mai chiamato nessun altro che Nico.
E gli aveva raccontato tutto. Quello che sapevano e quello che non
sapevano.
L'idendità dell'architetto del piano e l'indirizzo dove Margherita era
sequestrata.
E anche l'ultima beffa: sul campanello, la targhetta del nome recitava
"SILENZI"!
Franco era rimasto leggermente staccato.
Cazzo, a sessant'anni non si corre più come a cinquanta!
Chiunque affermi il contrario mente, sapendo di mentire.
Riccardo, qualche passo più avanti, teneva a bada gli anni con la
statura.
Però stava bestemmiando. In una di quelle strane lingue che conosceva
solo lui.
Bestemmiava e allungava il passo.
Non si capiva una sega di quello che diceva.
Non si capiva a quale dio insultasse, nè quali irriferibili attributi
gli porgesse, a quel dio sconosciuto. Ma le parole avevano una loro
affascinante musicalità.
Doveva essere qualche idioma dell'est, ormai morto.
E certo che era una lingua morta. Quel dio doveva essersi incazzato ed
aveva, senza dubbio, fulminato tutti coloro che la parlavano.
"Sic transit gloria mundi" mormorò Franco.
E non perchè si fosse convertito, da vecchio, ma perchè aveva preso
l'abitudine di commentare i propri pensieri a bassa voce.
Andrea e Red, più avanti, avevano quasi raggiunto l'isolato in
questione, Nico subito dietro a loro.
Red, ormai avanti a tutti, arrivò alla porta, lesse il nome sul
campanello e, con una smorfia dipinta sul viso, si apprestò a pigiare
il pulsante.
L'esplosione squassò il silenzio del vicolo. Luce e rumore.
Dita invisibili afferrarono il corpo magro di Red e lo scagliarono
lontano, quasi addosso a Nico.
Andrea, le orecchie sanguinanti, si era accasciato sulle ginocchia.
Nico si chinò su Red, con un'espressione muta. Gli accarezzò la fronte
e lo sollevò, senza sforzo apparente.
Con un'ombra negli occhi, il corpo inerte di Red fra le braccia, si
girò verso Riccardo che sopraggiungeva urlando, in livornese stavolta.
Riccardo prese in consegna quello che rimaneva dell'amico.
E avanzò verso la porta, le guancie asciutte, per timore di non
riuscire a piangere la perdita con la dovuta solennità.
Con un sol passo, varcò l'uscio squarciato dall'esplosione e, mentre
Franco e Andrea liberavano Margherita, si diresse verso Alessandro
Longo che li osservava sgomento, incapace di muovere un solo dito.
Con urlo terrificante, arrovesciò il muto fardello sulle braccia del
nemico e, prima che gli altri, attoniti, potessero intervenire, in
qualche modo, strinse le mani intorno al collo muscoloso di
Alessandro.
E strinse, strinse, e continuò a stringere, per un tempo
interminabile, finchè non sentì la vita strisciare via, finchè non
vide gli occhi sbarrarsi, finchè non sentì i vasi sanguigni smettere
di pulsare.
Solo allora sì lascio cadere a terra, e cominciò a piangere.

(fine quinta puntata)


VENGA IL TUO REGNO (sesta e ultima puntata)
25 dicembre 2012, un'ora come un'altra.

Giorgio riempì il bicchiere di Franco e, subito dopo, il proprio.
Sul lettore di cd girava il disco de "La Rosa Tatuata".
Niente male! considerato che aveva dodici anni.
Anche il whisky di giorgio non era affatto male.
Probabilmente aveva la stessa età del disco, forse anche più vecchio.
Riempiva la bocca col suo sapore, e ti portava lontano.
Lontano, dove i due vecchi amici, ora seduti a un tavolo,
l'uno di fronte all'altro, avrebbero voluto andare.
E non si poteva più!
La mappa, quella che il vecchio aveva consegnato a Lisa,
prima di avviarsi per la sua propria strada; la mappa era inservibile.
I punti snap si erano spenti. Uno dopo l'altro.
Aveva cominciato il primo, a spegnersi.
Quello dislocato in Via de' Pepi, a Firenze, nel quartiere di Santa
Croce.
Sembrava che lo avesse usato Leonardo da Vinci in persona.
Si era spento, puff, di botto. E poi a seguire, quasi tutti insieme,
separati solo da una breve frazione di secondo, erano venuti meno gli
altri punti snap: da Camberra a Lima, da Seattle a Port au Prince,
tutti proprio tutti.
Forse qualcuno era rimasto, chissà; ma, dovunque esso fosse, era
oramai irraggiungibile.
Erano andati via. Era stato come levare una lampadina a quelle vecchie
decorazioni luminose di natale (tanto per restare in tema colla
giornata).
Tolta una lampadina, si spegnevano tutte quell'altre.
E l'albero di natale tornava nell'oscurità da cui proveniva.
Un ombra fra le ombre.
Si guardarono in faccia, i due amici. E scappò loro da ridere.
Ripensarono al nastro. Il nastro che doveva risolvere tutti i
problemi.
Un nastro come sostituto della rivoluzione!?!
Non poteva essere possibile. E, infatti, non lo era stato.
Solo una chimera. Un'illusione durata pochi giorni.
Si era autocancellato quel nastro! Giusto ventiquattr'ore prima che
dessero inizio all'operazione.
"Sarà stato uno scherzo di Fabrizio" - disse Giorgio - "Chi l'ha
conosciuto, asserisce che il senso dell'umorismo non gli facesse
difetto".
"Già, doveva proprio essere un gran figlio di buona donna" - rincarò
la dose, Franco - "E noi che ci avevamo già fatto la bocca!"
"Dovremo accettare i fatti" - aggiunse Giorgio - "In fondo, almeno io
e te, siamo rimasti uomini del ventesimo secolo. Vedrai che faremo
presto a riabituarci, anche a tornare a viaggiare coi vecchi mezzi."
Alzarono i bicchieri e li fecero tintinnare uno contro l'altro.
Quel "latte di misericordia" scese loro giù per la gola e fece il suo
dovere.
Rimetteva in pari, più o meno, lo squilibrio che i ricordi tristi
avevano creato nella bilancia della memoria.
Aiutava, per quanto possibile, ad accettare le perdite.
"Insomma, per ricominciare a vedersi e a chiaccherare, ci toccherà
rispolverare le "piole", chi l'avrebbe mai detto?" - scherzò Franco.
"E se non sbaglio, ce n'è una proprio fra poco." - precisò Giorgio.
"Sarà bene avviarsi. Sarebbe un peccato farli aspettare. Vero?" -
aggiunse.
"D'accordo. Allora andiamo. Non mi sento per niente stanco." concluse
Franco, vuotando il bicchiere.

-------- F I N E ---------------------