Geordie

inviato il 26.06.2000 autore: RICCARDO VENTURI

titolo originale: LA STORIA DI GEORDIE

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La storia di "Geordie" ha originariamente un lieto fine: la giovane moglie che si reca a corte ad implorare per la vita del suo sposo riesce nel suo intento. Geordie sembra avere anche un fondamento storico:
potrebbe infatti trattarsi della vicenda di George Gordon (da qui, forse, il nome Geordie), quarto o sesto conte di Huntly, che, ribellatosi contro il Re di Scozia Giacomo VI nel 1589, fu imprigionato e condannato a morte come traditore, ma in seguito liberato per intercessione della sua famiglia.

Dalla ballata appare che i Gordon erano pronti a liberare il loro congiunto con la forza, ma è più probabile che Giacomo VI avesse voluto evitare, con il suo gesto di
clemenza, l'inimicizia di una potentissima famiglia che era stata storicamente sempre dalla parte della Corona di Sant'Andrea.

Certo è che Geordie doveva godere di grande popolarità, se la somma (veramente enorme) imposta alla moglie per il suo rilascio fu raccolta senz'alcuna difficoltà. Il nostro testo fa parte di quelli forniti da Robert Burns per lo Scottish Musical Museum di James Johnson (1787-1803); è verosimile che, come nel caso di Tam Lin, il grande poeta scozzese vi abbia messo le mani.


La ballata di Geordie ha avuto grande diffusione nell'intera Gran Bretagna e ha dato luogo a numerosissime varianti. Quelle inglesi, però, pur mantenendo un'affinità di fondo con la vicenda originale (il "nucleo" fisso rimane sempre la giovane sposa -o, spesso, fidanzata, pur con l'incongruenza che essa ha già dei figli dal protagonista- che si reca a corte per cercare di salvare l'amato), fanno di Geordie un bracconiere ed eliminano l'happy end.  È il caso della nostra versione 209k (una delle "Pills to Purge Melancholy" di Thomas D'Urfey, 1719-1720).
 Come abbiamo visto più volte (v. ad es. Robyn and Gandeleyn), nell'Inghilterra medievale il bracconaggio era punito in modo veramente draconiano. In particolare, la caccia di frodo nelle tenute e nelle riserve reali era punita in modo ancor più severo, spesso con la pubblica impiccagione; ed a queste severissime leggi non sfuggivano neanche i nobili. Così il giovane Geordie della nostra versione, al quale viene riservato il non gradito privilegio di essere impiccato con una corda d'oro per le sue origini aristocratiche (si tratta qui evidentemente di un figlio cadetto privo di ogni diritto ereditario, visto che era stato affidato ad una dama estranea alla famiglia).

Questa "debased form" di Geordie è una delle ballate tradizionali più note, forse seconda solo a "Barbara Allen"; il lamento della moglie, che tenta disperatamente ed inutilmente di convincere il giudice a risparmiare la vita di Geordie, è al tempo stesso un elemento ricchissimo di pathos e un atto di accusa verso leggi inique ed assurde.
La ballata ha circolato per moltissimo tempo in broadsides cittadine e, nella sua brevità, è un perfetto "concentrato" di romanticismo, rabbia e malinconia, con la ragion di Stato e gli assurdi privilegi sulla caccia che calpestano ogni più elementare sentimento d'umanità. La ballata, come detto, è una delle più note: il nostro testo è stato inciso da Joan Baez (nell'album Joan Baez in Concert, 1967; stranamente la ballata non è inserita nel Ballad Book del 1971), ma fino dal 1964 ne esiste una celebre versione italiana di Fabrizio De André (per quanto ne sappiamo l'unica cantata in una qualsiasi altra lingua del mondo).

La versione di De Andrè si allontana in alcuni punti dal testo originale, e due strofe appaiono composte di sana pianta; ma, a parte il suo intrinseco valore, l'abbiamo voluta in questo unico caso inserire accanto alla traduzione del testo inglese anche in omaggio al grande poeta in musica recentemente scomparso, che dell'antica ballata inglese ha fatto un suo cavallo di battaglia (l'ha eseguita anche nel suo ultimo concerto del 1998, assieme a sua figlia).

 
GEORDIE

There was a battle in the north,

And nobles there was many,
And they hae kill'd Sir Charlie Hay,
And they laid the wyte on Geordie.
O he has written a lang letter,

He sent it to his lady;
Ye maun cum up to Enbrugh town
To see what words o' Geordie.
When first she look'd the letter on,

She was baith red and rosy;
But she had na read a word but twa,
Till she wallow't like a lily.
Gar get to me my gude grey steed,

My menzie a' gae wi' me;
For I shall neither eat nor drink,
Till Enbrugh town shall see me.
And she has mountit her gude grey steed,

Her menzie a' gaed wi' her;
And she did neither eat nor drink
Till Enbrugh town did see her.
And first appear'd the fatal block,

And syne the aix to head him;
And Geordie cumin down the stair,
And bands o' airn upon him.
But tho' he was chain'd in fetters strang,

O' airn and steel sae heavy,
There was na ane in a' the court,
Sae bra' a man as Geordie.
O she's down on her bended knee,

I wat she's pale and weary,
O pardon, pardon, noble king,
And gie me back my Dearie!
I hae born seven sons to my Geordie dear,

The seventh ne'er saw his daddie:
O pardon, pardon, noble king,
Pity a waefu' lady!
Gar bid the headin-man mak haste!

Our king reply'd fu' lordly:
O noble king, tak a' that's mine,
But gie me back my Geordie.
The Gordons cam and the Gordons ran,

And they were stark and steady;
And ay the word amang them a'
Was, Gordons keep you ready.
An aged lord at the king's right hand

Says, Noble king, but hear me;
Gar her tell down five thousand pound
And gie her back her Dearie.
Some gae her marks, some gae her crowns,

Some gae her dollars many;
And she's tell'd down five thousand pound,
And she's gotten again her Dearie.
She blinkit blythe in her Geordie's face,

Says, dear I've bought thee, Geordie:
But there sud been bluidy bouks on the green,
Or I had tint my laddie.
He claspit her by the middle sma',

And he kist her lips sae rosy:
The fairest flower o' woman-kind
Is my sweet, bonie Lady!
 
GEORDIE

Ci fu una battaglia nel nord,

Di nobili ce n'eran molti;
Sir Charlie Hay fu ucciso
E la colpa ricadde su Geordie.
Scrisse una lunga lettera

E la mandò a sua moglie:
"Dovete venire a Edimburgo
Per accertarvi di quel che dice Geordie."
Quando vide quella lettera

Arrossì tutta quanta;
Ma non lesse che due o tre parole
Che impallidì come un giglio.
"Datemi il mio bel cavallo grigio,

Tutti i miei uomini vengan con me;
Non voglio né mangiare né bere
Finché Edimburgo non mi vedrà."
Montò sul suo bel cavallo grigio

E tutti i suoi uomini andaron con lei;
E non mangiò, né bevve
Finché Edimburgo non la vide.
Vide per primo il ceppo fatale

E poi la scure per decapitarlo;
Poi vide Geordie scender la scala
Tutto preso in ceppi di ferro.
Ma anche se era tutto incatenato

Con ceppi robusti d'acciaio e di ferro,
Non c'era nessuno in tutta la corte
Che fosse splendido quanto Geordie.
Lei allora si gettò in ginocchio,

Son certo ch'era pallida e triste:
"Perdono, perdono, nobile Re,
Ridatemi il mio amore!
"Sette figlio ho dato al mio amato Geordie,

Il settimo non ha mai visto suo padre:
Perdono, perdono, nobile Re,
Abbiate pietà d'una povera donna!"
"Dite al boia di sbrigarsi!"

Fu la sdegnosa risposta del Re;
"Nobile Re, prendete tutto quel che ho,

Ma ridatemi il mio Geordie."
I Gordon andavano e venivano,

Ed eran proprio forti e sicuri;
E fra di loro continuavano a dirsi,
"Gordon, tenetevi pronti."
Un anziano lord alla destra del Re

Dice, "Ascoltatemi, nobile Re;
Fatele raccoglier cinquemila sterline
E ridatele il suo amore."
Chi le diede marchi, chi le diede corone,

E chi le diede parecchi talleri;
E lei ha raccolto cinquemila sterline
E ha riavuto indietro il suo amore.
Diede un'occhiata allegra a Geordie,

Disse, "Caro, io t'ho riscattato;
Ma prima di perdere il mio amore
Sul prato ci sarebbero state carcasse insanguinate."
Lui la prese per la vita snella,

E la baciò sulle labbra rosee:
"Il più bel fiore di tutte le donne
È la mia dolce e bellissima sposa!"
 
GEORDIE
Version B

As I walk'd o'er London Bridge

One misty morning early
I overheard a fair pretty maid,
Was lamenting for her Geordie.
"O, my Geordie will be hang'd in a golden chain,

'tis not the chain of many,
He was born from King's royal breed
And lost to a virtuous lady.
"Go bridle me my milk-white steed,

Go bridle me my pony,
I will ride to London's Court
To plead for the life of Geordie.
"O Geordie never stole nor cow, nor calf,

He never hurted any,
Stole sixteen of the King's royal deer
And he sold them in Bohenny.
"Two pretty babes have I born,

The third lies in my body,
I'd freely part to them ev'ry one
If you'd spare the life of Geordie."
The judge look'd over his left shoulder,

He said, "Fair maid, I'm sorry,
So, fair maid, you must be gone,
For I cannot pardon Geordie."
O my Geordie will be hang'd in a golden chain,

'tis not the chain of many,
Stole sixteen of the King's royal deer
And he sold them in Bohenny.
 
GEORDIE
Versione B

Mentre attraversavo il Ponte di Londra
Una nebbiosa mattina, presto
Sentii per caso una bella fanciulla
Che si lamentava per il suo Geordie.
"Impiccheranno Geordie con una corda d'oro'
Non è una catena per molti;
È nato da stirpe reale
E fu affidato a una dama virtuosa.
"Mettete le redini al mio bianco cavallo,
Mettete le redini al mio pony;
Cavalcherò fino alla Corte di Londra
A implorare per la vita di Geordie.
"Geordie mai rubò una mucca o un agnello,
Non ha mai fatto del male a nessuno;
Ha rubato sedici cervi del Re
E li ha venduti a Bohenny. "
"Ho partorito due bei bambini,
Il terzo lo porto in grembo;
Darei volentieri tutti e tre
Se salvaste la vita di Geordie."
Il giudice si guardò la spalla sinistra,
Disse, "Mi dispiace, bella fanciulla;
Bella fanciulla, te ne devi andare
Perché non posso perdonare Geordie."
Impiccheranno Geordie con una corda d'oro
Non è una catena per molti;
Ha rubato sedici cervi del Re
E li ha venduti a Bohenny."



Geordie
From :    Franco Senia <franco.senia@tin.it> 
Subject : [fabrizio] geordie in sicilia 
Date : Sat, 15 Dec 2001 15:56:03 +0100 

che cazzo di freddo che fa, in queste notti. Là fuori!
Nonostante qualche bello spirito abbia il coraggio di postare una mail  delirante, piena zeppa di asterischi, per esternarci la sua felicità di  bambino! Giustizia ha voluto che l'improvvida risposta di livia abbia  risvegliato il di lei outlook dal lungo letargo, gratificando una mailing  list, esausta a causa della rissa così magistralmente descritta da  riccardo, di un bel virus, sganciato sulla testa di belli e brutti, buoni e  cattivi.
A niente è valso il proditorio attacco di "animasalva", che ha minacciato i  prodi lettori di un commento della serata-tributo a Faber di via Madonna dei monti a Roma. Caro mio, certe operazioni vanno condotte di  sorpresa, e senza preavviso alcuno! Ormai gli ombrelli protettivi sono  stati aperti, e il tuo commento non ci fa paura! :-)))

Ma veniamo al soggetto della mail, che posterò anche in altri  ambiti(ovviamente, depurata del parti strettamente attinenti solo a questa  ml): sul canale irc, ieri sera, è arrivato un certo maurizio da roma  (nickname "geordie"). Il discorso è andato a finire sulla canzone popolare.
Così è successo che mi tornasse in mente il fatto che una nota canzone  siciliana, "vitti 'na crozza", viene di solito tradotta in modo errato. E ritengo, fra l'altro, che la "vera" traduzione della stessa abbia qualche  attinenza con la storia che viene narrata nella ballata "geordie".
Cominciamo dal "cannuni". Il cannone, la grande canna. Così si chiamavano  quasi dovunque, in sicilia, sia le torri dei castelli che quelle di  guardia: solo che, distrutti castelli a torri, in certi paesi, la parola è  rimasta ad evocare una mitica arma da fuoco puntata a minaccia, sull'altura  dove invece era il castello.
Al cannone-torre si riferisce il verso "vitti 'na crozza supra lu cannuni",  che, a chi non sa, fa piuttosto pensare ad un cannone (arma da fuoco)  decorato del piratesco emblema di un teschio. E invece si tratta del  teschio di un giustiziato. Nelle giustizie feudali - anche in sicilia - si  usava attaccare la testa dell'uomo, su cui era stata eseguita sentenza di  morte, alla torre del castello; e, se si trattava di un qualche brigante  che aveva terrorizzato anche le terre vicine, i "quarti" (di uomo, non di  bue) alle porte del paese.
Visto che siamo a spendere...spendiamo anche due parole su "crozza". Di  "crozza" esiste anche una personalizzazione, in sicilia. Prende il nome di  "Viciu Crozza", traducibile in "Vincenzo Teschio". Ed è il nome e il  cognome della "morte". Non la morte che viene per prendere, bensì quella  che appare per ammonire.
"Cu nun diuna lu venniri di marzu
ci agghiorna viciu crozza a lu capizzi"
(chi non digiuna nei venerdì di marzo/ si troverà al mattino con la morte  al capezzale).
In quanto a viciu crozza, è probabile che abbia origine da qualche immagine  di san vincenzo con accanto un teschio.
Finisco, aggiungendo solo che il distico ammonitore si usava recitarlo in  special modo ai bambini. Come "imago mortis"!

salud
--Franco Senia--

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" Ci fu una generazione che volle rispondere a tutto.
Allora gli chiesero e dovette rispondere di tutto."

- Erri De Luca, Aceto, Arcobaleno -