autore: ECIO SCANOS 11/5/1999
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La Domenica delle salme parla della grande normalizzazione :quel
processo intervenuto alla caduta del muro di berlino e che ha portato alla vittoria del pensiero unico capitalista all'americana.
Fabrizio immagina un panorama triste e apocalittico che vede prendere il potere un quarto
reich e morire ogni forma di resistenza e dissenso nei gazzettieri di regime nei cantanti disimpegnati .
Solo lui ed il suo cugino Deandrade si oppongono a quella pace terrificante ma solo perche hanno un cannone nel
cortile!!
Comunque questo scenario è temperato dal messaggio positivo finale che vede rinascere la lotta sotto forma di cicalio fastidioso che si estende per tutta la nostra
penisola!!
Profetico?
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autore: RED -
11/5/1999
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> Risparmio tutti i commenti (positivi) sulla nascita del newsgroup e quelli
> (sigh) sulla morte di De Andrè.
Approfitto per chiedere se qualcuno ha
> un'idea sul significato della canzone "La domenica delle salme", Album "le
> Nuvole". Personalmente è una di quelle che mi piace di più, ma ho
rinunciato
> a capirci qualcosa.
Per quanto possa valere la mia interpretazione, provo a dartela.
Credo che La Domenica delle salme sia una sorta di critica
satirico-amara della societa' italiana ed
europea di quegli anni (il
brano e' del 1990). Il pretesto e' dato dal giorno della caduta del
Muro di Berlino. Innanzitutto Fabrizio, alla luce della caduta del
muro, simbolo del comunismo, che rappresentava
il sogno di
tante persone, vede la vittoria della societa' borghese occidentale
neo-fascista, che riesce a convincere i poveri che e' vita migliore
lavare le auto dei ricchi occidentali (i polacchi rifacevano
il trucco
alle troie di regime, ricordate quanti lavavetri quell'anno?)
piuttosto che vivere in condizione di uguaglianza. E quelli che adesso
si credono liberi sono invece i futuri schiavi dell'Ovest
(ridotti
come gli schiavi della piramide di Cheope, costruita nell'antico
Egitto), infatti il testo accomuna schiavo e comunista, cioe' abitante
dell'Est.
E in quel periodo sembrava che questa
caduta potesse, chissa' come,
risolvere tutti i problemi di poverta' dell'Europa, e tutti si
lasciavano trasportare dall'ottimismo (il gas esilarante presidiava le
strade e si porto' via tutti i
pensieri). Bellissima, a mio avviso, la
strofa "Le regine del TUA CULPA affollavano i parrucchieri", ironica
battuta su quella categoria di piccolo borghesi che si ritiene sempre
e comunque onesta e non
coinvolta in nessun problema..
Poi viene citato Curcio, punito dallo Stato come esempio per tutti i
rivoltosi di sinistra ora sconfitti dall'evidenza, reo di aver cercato
di ribaltare un sistema politico che
ora, con le mani sui coglioni,
cioe' sperando in una buona sorte dal cielo, spera che non si ammazzi
nessuno ("voglio vivere in una citta' dove all'ora dell'aperitivo non
ci siano spargimenti di
sangue e di detersivo").
E d'altronde, dice De Andre', attualmente sei libero solo se sei
armato (lui e suo cugino De Andrade, che se non sbaglio e' un poeta
anarchico spagnolo, ma non ne sono sicuro).
Poi nel brano ritorna
ancora quella massa di persone che, dietro il "feretro del defunto
ideale" (il comunismo) si ritrova a godere di una gioia che, invece,
non sara' corrisposta dai fatti.
Poi
l'accusa ai cantautori, i suoi colleghi, diversa pero'
dall'Avvelenata di Guccini che conteneva riferimenti personali,
incolpati di avere fatto i buffoni e i leccaculo invece di sfruttare
la loro posizione
di nuovi messia per dire un bel "Vaffanculo" a
questa merda di societa'.
Insomma, alla fine il richiamo alla caduta del muro e a quella "pace
terrificante" su cui ognuno potra' pensarla
come vuole, ma che ci ha
portato oggi ad avere interventi di pace fatti radendo al suolo gli
ospedali civili.
Forse Fabrizio, morendo, si e' risparmiato quest'ulteriore schiaffo
alla
ragione.
"Mentre il cuore d'Italia
da Palermo ad Aosta
si gonfiava in un coro
di VIBRANTE
PROTESTA"
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autore: FRANCO SENIA -
23/8/1999
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>Mi sono spesso interrogato sui fattori scatenanti il testo dellla "Domenica delle salme".
>Trovo questo
brano uno dei più enigmatici della enorme produzione letteraria
>di F. De Andrè.
>Secondo voi ci sono relazioni con la scissione del PCI?
>E quelle voci pronte al "vaffanculo" sono forse quelle dei
cantautori?
>Mi aspetto un bel thread!
Premesso che, sul NG, è già stata postata una bella interpretazione di
red, l'11 maggio, provo a dare un piccolo contributo.
Più che alla scissione del pci, a
mio avviso, si fa riferimento al
cosiddetto 'pensiero unico'.
Il crollo del muro di berlino sancisce la fine dei blocchi, con tutto
quel che ne consegue.
Soprattutto il trionfo assoluto
dell'ideologia:
"Il capitalismo non è il miglior sistema possibile, bensì l'unico!"
I primi a farne le spese sono i vecchi, un peso di cui la società deve
in qualche modo
liberarsi.
"la domenica delle salme si sentiva cantare
- quant'è bella giovinezza non vogliamo più invecchiare"
I polacchi vengono lasciati vivere ancora per qualche tempo,
giusto per dare una
lavatina ai nostri parabrezza.
Il muro di berlino viene abbattuto.
Dalle sue pietre verrà costruito il quarto reich, la grande germania
("la piramide di cheope").
Il nuovo ordine viene
imposto, senza violenza, col consenso quasi
totale, in un clima di euforia.
L'amputazione della gamba di Renato Curcio sancisce la pacificazione
fra lo stato e l'ultima generazione di rivoluzionari.
Un
piccolo tributo da pagare. :)
I pochi dissidenti si ritirano nelle catacombe e accendono la
televisione. Per mezz'ora si dispongono ad ascoltare "i cantautori".
Peccato.
Avrebbero potuto
essere loro, i cantautori, le voci potenti in grado
di criticare, di mandare 'affanculo chi andava mandato.
Ne avevano le parole, non l'hanno usate.
Seppellito il cadavere di utopia, e con esso ogni
conflittualità ed,
anche, ogni tensione ideale, rimane solo..............................
una pace terrificante.
L'ultimo verso, forse, è riferito al pci:
"mentre il cuore d'Italia
da Palermo
ad Aosta
si gonfiava in un coro
di vibrante protesta."
Potrebbe, dico potrebbe, essere una critica di quelle prese di
posizione, dove, a fronte di tragedie incommensurabili, si esprime
tutt'al più,
appunto, "una vibrante protesta".
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autore: CYBERSIX -
24/8/1999
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La domenica delle salme è un fedele e preciso ritratto dell'italia di
cacca degli anni fine 80- inizio 90.
Quando
l'ho ascoltata per la prima volta, ho capito che con gli anni
de andrè perdeva in ingenuità e acqusitava in amarezza.
Un
capolavoro.
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autore: LUIGI CAPUTO -
24/8/99
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Ciao,
ritengo "La domenica delle salme" un doloroso, ma purtroppo vero,
ritratto della societa' Italiana
alla fine degli anni '80.
Tra l'altro, vi e' una chicca di incredibile importanza:
all'inizio il testo parla di un certo "poeta della Baggina", scappato
dalla casa di riposo "Pio Albergo
Trivulzio", il cui presidente era
Mario Chiesa, l'uomo dal cui arresto sarebbe poi iniziata, nel 1992,
l'inchiesta Tangentopoli.
Ed e' emblematico notare appunto che la canzone parte e si
sviluppa
nella descrizione cristallina di tre luoghi:
- Milano
- Trento
- l'Est e la Germania
- Milano simboleggia la corruzione (non a caso, Tangentopoli prendera'
il largo proprio da li',
patria di Craxi e del PSI);
- Trento e' il luogo-simbolo del terrorismo anni '70. Le Brigate Rosse
nacquero all'universita' di Trento, e se non erro Renato Curcio fu
arrestato proprio li'
-
la caduta del muro di Berlino e la fine del comunismo portano alla
cosiddetta "pace ideale", al libero commercio ("i trafficanti di
saponette mettevano pancia verso est"), al dilagare dei
traffici
illeciti e della mafia in Russia e nei paesi dell'Est.
Addirittura, nel verso "I Polacchi non morirono subito
e inginocchiati agli ultimi semafori rifacevano il trucco alle troie
di regime lanciate
verso il mare"
io vedrei anche un duro attacco al Papa, che da polacco si sarebbe,
secondo De Andre' e Pagani, "inginocchiato" e macchiato di
"consociativismo" nei confronti del
capitalismo.
Su questo pero' non sono convinto piu' di tanto: non sarei comunque
d'accordo con De Andre' e Pagani.
Ad ogni modo, la scimmia del quarto Reich e' la minaccia, mai sopita,
del
dilagare del neonazismo.
Sarei contento se il dibattito sul "De Andre' politico" proseguisse...
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autore: EMANUELE
TRUSSONI - 24/8/1999
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> - Trento e' il luogo-simbolo del terrorismo anni '70. Le Brigate Rosse
> nacquero
all'universita' di Trento, e se non erro Renato Curcio fu arrestato
> proprio li'
Purtroppo sbagli: fu arrestato a Pinerolo, in provincia di Torino!
Belle comunque tutte le altre
considerazioni!
Sono un ragazzo di vent'anni e mi piace tantissimo il grande Fab.
Purtroppo non sempre riesco a capire il messaggio del poeta,
soprattutto perché non ero neppure nato quando lui ha scritto
molte
delle sue canzoni :-(((
Per fortuna che ho trovato questo NG!
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autore: LISA -
2/9/1999
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> - Milano simboleggia la corruzione
Non solo: rappresenta anche il mito dell'efficientismo, degli
affari,
del lavoro produttivo: la Milano di "gente che produce", "che lavora",
"che va sempre di corsa", citta' di fabbriche, di Borsa e di
aperitivi,
Milano da bere, come diceva
una pubblicita' di qualche tempo fa, ora
ridotta a una fluttuante "bottiglia di orzata"...
> (non a caso,
> Tangentopoli prendera' il
> largo proprio da li', patria di Craxi
e del PSI);
> - Trento e' il luogo-simbolo del terrorismo anni '70. Le Brigate Rosse
> nacquero all'universita' di Trento,
Entrambe le cose sono state ri-citate poi dai
GANG:
"...un tempo fu a Milano, dove si va a lavorare,
e c'erano tante bande quante banche da rapinare,
e forse fu per gioco che con Pietro Cavallero
fece la comparsa in un film in bianco e nero:
gli
diedero fucili, e pistole di terza mano,
e un passaporto falso per fuggire via lontano.
...un tempo per paura, o forse per coraggio,
si fece catturare alla catena di montaggio.
quel tempo, se lo ricordi, lo
stato aveva mal di cuore,
cosi' a Renato Curcio chiese in prestito nuove parole:
con quelle parti' all'assalto di nuovi mulini a vento,
incontro' anche un sorriso lungo la strada che porta a
Trento..."
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autore: TOMMASO LA SELVA -
8/9/1999
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> "I Polacchi non morirono subito
> e inginocchiati agli ultimi semafori
> rifacevano il trucco alle troie
di regime
> lanciate verso il mare"
>
> io vedrei anche un duro attacco al Papa, che da polacco si sarebbe, secondo
> De Andre' e Pagani, "inginocchiato" e macchiato di
"consociativismo" nei
> confronti del capitalismo.
Non ti sembra un'interpretazione un po' cervellotica? L'attacco al
Papa mi pare tirato per i capelli...
Credo che De André si riferisca
alla triste condizione di un po' tutti
gli extracomunitari (i polacchi poi, sono i lavavetri per
antonomasia), costretti a fare lavori umilissimi per quattro soldi...
Le troie di regime dell'epoca saranno state
le Fiat Uno (oggi
sarebbero le Punto:-))
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autore: ERNESTO MANGIAROTTI -i
8/9/1999
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>Ciao,
>ritengo "La domenica delle salme" un doloroso, ma purtroppo vero, ritratto
>della societa'
Italiana alla fine degli anni '80.
>Tra l'altro, vi e' una chicca di incredibile importanza:
>all'inizio il testo parla di un certo "poeta della Baggina"
il poeta della Baggina è
riferito ad un fatto accaduto a Milano, era
un barbone a cui alcuni teppisti hanno dato fuoco. Questo l'ha
spiegato direttamente Fabrizio in un'intervista dell'epoca in cui è
uscito le nuvole.
>Su
questo pero' non sono convinto piu' di tanto: non sarei comunque
>d'accordo con De Andre' e Pagani.
che c'entra Pagani? i testi li ha scritti solo De
Andrè.
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autore: LUPO GRIGIO - 8/11/2000
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>Se
n'è discusso qui praticamente dal primo giorno del NG (14 maggio 1999).
Lo stesso vale per "la cattiva strada". Saluti.
Secondo te per quale ragione è così "gettonata"l'esegesi di
quel
testo?
Ve ne sono di altrettanto,se non di più,criptici e controversi.
A mio avviso perchè esso segna il giudizio su un momento storico
.
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autore: RICCARDO VENTURI -
8/11/2000
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>Secondo te per quale ragione è così "gettonata"l'esegesi di quel testo?
>Ve ne sono di altrettanto,se
non di più,criptici e controversi.
>A mio avviso perchè esso segna il giudizio su un momento storico .
Sì, hai ragione (e così ne ricominciamo a parlare, ed in un certo qual
modo "accontentiamo" anche
Merlino, che ha posto la questione).
Certo che è "gettonata", questa canzone; e la "Domenica delle Salme"
andrebbe, se possibile, ascoltata nella versione filmica, cioè nel
video nel quale
appare De André stesso (credo che il video sia di
Gabriele Salvatores, ma non vorrei sbagliarmi; è comunque presente
nella cassetta allegata a "Come un anomalia" di Roberto Cotroneo, ed.
Einaudi).
Il
video è De André che vede scorrere in un televisore tutto questo
secolo. Immagini, parate naziste, il bombardamento di Dresda,
ballerine, maiali, ripugnanti würstel, Seveso contaminata dalla nube
tossica della Icmesa.
È anche una donna che va via e che trova una
fotografia in un libro, una foto di un Carbonaro; e un vecchio, una
ciotola di latte, una pistola (il cannone nel cortile), un'attesa
rabbiosa (non si sa se per un
passato o per un futuro).
Ma la "Domenica delle Salme" non è quindi un semplice "giudizio" su un
momento storico; è anche una rassegna precisa della Storia che ha
portato a quel momento sul
quale De André ha inteso dare un giudizio.
La Storia, che sembra, in quel preciso momento, decretare la "fine
dell'Utopia", è rivisitata in un atto d'accusa. Un atto di accusa di
un "cittadino
libero" che si trova a vivere nelle nostre "città
civili" tra ministri dei temporali, tripudi di tromboni e spargimenti
di detersivi.
Un atto di accusa ed un invito alla resistenza. Ma non è solo
una
resistenza umana; è una resistenza politica, pienamente politica.
Renato Curcio non è detto a caso un "Carbonaro"; Renato Curcio è il
prigioniero del Potere di turno. Nella sovrapposizione temporale che
è
alla base di tutto il testo (una sovrapposizione che può significare
solo l'eterna ripetizione dei meccanismi del Potere: anche il
"Risorgimento" viene visto come una forma di Resistenza ad un
potere
oppressivo, e per annunciare l'amputazione della gamba di Curcio
vengono mandato anche un personaggio tratto da una poesia di Giuseppe
Giusti) c'è sempre la linea logica che, a mio parere, rende
la
"Domenica delle Salme" un testo "criptico" solo per chi lo vuol vedere
così (o per colui al quale fa comodo vederlo così, o paura vederlo in
un'altra maniera).
La linea del Potere che
trasforma tutti quanti i maiali in würstel.
Che trita, schiaccia, trasforma, bombarda, impone sorrisi e danze
artificiali.
Chi resiste?
Chi è "colui che guarda", nel video impersonato da De André stesso?
Il
"Poeta"? Bisognerebbe a questo punto ipotizzare che nessun poeta sia o
sia stato compromesso con il Potere; e, ragionevolmente, questo non mi
sembra propriamente esatto. Il Poeta sembra piuttosto
registrare,
elaborare, provare; ma si tratta sempre di ammissioni di
impossibilità.
Chi resiste?
Chi è il "vecchio"? E chi è la "donna che parte"?
La Resistenza e la Fuga?
Ora che il
Potere sembra aver distrutto l'ennesima Utopia (che la si
chiami "Comunismo" o in qualsiasi altro modo, non è importante), che
cosa resta per effettuare la Resistenza al Potere che De André
ha
testimoniato non con questa canzone, ma con l'intera sua opera?
Gesti individuali estremi, disperati?
Scappare?
Direi, piuttosto, testimoniare. Testimoniare e analizzare la Storia,
fornire mille e
mille ipotesi e spunti perché il frinire delle Cicale
non copra definitivamente tutto quanto con la sua pace terrificante.
E, in questo senzo, "La Domenica delle Salme" è una canzone, a suo
modo, di
guerra.
Come lo è, a mio parere, tutto quanto l'album "Nuvole". Con la
Resistenza "umana" De André vuole proporre anche una Resistenza
politica; e si badi bene che non intendo *affatto* dare
un giudizio
definitivo, ma solo invitare ad una delle possibili chiavi di lettura.
E le "porte" di De André sono tante, tantissime.
Così come arrivo a dire tranquillamente che tutti gli album di De
André
sono in realtà dei "concept album". Dico e sottolineo tutti; non
solo l' "Impiegato" e la "Buona Novella".
Non so se si avrà voglia di parlarne ancora, qui. Il NG mi sembra in
uno
dei suoi periodici periodi di "funestus veternus", per dirla
orazianamente. Ti saluto quindi e ti ringrazio per avermi dato lo
spunto per dire delle cose che avevo comunque voglia di
dire.
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autore: ENRICA IAFFEI -
8/11/2000
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>
> ...
> Chi resiste?
> Chi è il "vecchio"? E chi è la "donna che parte"?
> La
Resistenza e la Fuga?
Ci devo pensare per capire se la "donna che parte" e' la Fuga, ma sono
invece perfettamente concorde sul "vecchio" che e' la Resistenza (R
maiuscola). E secondo me
non e' affatto un caso che sia un vecchio a
impersonificarla, temo che sia un pessimo segno, da' l'idea di un
qualcosa che deve e puo' essere difeso solo da chi c'era, da chi non
e' stato
rovinato dalla "pace terrificante". Non ci sono giovani
battaglieri in quel video ne' nella canzone, non ci sono studenti in
marcia, c'e' solo lui e il cugino De Andrade, la cui unica forma
di
resistenza e' avere un cannone nel cortile, sedersi dietro la porta di
casa con una pistola in mano con l'aria di chi "vendera' cara la
pelle"
E' una sconfitta totale, il video e'
ancora piu' triste e definitivo
(se e' possibile) della canzone.
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autore: RICCARDO VENTURI -
8/11/2000
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>Ci devo pensare per capire se la "donna che parte" e' la Fuga, ma sono
>invece perfettamente concorde
sul "vecchio" che e' la Resistenza (R
>maiuscola). E secondo me non e' affatto un caso che sia un vecchio a
>impersonificarla, temo che sia un pessimo segno, da' l'idea di
un
>qualcosa che deve e puo' essere difeso solo da chi c'era, da chi non e'
>stato rovinato dalla "pace terrificante". Non ci sono giovani
>battaglieri in quel video ne' nella
canzone, non ci sono studenti in
>marcia, c'e' solo lui e il cugino De Andrade, la cui unica forma di
>resistenza e' avere un cannone nel cortile, sedersi dietro la porta di
>casa con una pistola
in mano con l'aria di chi "vendera' cara la pelle"
>E' una sconfitta totale, il video e' ancora piu' triste e definitivo (se
>e' possibile) della canzone.
Eh sì, Enrica,
hai colto veramente nel segno.
E tu pensa che De André scriveva la canzone nei primi anni '90 (o, se
preferisci, dopo il "radioso 1989"). Dopo l' "abbattimento del Muro".
Aveva intuito
(forse, in questo caso, un'intuizione abbastanza poco
difficile) che di "muro" se ne era già innalzato un altro: quello,
appunto, della "pace terrificante". Quello dell'omologazione. Un
muro
poi ben rafforzato negli anni a seguire, come chi vuol vedere ha
perfettamente visto.
È vero, il video è triste e definitivo. Triste, solitario y final. Ma
non direi che lo sia più o meno della canzone; la
"Domenica delle
Salme" non è un testo di speranza, è un testo di coscienza, di analisi
e di rabbia. Sta a noi decidere se questa coscienza, quest'analisi e
questa rabbia possano generare delle nuove
speranze.
"Chi c'era" deve continuare a resistere. Coi suoi cannoni nel cortile,
se necessario. Quanto alla "fuga", ti ripeto che sono propenso a
vederla precisamente nella "donna che
parte" proprio perché credo che
il video sia di Salvatores, un teorico della fuga. Ed anche perché mi
piace vedercela. Ed anche perché il testo ed il video propongono dei
precisi motivi di fuga.
Ed il vecchio,
dietro la porta con il suo cannone/pistola, che fa,
resiste e basta? O, forse, intende fermare anche quella fuga (nel
video è basilare il gioco delle porte socchiuse, con la sua precisa
valenza simbolica)? Non vorrà
mica dire alla donna: "Bella mia, invece
di scappare stai ferma e prendi una pistola anche tu?"
Non ci sono giovani, dici tu giustamente.
La Resistenza è di chi sa cos'è.
Per questo, uno dei primi atti
della Resistenza è far capire,
spezzettare, analizzare, accusare, far esplodere la vuotezza
dell'uniteralità di lettura (della Storia).
E, in questo senso, il significato della "Domenica" mi
sembra
abbastanza chiaro; e, più che altro, mi sembra che la canzone adempia
bene al suo scopo.
E di scopi, checché se ne possa pensare, De André ne aveva di
ben
precisi.
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autore: FRANCO SENIA -
8/11/2000
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>Chi è "colui che guarda", nel video impersonato da De André stesso? Il
>"Poeta"? Bisognerebbe a
questo punto ipotizzare che nessun poeta sia o
>sia stato compromesso con il Potere; e, ragionevolmente, questo non mi
>sembra propriamente esatto. Il Poeta sembra piuttosto registrare,
>elaborare, provare; ma
si tratta sempre di ammissioni di
>impossibilità.
>Chi resiste?
>Chi è il "vecchio"? E chi è la "donna che parte"?
>La Resistenza e la Fuga?
Credo, riccardo, che il video che
accompagna la canzone "appartenga" a
salvatores, per l'appunto, più che a de andré! Non è che questo ci
porti fuori strada, nella discussione, Tutt'altro!
Salvatores ha girato un video (lo chiamiamo
film?); e quel video è la
domenica delle salme di salvatores! Ovviamente se non ci fosse stata
la canzone di fabrizio, non ci sarebbe stato nemmeno il film di
gabriele. :-)) E magari fabrizio, guardando il film ha
considerato
degli aspetti, non intravvisti prima, e in cui si è prontamente
riconosciuto.
Non ci sono giovani -ci fa notare enrica! Ma credo che questa scelta
non dipenda tanto da un disarmo delle nuove
generazioni, su cui sono,
tutto sommato, portato ad essere ottimista, quanto, piuttosto, dal
"capovolgimento" attuato dal potere. I comunisti si sono visti
improvvisamente trasformati un
"conservatori"! Per decreto.
Ovvio che, in tale quadro, la "resistenza" possa essere praticata
solo da un "vecchio". E di solito i vecchi hanno poca voglia di
scappare. I piedi
fanno loro male. Per cui, si trovano una sedia, non
troppo comoda (altrimenti rischiano di addormentarsi:-)), non senza
aver prima frugato in un vecchio baule, alla ricerca di uno strumento
che avevano messo da parte,
convinti che prima o poi sarebbe tornato
utile. I giovani? I giovani non si fanno mica incantare dalle parole!
Convinti come sono di sapere già tutto. Meglio stare zitti ed
aspettare. E la donna? Che parta pure!
Qui
oramai la faccenda è chiusa. C'è solo da regolare qualche piccolo
conto rimasto in sospeso.
Magari, altrove, troverà qualcuno che si innamori di lei.
Qualcuno più giovane, con cui ricominciare
daccapo!
Niente niente la donna fosse la Rivoluzione? :-)
>Direi, piuttosto, testimoniare. Testimoniare e analizzare la Storia,
>fornire mille e mille ipotesi e spunti perché il frinire delle
Cicale
>non copra definitivamente tutto quanto con la sua pace terrificante.
>E, in questo senzo, "La Domenica delle Salme" è una canzone, a suo
>modo, di guerra.
Pienamente d'accordo.
Tranne sull'utilizzo del termine
"testimonianza". Sa troppo di "chiesa". :-))))
>Come lo è, a mio parere, tutto quanto l'album "Nuvole". Con la
>Resistenza
"umana" De André vuole proporre anche una Resistenza
>politica;
La resistenza è resistenza. Non abbisogna di aggettivi!
E' l'unico modo che una minoranza esigua (anche composta di una
sola
unità) ha per restare viva. Per non lasciarsi annullare.
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autore: ENRICA IAFFEI -
8/11/2000
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> Non ci sono giovani -ci fa notare enrica! Ma credo che questa scelta
> non dipenda tanto da un disarmo delle nuove
generazioni, su cui sono,
> tutto sommato, portato ad essere ottimista,
> ...
> Niente niente la donna fosse la Rivoluzione? :-)
Ma tu guarda le scoperte della vita!
Ti leggo da mesi e non mi ero mai
accorta quanto tu fossi ottimista
:))))
Speriamo tu abbia ragione
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autore: RICCARDO VENTURI -
8/11/2000
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>Credo, riccardo, che il video che accompagna la canzone "appartenga" a
>salvatores, per l'appunto, più
che a de andré! Non è che questo ci
>porti fuori strada, nella discussione, Tutt'altro!
Franco, sarebbe impensabile che una cosa del genere potesse portarci
"fuori strada" nella
discussione!
Discussione che però, non sto a dirtelo, continua ad essere per me su
quel "tutt'uno" che oramai è rappresentato da quella canzone e da
quel video. Una cosa, volendo, che va anche
"al di là" (si fa per
dire) da De André e Salvatores; una cosa che "appartiene" ad entrambi
e, più che altro, appartiene profondamente a noi. E questo è un
cosiddetto "noi esclusivo".
Lungi da me dal voler dare alcun tipo
d'ostracismo alla ricezione di una canzone di De André e del "suo"
video, che "appartenga" o meno a Salvatores più che a Fabrizio. E'
solo una
constatazione di fatti. Lupo Grigio si chiedeva come mai
questa canzone è così "gettonata" nell'esegesi: potrei rispondere che
è così perché la "Domenica" non parla solo di "noi", ma
della nostra
storia collettiva. Della storia non solo di una generica
"generazione", ma della nostra storia ideale, che poi è la storia di
un secolo che ha visto le emanazioni più crude del potere e
le
manifestazioni più varie (disperate, organizzate, inutili, singolari,
giuste, sbagliate, dure...) per dirgli di no.
Tu non ami molto gli aggettivi, Franco; io, forse, li amo
eccessivamente. Sì, può darsi. E'
il mio costante senso di pluralità,
non posso far nulla contro di esso, né voglio! Ma non conta la
specificazione, conta il fine: e il fine è quello di dire No al
potere. E questa è la "Domenica delle Salme".
Canzone e video!
>Salvatores ha girato un video (lo chiamiamo film?);
Sì, lo chiamiamo film. Decisamente.
>e quel video è la domenica delle salme di salvatores!
>Ovviamente se non ci fosse
stata
>la canzone di fabrizio, non ci sarebbe stato nemmeno il film di
>gabriele. :-)) E magari fabrizio, guardando il film ha considerato
>degli aspetti, non intravvisti prima, e in cui si è
prontamente
>riconosciuto.
Non è il primo caso, certamente, di un autore di un testo letterario
che, davanti alla sua trasposizione in immagini da parte di un altro,
scopre non solo di
"riconoscervisi", ma anche vede, se mai ce ne fosse
ulteriore bisogno, che un testo ha veramente vita autonoma. In fondo,
è una cosa che bisognerebbe tenere sempre presente; specialmente noi,
che su questi
ammennicoli "telematici" ci addanniamo a ricondurre, a
interpretare, a analizzare, a "darci". Disse Umberto Eco che "un
autore dovrebbe morire subito dopo aver prodotto il suo
Testo";
altrimenti c'è il rischio che ostacoli la sua vita con la sua
presenza. Guarda ad esempio sul NG di Guccini quanto, a volte, la
"presenza" del Maestrone ostacola i suoi testi!
Con questo,
lunga e lunghissima vita a Guccini, ci mancherebbe altro.
Ma, se una volta ho tentato di far capire a mezzo mondo che parlare di
De André è disperatamente parlare di un silenzio, c'è da dire anche
che i testi di De
André sono adesso in una condizione libera,
totalmente libera. Fabrizio, purtroppo, non li "condiziona" più, e
stiamo peraltro parlando di una di quelle rare persone che riusciva a
condizionarli poco anche in
vita; e questa è una sua autentica
grandezza spesso misconosciuta o poco fatta presente.
>Non ci sono giovani -ci fa notare enrica! Ma credo che questa scelta
>non dipenda tanto da un disarmo delle nuove
generazioni, su cui sono,
>tutto sommato, portato ad essere ottimista, quanto, piuttosto, dal
>"capovolgimento" attuato dal potere. I comunisti si sono visti
>improvvisamente trasformati un
"conservatori"! Per decreto.
E tutto questo fa un perfetto paio con il famoso "Nuovo che avanza",
no? Ovvero, con l'eterno, stantìo gioco di propinare per "nuovo" quel
che altro
non è che la solita, tremenda solfa.
Anche io, beninteso, sono ottimista; e tu che mi conosci oltremodo
bene, oramai, sai in che modo arruffato e spesso disperatamente
incomprensibile lo sono. E poi il Valguarnera si
chiede come si possa
essere "comunisti" ed "anarchici"! Eheheheh!
Ottimista non solo sulle "giovani generazioni". Io sono ottimista
sulle generazioni in genere. Anzi, ottimista che, prima
o poi, la
faremo finita con questa boiata delle "generazioni" (ovviamente cosa
non riferita all'uso che fai tu della parola)! Che vuol dire,
"generazione"? Che io sono nato prima di uno e che tu
sei nato prima?
Che non abbiamo "vissuto" le stesse cose? Ma la merda del Potere la
viviamo sempre! Vecchi, giovani, bambini! E' una contemporaneità che
va avanti da un milione di anni!
E bene
hanno fatto De André e Salvatores a presentarci la cosa in
tutta la sua crudezza ed in tutta la sua simbolicità *semplicissima*.
Immagini mischiate. Che importa cos'è accaduto "prima", cosa
accade
"adesso" e cosa accadrà "poi": è la stessa roba. La stessa roba contro
cui l' Uomo è chiamato a Resistere!
>Niente niente la donna fosse la Rivoluzione? :-)
Eh! Niente
niente! :-D
la Rivoluzione in fuga!
Va a innamorarsi, sì. E quando s'è innamorata, ritorna. Un giorno
qualunque da me fuggirai, fra un mese fra un anno da me tornerai.
Sarà mica anche quella una canzone
rivoluzionaria?
O vallo a spiegare a chi dice che De André non è politico!
E' tutto politico!
Credono che quando si pronunci la parola "tutto", questa escluda
automaticamente ogni altra cosa.
E
invece no!
Possono esistere tutti i "tutti" che si vogliono! E stare benissimo
assieme. Un insieme di tutti! Un armadio di integralità!
>Pienamente d'accordo. Tranne sull'utilizzo del
termine
>"testimonianza". Sa troppo di "chiesa". :-))))
Ehehehehe!
No, Franco, casomai dovrebbe sapere di "tribunale" :-D
Uso il condizionale, "dovrebbe", perché quasi
quasi, è vero, adesso la
si usa più in senso "ecclesiastico" che strettamente giuridico! In
origine, "teste" (da cui tutti i derivati: "testimone",
"testimonio",
"testimonianza" ecc.) vuol dire semplicemente: "Un terzo che sostiene
una parte in giudizio". Deriva da un antico *ter-stis, in cui si vede
chiara la radice "ter-"
del numero 3!
La "Chiesa" se ne è appropriata, come si è regolarmente appropriata di
una marea di termini giuridici. D'altronde, è' un "sistema giuridico",
come amerebbe dire il nostro
ineffabile amico italo-svedese; cioè un
sistema di potere.
>>Come lo è, a mio parere, tutto quanto l'album "Nuvole". Con la
>>Resistenza "umana" De André vuole proporre anche una
Resistenza
>>politica;
>La resistenza è resistenza. Non abbisogna di aggettivi!
Mi sono già chiarito prima!
Certo che la Resistenza è Resistenza! Chiaro e forte!
(Perdonami il vezzo delle iniziali
maiuscole, che è d'altronde un
vezzo che adopero sempre per le cose a cui veramente tengo; e serve
anche a far capire che non si sta parlando di una resistenza elettrica
o di uno scaldabagno! Sai, qualcuno potrebbe
sempre equivocare...:-D)
>E' l'unico modo che una minoranza esigua (anche composta di una sola
>unità) ha per restare viva. Per non lasciarsi annullare.
Siamo a ragionar di parole, non ne posso fare a
meno. Ma da qui parto
sempre per altre cose :-D
Curioso l'uso di "annullare" che si fa anche per "timbrare un
biglietto", non trovi? Timbrandolo se ne annulla la validità!
Ecco, noi
resistiamo per non farci timbrare. Perché la nostra validità
non sia "annullata". Perché, in definitiva, possiamo entrare
liberamente
ovunque.
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autore: ENRICA IAFFEI -
9/11/2000
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> Ottimista non solo sulle "giovani generazioni". Io sono ottimista
> sulle generazioni in genere. Anzi,
ottimista che, prima o poi, la
> faremo finita con questa boiata delle "generazioni" (ovviamente cosa
> non riferita all'uso che fai tu della parola)! Che vuol dire,
> "generazione"?
Che io sono nato prima di uno e che tu sei nato prima?
> Che non abbiamo "vissuto" le stesse cose? Ma la merda del Potere la
> viviamo sempre! Vecchi, giovani, bambini! E' una contemporaneità
che
> va avanti da un milione di anni!
Ero circondata da ottimisti e non me ne ero accorta!
Ovviamente concordo con "la merda del Potere la viviamo sempre!", ma,
dal basso della mia lentezza a
capire la realta', sono purtroppo
convinta che le esperienze che si vivono sono molto importanti per
farsi
un quadro di cosa c'e' intorno. Ci sono poteri paludati dalla faccia
gentile che richiedono uno
sforzo maggiore che quelli severi e
despotici.
E' piu' difficile capire lo squallore degli anni '80 in Italia che la
follia degli anni sudafricani passati (ho visto anch'io le immagini da
CNN, un
servizio cosi' lungo e straziante che siamo rimasti tutti
impietriti intorno al tavolo). Era "facile" ritrovarsi su una
barricata
durante la Resistenza, anche senza avere una coscienza politica,
piu'
difficile ora immaginare cosa volesse dire farlo oppure avere *sempre*
la voglia di ribattere a chi sempre piu' spesso cerca di
ridimensionare.
E poi quanti hanno un cannone nel cortile?
Inoltre in
determinate situazioni si cresce molto di piu' che in
altre.
La Resistenza e' stato un momento in cui molte persone hanno vissuto
dal
vero e capito cosa vogliono dire le parole liberta',
dignita',
democrazia, oppressione, senso dello stato. Credi che ora sia cosi'
facile? Nel mio piccolo ho capito tante cose e ho cominciato un
percorso
che spero e temo ancora lungo quando, borghese andata
all'universita'
per studiare, mi sono trovata nel bel mezzo di un'occupazione "vera",
lunga, contrastata e ricca di spunti. Fossi andata all'universita' due
anni dopo magari sarei poi
capitata sulla stessa cattiva strada,
magari
no.
Smetto, perche' tanto non sono capace di esprimere questi concetti in
una mail. Ne
riparleremo
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autore: FRANCO SENIA -
9/11/2000
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>Ovviamente concordo con "la merda del Potere la viviamo sempre!", ma,
>dal basso della mia lentezza a
capire la realta', sono purtroppo
>convinta che le esperienze che si vivono sono molto importanti per farsi
>un quadro di cosa c'e' intorno. Ci sono poteri paludati dalla faccia
>gentile che
richiedono uno sforzo maggiore che quelli severi e
>despotici.
E viceversa ci sono poteri talmente dispotici e severi che fanno sì
che sia impresa disperata anche solo riguadagnare quegli strumenti
che
permettano di poter svolgere la critica necessaria alla costruzione di
una coscienza collettiva, per quanto minoritaria!
Ripenso all'errore di certa analisi marxiana che sminuì il problema
del fascismo,
vedendo in esso solo una delle tante incarnazioni del
capitale; rifiutando pertanto di costituire un fronte comune, con
l'ala sinistra delle forze della borghesia, che avrebbe abbreviato di
molto la durata di
quella barbarie!
> Era "facile" ritrovarsi su una barricata
>durante la Resistenza, anche senza avere una coscienza politica, piu'
>difficile ora immaginare cosa volesse dire farlo oppure
avere *sempre*
>la voglia di ribattere a chi sempre piu' spesso cerca di ridimensionare.
Credimi, da quello che so io per lettura e per quello che mi hanno
raccontato, non era poi così facile! La resistenza
poggiava sulle
spalle di un'esigua minoranza, coadiuvata da uno strato un po' più
largo di "simpatizzanti", ed è stata portata avanti a fronte di
un'indifferenza della maggioranza del paese.
Questo, ovviamente fino
al 1943!
>E poi quanti hanno un cannone nel cortile?
Tutti quelli che hanno impegnato sangue sudore e lacrime a
fabbricarselo! :-)
>Inoltre in determinate situazioni si
cresce molto di piu' che in altre.
Vero.
Ci sono giorni che valgono anni! (Era una frase a effetto, qualche
decennio fa :-))
>La Resistenza e' stato un momento in cui molte persone hanno vissuto
dal
>vero e capito cosa vogliono dire le parole liberta', dignita',
>democrazia, oppressione, senso dello stato. Credi che ora sia cosi'
>facile? Nel mio piccolo ho capito tante cose e ho
cominciato un percorso
>che spero e temo ancora lungo quando, borghese andata all'universita'
>per studiare, mi sono trovata nel bel mezzo di un'occupazione "vera",
>lunga, contrastata e
ricca di spunti. Fossi andata all'universita' due
>anni dopo magari sarei poi capitata sulla stessa cattiva strada, magari no.
Non è punto facile, ora. Lo so.
Però credo anche che ci siano dei fenomeni
che non riusciamo né a
prevedere, né tantomeno a governare. Demandati come sono, quasi
sempre, alle scelte del "nemico".
In fondo il fenomeno che viene sommariamente chiamato 68 (e che
abbraccia un
decennio che va da 1967 al 1977) venne determinato dalle
scelte del capitale in italia che, con la riforma dell'accesso
all'università (non-casualmente contemporanea al flusso migratorio
proletario verso il
nord), mise in moto decine di migliaia di figli di
proletari e impiegati verso le università, che fino a quel momento
erano state appannaggio dei figli della borghesia.
La miscela fu esplosiva!
Comunque chi ha
quello speciale marchio di diperazione, prima o poi,
sulla cattiva strada ci finisce sempre, in un modo o nell'altro!
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UN ALTRO
THREAD
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autore: GUAPO -
20/9/2000
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Copio e incollo un passo di questo ng di qualche tempo fa...
> Salve, sono nuova dell'ng. So che non sarò la
prima ma è da un bel po' di
> anni che mi sto arrovellando per cercare di interpretare "La domenica
delle salme".Qualcuno mi può aiutare?
Ciao,
eccoti un'interpretazione di Alberto Mingardi
che aiuta a capire molti
passaggi oscuri di questo bellissimo pezzo:
DeAndre' condensa mirabilmente critica
anti-capitalista e critica anti-statale, fin dal titolo è chiaro il
riferimento a una
"Domenica delle Palme", presumibilmente il '68, la contestazione, che come nella storia del Cristo
è il momento, effimero, del trionfo, che però prelude alla disgrazia,
la crocefissione.
DeAndre'
ragiona qui infatti, a anni '80 ormai conclusi, su quanto
questi anni hanno comportato : la perdita appunto dei valori della contestazione nella trasformazione dei contestatari appunto da sessantottini a yuppies, e il
conseguente passaggio dalle barricate alle scrivanie.
A fuggire infatti, dalla "bottiglia d'orzata / in cui galleggia Milano" è appunto il "poeta della Baggina", qui intesa nel senso di poeta di
cose ormai vecchie,
ideali passati, identificato nella canzone con Renato Curcio (poeta e "carbonaro", rivoluzionario) ma identificabile con lo stesso Rimbaud (il taglio della gamba di Curcio,
appunto).
Paradossalmente, la lettura potrebbe essere diversissima se soltanto
"Le Nuvole" fosse uscito due anni dopo, quando sarebbe spontaneo (e senza
conoscere la data di uscita del disco, lo è)
identificare questo "poeta" con Mario Chiesa e gli affari del Pio Albergo Trivulzio connessi con lo scoppio di Tangentopoli.
I richiami al sessantotto sono molteplici : la strada di Trento, per esempio, dove
partì la contestazione di Capanna, e dove il "poeta" tenta disperatamente di ritornare, ma non ci riesce, lo fermano, è identificabilissimo : la sua anima "accesa / mandava luce di
lampadina". La seconda
strofa passa a una critica diversa, estensibile
ed estesa all'intero mondo occidentale, ma soprattutto alla Germania. Si parla infatti dello sfruttamento dei paesi dell'Est, a più riprese ("i polacchi non
morirono subito / e inginocchiati agli ultimi semafori" ; "i trafficanti di saponette / mettevano pancia verso Est") con chiaro riferimento alla Germania appena riunificatasi ma ancora divisa ("la scimmia
del Quarto Reich / ballava la polka").
Ma la "Domenico delle Salme" non è violenta, semmai ridicola, sono le
risate a cancellare il passato, anche quello recente, con il contraltare di un
governo
("il ministro dei temporali / in un tripudio di tromboni") che auspica democrazia in chiaro politichese volendo in realtà soltanto nuovi privilegi. Qui la lettura è duplice: da un lato, critica feroce al sistema
statale in sè e per sè, dall'altro la critica di chi riutilizza ideali del passato come manifesto di temporale volendo solo "una città / dove all'ora dell'aperitvo / non ci siano spargimenti di sangue / o di
detersivo").
E allora la libertà dove sta ? Sta nel "cannone nel cortile" che possono
vantare solo De Andre' ed il "cugino" De Andrade ( vedi "Serafino Ponte Grande" di Oswald
DeAndrade), l'unico modo di essere cittadini liberi è quello di rifiutare dunque anche la legge (spagliata) imposta dal potere costituito, con una nuova essenza di individui, quasi isole auto-isolatesi dal resto della
civiltà, se di civiltà si può parlare.
Di nuovo nel ritornello, si ribadisci il concetto : "la domenica delle
salme / nessuno si fece male", la contro-riforma è pacifica, ma questa pace (dirà poi) è
"terrificante", senza ideali, ideale di cui invece si segue tutti il feretro. "Quanta è bella giovinezza / non vogliamo più invecchiare" ricorda il fascismo ma soprattutto con coraggio denuncia il vero lato
negativo del fascismo, ignorato a pie' pari da tanta gente di sinistra: la volontà popolare che lo sorreggeva.
L'ultimo rimpianto, prima delle strofe finali, l'ultima delusione è per la
canzone
d'autore, che dovrebbe avere la forza della denuncia ("avevate voci potenti / adatte per il vaffanculo"), ma non ce l'ha, si asserve al padrone di turno, canta per questo e quello, così come in Ottocento era
mandata avanti dallo stesso motore criticato.
La canzone si chiude con un richiamo agli "addetti alla nostalgia", che
accompagnano il cadavere di Utopia, funerale prologo della pace terrificante, cui
l'Italia risponde solo con una vibrante protesta che è poi il canto delle cicale.
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autore ANDREA LISI -
20/9/2000
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>Copio e incollo un passo di questo ng di qualche tempo fa...
>eccoti un'interpretazione di Alberto Mingardi che
aiuta a capire molti
>passaggi oscuri di questo bellissimo pezzo:
Non frequento il ng da molto tempo e leggo questa interpretazione per
la prima volta. La trovo davvero molto utile alla codificazione di
uno
dei miei pezzi preferiti. Vorrei contrapporre, solo in alcuni versi,
l'interpretazione che ne ho sempre dato, per tentare un confronto.
>DeAndre' condensa mirabilmente critica
>anti-capitalista
e critica anti-statale, fin dal titolo è chiaro il
>riferimento a una "Domenica
>delle Palme", presumibilmente il '68, la contestazione, che come nella
>storia del Cristo
>è il momento,
effimero, del trionfo, che però prelude alla disgrazia, la
>crocefissione.
Non ho mai pensato che la domenica delle salme rappresentasse un
momento di trionfo; per me l'assonanza aveva solo sapore
suggestivo. Ho sempre pensato ad una salma importante: moriva in quegli anni l'utopia, l'ideologia, il comunismo. Il vuoto che ne era derivato dava, per me, quella atmosfera inquietante nella quale si sviluppa
l'intera canzone:
>La seconda strofa passa a una critica diversa, estensibile ed
>estesa
>all'intero mondo occidentale, ma soprattutto alla Germania. Si
parla
infatti
>dello
>sfruttamento dei paesi dell'Est, a più riprese ("i polacchi non morirono
>subito / e
>inginocchiati agli ultimi semafori" ; "i trafficanti di saponette
/
>mettevano pancia verso
>Est") con chiaro riferimento alla Germania appena riunificatasi ma ancora
>divisa ("la
>scimmia del Quarto Reich / ballava la polka").
La fine del
socialismo reale dava libero accesso ai trafficanti di saponette
che mettevano pancia verso est e lasciava che la scimmia del quarto
reich ballasse la polka sopra il muro che intanto era venuto giù mentre "il
gas
esilarante presidiava le strade".
>Ma la "Domenico delle Salme" non è violenta, semmai ridicola, sono le
>risate
>a
>cancellare il passato, anche quello recente, con il contraltare di
un
>governo ("il ministro
>dei temporali / in un tripudio di tromboni") che auspica democrazia in
>chiaro
>politichese volendo in realtà soltanto nuovi privilegi.
Più che ridicola è
grottesca e molto violenta; grottesca come il
ministro dei temporali, violenta come il tripudio dei tromboni, volgare come
l'auspicare democrazia in modo goffo e strumentale.
Condivido pienamente il resto delle
affermazioni.
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autore: FRANCO SENIA -
20/9/2000
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>Copio e incollo un passo di questo ng di qualche tempo fa...
E torniamo alla domenica delle
salme!
>Ciao,
>eccoti un'interpretazione di Alberto Mingardi che aiuta a capire molti
>passaggi oscuri di questo bellissimo pezzo:
>DeAndre' condensa mirabilmente critica anti-capitalista e
critica anti-statale, fin dal titolo è chiaro il
>riferimento a una "Domenica delle Palme", presumibilmente il '68, la contestazione, che come nella
>storia del Cristo è il momento, effimero, del
trionfo, che però prelude alla disgrazia, la crocefissione.
Non mi convince per niente, questa interpretazione(almeno la prima
parte). Non mi aveva convinto quando fu postata la prima volta, e mi
convince ancora
meno oggi.
Credo che il '68 c'entri ben poco! Anche perchè il momento di maggior
"trionfo" che ha preluso al fallimento non è stato il '68, bensi il
'77! E considerato che fabrizio una canzone
sul movimento del '77,
annessi e connessi, l'aveva già fatta., già nel 1978, non mi pare
plausibile che riprenda il discorso nel 1990.
E "domenica delle salme" non è un riferimento serio, bensì
attiene,
nella mia mente ovviamente, al mai abbastanza considerato "comico" di
fabrizio de andré. Non per niente il titolo dell'album è "Le Nuvole"!
>DeAndre' ragiona qui infatti, a
anni '80 ormai conclusi, su quanto questi
>anni hanno comportato : la perdita appunto dei valori della contestazione nella
>trasformazione dei contestatari appunto da sessantottini a yuppies, e il
conseguente
>passaggio dalle barricate alle scrivanie.
Negli anni novanta,quella parte di "contestatari" (sarà un lapsus
questo dispregiativo?) ha ormai dimenticato da tempo quello che era.
E poi la
contestazione non esprimeva valori di sorta. Era una critica.
E poi non vedo questo "moralismo" che condanna in modo così reciso il
passaggio dalle barricate alle scrivanie! Già un impiegato anonimo, a
suo
tempo, aveva compiuto il passaggio inverso. Dalla scrivania alla
barricata; la sua personale prima, quella collettiva di una prigione,
dopo. Si' è sempre a tempo per rifarlo, questo viaggio.
>A fuggire
infatti, dalla "bottiglia d'orzata / in cui galleggia Milano" è
>appunto il "poeta della Baggina", qui intesa nel senso di poeta di cose
>ormai vecchie, ideali passati, identificato nella
canzone con Renato Curcio
>(poeta e "carbonaro", rivoluzionario) ma identificabile con lo stesso Rimbaud
>(il taglio della gamba di Curcio, appunto).
A cominciare da Rimbaud, tutta una serie di
dubbi mi assalgono.
Ma cosa c'entra Rimbaud? Il taglio della gamba del "carbonaro" fa
venire alla mente solo un ricordo scolastico. Quello di Maroncelli!
Ci facevano studiare, a scuola, tanto tempo fa,
una poesia intitolata
"La rosa di Maroncelli". Parlava di un carbonaro, rinchiuso in
carcere, cui viene amputata una gamba. Non credo possa essere una
semplice coincidenza. Del resto anche il richiamo a
"Baffi di Sego"
(*gendarme austriaco in una satira di Giuseppe Giusti, testimonia a
favore di questa interpretazione).
Anche l'identificazione del "poeta della baggina" con Curcio mi
sembra
una forzatura.
>Paradossalmente, la lettura potrebbe essere diversissima se soltanto "Le >Nuvole" fosse uscito due anni dopo, quando sarebbe spontaneo (e senza conoscere la>data di uscita del
disco, lo è) identificare questo "poeta" con Mario Chiesa e gli >affari del Pio Albergo Trivulzio connessi con lo scoppio di Tangentopoli.
Del resto, sul libretto che accompagna il cd (comprato appena
uscito!)
all'asterisco che segue "Baggina" si riferisce una nota che recita:
"Baggina: così viene chiamata a Milano la casa di Riposo per Anziani
"Pio Albergo Trivulzio".
Curioso,
no!
>I richiami al sessantotto sono molteplici : la strada di Trento, per
>esempio, dove partì la contestazione di Capanna,
Capanna con Trento non c'entra proprio un bel niente!
"Trento"
si riferisce alla facoltà di sociologia (e l'annessa casa
dello studente "Carlo Marx") che Curcio frequentò alla fine degli anni
sessanta. Ma fa anche riferimento alla moglie di Curcio, Mara Cagol,
di
Trento, uccisa in un agguato della polizia.
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autore: ABELARDO MORALES -
22/9/2000
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>...il significato della "Domenicadelle Salme".?
La domenica delle salme rappresenta, a mio parere,
la descrizione della avvenuta restaurazione che ha cancellato le utopie e la tensione verso il cambiamento della societa' propria degli anni 70.
E' quindi un elenco di fatti ed episodi che hanno caratterizzato gli
anni 80 e 90 durante i quali, nell'indifferenza generale del buonismo imperante, sono stati affossati tutti gli ideali e l'impegno
sociale barattandoli con il vuoto di una tranquillita' terrificante,
irreale.
E cosi' si aggirano personaggi dei disordini politici dei 70, come Curcio, visti alla stregua di carbonari
di ottocentesca memoria che affrontano il loro calvario in carcere nello stesso modo di un
Pellico o un Maroncelli. Il degrado lascia spazio alla rinascita del quarto reich, sia dal punto di vista sociale col rifiorire dei movimenti di destra accompagnati da episodi di violenza (barboni bruciati) sia da
quello
economico con lo strangolamento dei paesi dell'est la loro riduzione a schiavi del ricco occidente.
Anche i politici si adeguano, fingono impegno con i loro discorsi roboanti, ma in realta' si
accomodano nella distensione cambiando nomi dei partiti e rinnegando i loro ideali del passato, ormai
decisamente fuori moda: lontani anni luce dalla famiglia del mulino bianco e del manager rampante.
Allo stesso modo
anche coloro che avevano cavalcanto la protesta popolare arricchendovisi (i cantanti), nuovi poeti e fautori della cultura popolare di fine millennio rinunciano all'impegno perdendosi in canzonette insignificanti..
Alla
fine alla gente non resta che la vibrante protesta del mugugno visto come il cicaleggio,
fastidioso ma in fondo irrilevante, ben diverso come efficacia dalle cannonate dell'autore e del suo
illustre cugino
D'Andrade.