inviato il 1 Dicembre 2000 autore: K.E.
titolo originale: ESEGESI DI UN BLASFEMO
Come promesso a Valerio, pubblico il
mio punto di vista su questa splendida canzone.
IMHO un contenuto decisamente non trascurabile della canzone è la parte che essa riserva all'aspetto speculativo della religione, ai fenomeni di fanatismo cui essa può
portare.
L'espressione "non mi uccise la morte ma due guardie BIGOTTE" ne è un chiaro esempio; le guardie BIGOTTE vedono un grave peccato nell'abuso di alcool (vino) e nella lussuria ("per le
donne") e "giustiziano", di propria iniziativa (e non dimentichiamo il contesto storico - sociale della
vicenda), il blasfemo in nome della propria religione senza nemmeno badare al fatto che essa
(religione cristiana, visto che parliamo di americani) vieta la violenza e la vendetta.
(lo stesso errore, o meglio orrore, in cui incorsero gli inquisitori)
Anche la frase "e non Dio, ma qualcuno che per noi
l'ha inventato ci costringe a sognare in un giardino incantato" evoca il fenomeno della speculazione religiosa, cioè dell'utilizzo (o della creazione) della stessa per fare i propri comodi.
Quindi una
*condanna* mossa, attraverso le parole del blasfemo, al fanatismo, alla speculazione. Ma non è tutto.
La parte più significativa, secondo me, è dedicata alla *critica* soggettiva del blasfemo verso la figura divina;
critica che rilevo in espressioni come "Dio imbrogliò il primo uomo, lo costrinse a viaggiare ......", "lo costrinse a sognare, a ignorare che al mondo c'è il bene e c'è il male", "per paura che
ormai non avesse padroni lo fermò con la morte ...... ".
Noto in queste frasi un'avversione al fatto che Dio intendesse limitare l'uomo, a evitare che questi diventasse potente e grande come
Lui.
Insomma, una critica verso Dio il quale, tramite evidentemente l'interpretazione delle scritture, limita una propria creatura per paura che essa lo eguaGli.
Un Dio tiranno, quindi, che per paura illude e
desidera la mediocrità della propria creatura.
Ma, scusate ...... all'inizio della canzone non assistiamo alla denuncia di un fenomeno di auto-esaltazione delle guardie che, per fanatismo, uccidono una persona non
osservante i comandamenti divini?
L'azione delle guardie, quella di dispensare a proprio piacimento la morte, non è imputabile a un desiderio di affiancare Dio, di fare le sue veci?
Egli, infatti è molto chiaro:
Non uccidere! La vendetta e la ricompensa spettano a Me! Chi non ha mai peccato sia il primo a scagliare la pietra!
(NB teniamo sempre conto anche del CONTESTO STORICO della vicenda!)
E allora che razza di
contraddizione è mai questa?
All'inizio Faber, tramite le parole del blasfemo, condanna un atto di autoesaltazione delle guardie, un atto abominevole dovuto al desiderio di dispensare le punizioni quando questo è un
compito prettamente divino, l' atto di sostituirsi a Dio stesso (è necessario rimanere nell'ottica della fede del Dio della canzone altrimenti tutto va a farsi friggere :-));
poi dopo, come per magilla, critica il
suddetto Dio per aver voluto limitare l'uomo, per non averlo reso uguale a lui (cmq a sua immagine e somiglianza), per averlo limitato con la morte per paura "che ormai non avesse padroni", per non volerlo UGUALE
a Lui, per averlo "imbrogliato" donandogli
inizialmente la facoltà di ignorare il bene e il male e, di conseguenza,
a ignorare a punire ciò che egli ritenesse male e premiare ciò che
ritenesse
buono.
io credo che se leggiamo la canzone da *fedeli* si può rilevare questa
contraddizione (facendo soprattutto leva sul fatto che Dio non vuole
che l'uomo si attribuisca il diritto di punire e premiare in
suo nome,
diritto che spetta a lui); se invece la leggiamo da *non credenti* il discorso
suona più coerente probabilmente perchè non si riconoscono alla figura divina connotati essenziali (come quello succitato) che
denunciano il
"busillis".
voi che ne pensate?
PS sia chiaro; 'sto scritto non ha alcun intento polemico, non ha alcuna
pretesa di rivalsa nella diatriba ateo-religiosa...... argomenti di
cui
peraltro ho le palle piene. E'solo uno spunto di discussione su una
canzone che, personalmente, adoro; spero rimanga tale