Canto del servo pastore

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Subject :    [fabrizio] [DE_AND] Canto del servo pastore 
Date :    Mon, 14 Jan 2002 19:08:50 +0100 
 
CANTO DEL SERVO PASTORE
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Dove fiorisce il rosmarino c'è una fontana scura
dove cammina il mio destino c'è un filo di paura
qual'è la direzione nessuno me lo imparò
qual'è il mio vero nome ancora non lo so.
 
Quando la luna perde la lana e il passero la strada
quando ogni angelo è alla catena e ogni cane abbaia
prendi la tua tristezza in mano e soffiala sul fiume
vesti di foglie il tuo dolore e coprilo di piume.
 
Su ogni cisto da qui al mare c'è un po' dei miei capelli
sopra ogni sugara il disegno di tutti i miei coltelli
l'amore delle case l'amore bianco vestito
io non l'ho mai saputo e non l'ho mai tradito.
 
Mio padre un falco mia madre un pagliaio stanno sulla collina
i loro occhi senza fondo seguono la mia luna
notte notte notte sola sola come il mio fuoco
piega la testa sul mio cuore e spegnilo poco a poco.
 
***
 
Mi piaceva l'idea lanciata da Riccardo qualche tempo fa su IFMG di scrivere dei post con il tag [GUCC].  E' stata una bella iniziativa che ci ha fatto scoprire diverse cose nelle parole di chi ha postato e soprattutto ha fatto in modo che diverse persone, con la scusa di leggere su una canzone di Guccini in particolare, abbiano tirato fuori le loro sensazioni più nascoste e quindi più belle.
 
E così mi è venuto in mente di farlo anche qui, con un modo insolito di rispondere al post "Undici gennaio" (non mi bastava il fatto di dover postare semplicemente il testo), e non solo perché sono appena passati 3 anni da quello che sappiamo, ma anche perché c'è una canzone che ho trovato dentro una certa cassetta (ringrazio Paolotta per questa sua cassetta che mi ha regalato, accidentalmente rimasta nella mia macchina a Ravenna dopo Capodanno), che incredilmente continuo ad ascoltare e riascoltare, mandando più volte indietro il nastro nello stereo dalla macchina, anche 15 o 20 volte (come ieri durante il mio ritorno a Milano dopo i 2 giorni all'Elba).  Sì, la conoscevo questa canzone, ma da tempo non la riascoltavo (tanto che non mi ricordavo neppure in che album fosse).
 
Credo che dentro ognuno di noi ci sia un po' di questo servo pastore.  Io mi sento molto simile a questo personaggio che, alle "carenze classiche" di un uomo che vive nei campi e che non sempre ha potuto studiare, contrappone una dolcezza e una sensibilità che lo rendono sicuramente ancora più bello come persona rispetto a tanti altri che invece "conoscono il loro nome".  Ma forse dovrei solo dire che ho delle sensazioni e delle emozioni simili alle sue.
 
Anche io ho un po' paura del mio destino (filo di paura rende benissimo secondo me), una paura inconscia, come la sua.  Fa sempre paura accorgersi che il tempo costruisce il nostro cammino senza regalarci nulla, in maniera inesorabile... e questo cammino va intrapreso e percorso quasi sempre da soli, perché si tratta di un cammino interiore che non sempre ha una meta ben precisa perché il più delle volte non sappiamo nemmeno noi chi siamo e che cosa vogliamo da noi stessi.  In un certo senso nemmeno io so qual è il mio vero nome.  Trovare noi stessi infatti non è facile.  Potrebbe essere un teorema senza soluzione, o con una soluzione che, come il teorema di Fermat, ha bisogno di troppo tempo per essere trovata.  E potremmo non esserci più quando la si troverà.
 
La luna che perde la lana, il passero che perde la strada... bellissimo soltanto leggere queste parole così cariche di vera poesia... forse è troppo banale ripeterlo, ma è bello quando non si finisce mai di scoprire, nei personaggi che si amano, ulteriori conferme di quello che già si sa.  Fabrizio ti cattura con la sua poesia, non c'è nulla da fare, e tu la fai tua immediatamente!  E quando associ ciò che leggi alla voce dalla quale lo ascolti, non puoi fare a meno di lasciarti trasportare dalle emozioni e dalle sensazioni.  Quante volte abbiamo preso la nostra tristezza in mano e abbiamo cercato di soffiarla via, lontano!  Vestire il proprio dolore di foglie e coprirlo di piume... spesso non abbiamo alternativa, dobbiamo fare così per forza.  Per sopravvivere.  L'ho fatto tante volte!  Anche se so che non potrò mai cancellare qualcosa che mi ha fatto male.  Continuerà a farmi male.  Ma nello stesso tempo non si può permettere che ciò che ci ha fatto male con il tempo ci distrugga.
 
E infine... sprazzi di vita di questo servo pastore... bellissimi... su ogni cisto un po' dei suoi capelli, su ogni sugara il disegno dei suoi coltelli... senza parlarne dà la percezione netta, quasi una fotografia, di un personaggio che vive e lavora in un luogo conoscendone ogni palmo... è un po' una sensazione per certi versi, vista la completa diversità di ambientazione, simile a quella che provo io con la rete stradale, che spesso conosco quasi come le mie tasche... per esempio viaggiando da Ravenna a Pescara con Enrica e Maila, le ho fatte sorridere più volte quando dicevo loro il contenuto esatto (chilometri compresi) dei cartelli verdi collocati in mezzo all'autostrada ad ogni chilometro.  Si ripropone qui anche il solito discorso della terra... i genitori che sono entrambi sulla "collina" e che vegliano, l'amore delle case... ci sono stato un po' su questa frase, e tuttora non sono sicuro di averne capito il senso... si può tradire qualcosa che non si è mai conosciuto?  Ma forse, come sempre, non è importante capire il senso delle cose che leggiamo, ma è importante quello che ci trasmettono.  E se questa canzone l'ho ascoltata almeno un centinaio di volte in questo inizio d'anno, qualcosa dovrà pur voler dire... anche "se ancora non la so". :-)
 
Nico
 
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e i miei amici io li ho chiamati piedi
perché ero felice solo quando si partiva
     analfabetizzazione - claudio lolli