La canzone del padre

Durata
5.12
Autori

Fabrizio De André, Giuseppe Bentivoglio, Nicola Piovani

Editore musicale

Universal Music Publishing Ricordi Srl

FAQ

 

Tratto dal sito http://deandre.freeweb.supereva.it/ospiti/osp24.htm?p
Su segnalazione: "e' una bella interpretazione/spiegazione de "la canzone del padre".
Preziosa direi.. magari la potresti mettere da te.."
Ciao.
Giovanni Tummarello
giovanni@wup.it

Canzone del padre - Storia di un  impiegato

Siccome "Storia di un impiegato" e' un concept-album (secondo me il migliore della storia della musica leggera italiana) ogni frase va vista non solo nell'ambito della canzone a cui appartiene ma in quello di tutto il disco.
In Canzone del padre l'impiegato distrutto dalla sua vita insignificante, e che ha  conquistato un posto di potere distruggendo i vecchi capi del potere stesso gettando la bomba al ballo mascherato ed operando cosi' il necessario "ricambio" (quanta attualita' in questo disco!), sogna (3 canzoni di questo disco sono appunto dei sogni) di occupare un posto di potere, quello di suo padre, prima "autorita'" che noi incontriamo nella nostra vita, che lui ha fatto esplodere con gli altri al ballo mascherato (mio padre pretende aspirina ed affetto/e inciampa nella sua autorita'/affida a una vestaglia il suo ultimo ruolo/ma lui esplode dopo, prima il suo decoro).

Purtroppo per l'impiegato, il posto del padre non riserva solo i piaceri del comando, ma l'angoscia e la disperazione dei rapporti con moglie e figli e la necessita' della sopravvivenza. E il verso a cui fa riferimento Pierpaolo serve proprio ad accorgersi di come la vita familiare riservi delusioni e tragedie, soprattutto per chi, come Berto, ex-compagno di scuola dell'impiegato, vive in uno stato di miseria assoluta, senza un tetto dove dormire (morto arrugginito vuol dire ucciso dal freddo e dalla pioggia che, se non hai un tetto, ti bagna e ti ammala).

Berto, probabilmente, per aiutare la famiglia, ha lasciato la scuola e non gioca con le bolle di sapone come i figli dei "soci vitalizi del potere", che sono agiati e benestanti, ma si arrangia ad imparare a contare "sulle antenne dei grilli" (come i pastori che imparano a contare le pecore pur non conoscendo i numeri, ma il bello di De Andre' e' questo...) e a lavorare nei campi. Poi, alla morte della madre lavandaia, subisce l'umiliazione di doverla seppellire in una discarica (cimitero di lavatrici), dove si trovano vecchie macchine di cui fa uso il potere e che evitano alle mogli dei borghesi di lavare i panni, visto che ai poveri e' negata anche una tomba decente dopo la morte (vedi "a' livella" di Toto', grazie a Michelangelo).
E i becchini, di poveri morti di fame e di freddo, ne trovano sempre di piu', mentre i giornali relegano queste notizie in scarsi trafiletti. Vista la sua "rosea" situazione, Berto, prima di morire a sua volta, si rivolge al cielo chiedendo gentilmente Dio di "farsi i fatti suoi"; e' l'ultima tappa del calvario della sua vita in miseria: la perdita della fede in un Dio buono, che in realta' aiuta solo chi e' gia' ricco, ignorando chi e' povero, guarda caso la stessa cosa che fa il potere.

Se non si e' capito, reputo "Storia di un impiegato" non solo il miglior disco di Fabrizio, ma il miglior disco in assoluto che abbia mai ascoltato, sempre attualissimo (una povera bambina nomade di due mesi e' morta di freddo in un campo di Roma appena ieri, w il 2000), e dalle mille interpretazioni.

Non lo reputo il disco "politico" di Fabrizio, la Canzone del Maggio ha la sua giusta funzione, quella di far rendere conto ad un impiegato di 30 anni l'inutilita' della sua vita e l'angoscia della sua condizione. L'impiegato e' uno sconfitto, come lo sono le prostitute e i barboni, a conferma che non bastano un lavoro e quattro soldi per essere per forza in pace con se stessi e giudicare il mondo una giostra su cui divertirsi.
Purtroppo la conclusione e' che la situazione e' irreversibile, morto un potere se
ne fa un altro.

Erano gli anni '70, siamo nel 2000, qualcosa e' cambiato?


"Rischiavano la strada e per un uomo
ci vuole pure un senso a sopportare
di poter sanguinare
e il senso non dev'essere rischiare
ma forse non voler piu' sopportare"


> Complimenti per la tua analisi della "Canzone del padre" E' uno delle mie
> canzoni preferite, ma mi e' sempre  risultato molto ostico capirla fino in
> fondo. Devo dire che i tuoi commenti sono stati illuminanti.
> Cosa rappresenta secondo te "l'uomo  magro [che] ha le mani occupate, una
> valigia di ciondoli e un foglio di via"?
>
> Ciao,
> Marco
>

Guarda, faccio un'ipotesi di cui sono io il primo a dubitare, perche' in effetti questa strofa ha messo in difficolta moltissimo anche me.
La strofa comincia con una constatazione sul rapporto con la moglie, ammettendo "distanze pur senza paure" ma...., quel "ma" seguente significa l'insoddisfazione del rapporto, "ma ogni notte lei mi si arrende piu' tardi", dice il verso. Siamo sicuri che "lei" sia la moglie? Secondo me il riferimento alla moglie termina con il quarto verso, delineando un rapporto ormai di rispetto piu' che di amore, come in molte coppie dopo alcuni anni di matrimonio (ho detto molte, non tutte, non offendetevi, piccioncini!), la "lei" successiva  potrebbe essere una prostituta extracomunitaria e l'uomo magro il suo protettore. Infatti i "due passaporti", la valigia di ciondoli (preservativi? C'erano gia' nel 73?) e soprattutto il foglio di via finale, uniti agli uomini che ogni notte (bada bene, di notte!!) vanno dove si trova il protagonista lasciano presumere una provenienza straniera, ma il verso che piu' mi ha fatto avvicinare a questa teoria e' "lei ha gli occhi di una donna che PAGO".

Che cazzo c'entra allora' il commissario, mi dirai? Ricordati che l'impiegato ora e' un socio vitalizio del potere, quindi il commissario di polizia e' suo "schiavo", e l'impiegato lamenta probabilmente la cacciata della donna che ormai sente sua ("lei ha gli occhi di una donna che e' mia") e del protettore che ora ha in mano il tragico foglio di via. Come si permette la polizia di troncare il rapporto tra un potente e una donna, sia essa santa o puttana? Il potere non serve alla felicita', i tre brani centrali di "Storia" credo dicano questo.

Se queste analisi vi sembrano fatte da un pazzo ubriaco.... non vi do tutti i torti, a volte mi stupisco anch'io dei parti isterici della mia mente...

Hasta la vista


P.S. E' vero, mi identifico molto in "Storia", non invitatemi a balli mascherati o sara' peggio per voi......:-)))

E adesso puoi togliermi i piedi dal collo
amico che mi hai insegnato il "come si fa"
se no ti potro indietro di qualche minuto
ti metto a conversare, ti ci metto seduto
tra Nelson e la statua della Pieta'
al ballo mascherato della celebrita'.


> Storia di un impiegato: musicalmente h forse il mio preferito (anche se lo
> trovo un po' troppo pieno di "reprise"), ma per capire alcune cose ho dovuto
> faticare parecchio. Per Red: la tua spiegazione h molto esaudiente e precisa
> e forse mi saprai rispondere: se la bomba va a segno (al ballo mascherato)
> perchi ad un certo punto dice che il nostro povero impiegato vide esplodere
> un chiosco di giornali? Questo punto non mi h chiaro. Cosa ne pensate degli
> arrangiamenti decisamente progressive dell'album? C'era gi` una parte di
> P.F.M. (o de "I Quelli") a suonare con De Andri?

Il ballo mascherato non avviene realmente, e' un sogno, il primo dei tre che ha l'impiegato dopo essersi reso conto della sua situazione e prima di agire veramente. Infatti, se noti, il brano seguente si chiama Sogno n02, perche' il sogno n01 e' proprio quello del ballo mascherato, e il terzo e' la Canzone del padre che si conclude cosi':

"mi sveglio ancora e mi sveglio sudato
ora aspettami fuori dal sogno,
ci vedremo davvero
io ricomincio da capo."

Tornato alla realta' nel "Bombarolo", l'impiegato tenta di mettere una bomba al Parlamento, fallendo e facendo invece esplodere un'edicola. E l'errore nel lancio dell' ordigno e' inevitabile... .prova tu a passare da impiegato a bombarolo in due giorni!!!!


I sogni sono fondamentali (il n02 soprattutto). Infatti  fanno rendere conto all'impiegato di come il potere sia intercambiabile, e non basti colpirne i soci vitalizi (quelli del ballo borghese) per distruggerlo, ma sia necessario andare alla radice del potere stesso. Di conseguenza l'obiettivo dell'impiegato passa da una festa borghese al luogo dove il potere esercita, il Parlamento.
Alla fine si dimostra comunque che nessun azione individuale serve a cambiare la situazione generale, gli unici vantaggi che l'impiegato capira' di poter raggiungere sono suoi, personali, cioe' il trasferimento dagli oppressi agli oppressori (per mezzo della bomba che viene utile al potere per il "ricambio"), e l'ingresso a pieno titolo in quel potere che credeva di contrastare.
Al potere non interessa che qualcuno si unisca o si stacchi, interessa solo mantenere la propria condizione sempre stabile.
Poi nel brano finale si ipotizza un comportamento non piu' fatto di iniziative personali ma collettive, quindi un nuovo modo di dire, pensare e agire tutto all'unisono tra persone dello stesso "grado" (nel caso specifico i carcerati o i cuccioli del Maggio francese che danno origine poi a tutto il discorso).
Ma mi rendo conto di essermi LEGGERMENTE allargato.......

Sui reprise troppo frequenti forse hai ragione, tieni comunque conto che si tratta di un "concept -album", e il filo conduttore a mio avviso non puo' essere soltanto il testo ma deve comprendere anche la parte musicale, che "lega" meglio i diversi brani.

Infine, eccoti i musicisti di "Storia di un impiegato", non mi sembra ci siano PFM

voce: L'unica, immensa, inconfondibile, insuperabile di FABRIZIO DE ANDRE'
chitarre: Fabrizio De Andre', Silvano Chimenti, Bruno Battisti Damario.
basso elettrico: Daniele Patucchi
batteria: Enzo Restuccia
contrabbasso: Antonio Ferrelli
pianoforte: Nicola Piovani
synthesizer: Giorgio Carniti

I testi sono di De Andre' e Giuseppe Bentivoglio, tranne "Sogno n02" di De
Andre'-Roberto Dane'
Le musiche sono di De Andre'-Piovani. Lo stesso Piovani fa gli arrangiamenti e
dirige l'orchestra.
Il disco e' a cura di Roberto Dane'.

Ciao
RED

"La pieta' si appoggia al suo bombardamento preferito e perdona la bomba"
(Gregory Corso)

"Per strada tante facce non hanno un bel colore
qui chi non terrorizza si ammala di terrore,
c'e' chi aspetta la pioggia per non piangere da solo,
io son di un altro avviso, son bombarolo"
(IL BOMBAROLO, Fabrizio De Andre')

> Domandona del giorno: chi è LEI?
>
> Mi spiego.
> In Storia di un Impiegato, nel sogno della Canzone del padre:
>
> Con mia moglie si discute l'amore, ci sono distanze non ci sono paure.
> Ma ogni notte LEI mi si arrende più tardi, vengono uomini ce n'è uno pi�ù magro
> ha una valigia e due passaporti, LEI ha gli occhi di una donna che pago.
> Commissario io ti pago per questo, LEI ha gli occhi di una donna che è mia,
> l'uomo magro ha le mani occupate una valigia di ciondoli un foglio di via.
>
>  dopo l'esplosione del chiosco di gionali, i versi recitano:
>
> Ma ciò che lo ferì� profondamente nell'orgoglio
> fu l'immagine di LEI che si sporgeva da ogni foglio;
> lontana dal ridicolo in cui lo lasciò solo,
> ma in prima pagina col bombarolo.
>
> Quindi, Verranno a chiederti del nostro amore  parla solo di LEI.
>
> Infine Nella mia ora di Libertà:
>
> Tante le grinte, le ghigne, i musi, poche le facce tra loro LEI,
> si sta chiedendo tutto in un giorno si suggerisce ci giurerei
> quel che dirà di me alla gente. Quel che dirà ve lo dico io:
> "Da un po' di tempo era un po' cambiato ma non nel dirmi -Amore mio-.. "
>
> La parola LEI viene usata solamente in queste occasioni nell'intero album e mi
> sembra che voglia puntare ad una donna ben precisa.
>
> Ecco la MIA interpretazione, e aspetto le vostre! Per favore notate che non
> voglio dire che c'h un senso e solo uno, e non voglio sviscerare il perchi ed il
> percome.  Mi piacerebbe solo poter vedere se ci sono altre "visioni"  dello
> stessa idea di De André così da porterla apprezzare in più modi!
>
> Credo che LEI non sia la moglie, che è stata sposata per fare un investimento
> (banca e famiglia...). Inoltre con la moglie l'Amore ormai è finito: lo si
> discute solamente ma non lo si fa più.
> Con LEI invece sembra che il rapporto sia ancora vivo (da un po'di tempo era un
> po' cambiato, ma non nel dirmi "Amore Mio").
> Questa LEI però chi è?  Non sembra l'amante ufficiale, o meglio, il bombarolo
> non è l'unico amante di questa donna (vengono uomini...).  E` più l'immagine di
> una delle donne che De André ama descrivere come Bocca di Rosa o come Barbara..
> di tutti e di nessuno e che tutti possono amare come se fossero proprie ma che
> ti possono abbandonare ad ogni momento per "partiti" migliori (l'uomo magro ha
> una valigia piena di ciondoli -gioielli?-, due passporti ed  un foglio di via).
>
> E fin qui nell'interpretazione tutto più o meno quadra.. il problema grosso
> nasce sul rapporto "commerciale" che sembra esserci tra il bombarolo e la donna
> che ama. Chi riesce a darmi una mano per dare un senso più compiuto ai versi che
> seguono?
>
> "lei ha gli occhi di una donna che pago, lei ha gli occhi di una donna che è mia"
> "digli che i tuoi occhi me li han ridati sempre come fiori regalati a Maggio e
> restituiti in Novembre" (e quindi dati che erano belli e ritornati ormai sfioriti)
> "i tuoi occhi come vuoti a rendere per chi ti ha dato lavoro"  (gli occhi sono
> l'unica cosa che viene ridata dopo il lavoro, ...occhi stanchi)
> E poi ci sono i coralli, il cinema con la pietra al collo, Alice...
>
> Non sono mai riuscito bene a capire cosa vuole dire De André in questa parte!

Tutte le interpretazioni sono valide (o forse non lo e' nessuna o forse boh!), solo
un appunto: nella Canzone del padre, che e' un sogno, se l'impiegato sogna di
prendere il posto del padre, la LEI dovrebbe (condizionale d'obbligo) essere diversa dalla fidanzata della vita reale dell'impiegato, che poi appare sulle riviste ed e' l'indiscussa protagonista di Verranno a chiederti..., dovrebbe essere la moglie del padre, cioe' la madre dell'impiegato considerando pero' che l'impiegato, nel sogno, e' lui stesso suo padre (siete svenuti o ci siete ancora?). I tre sogni non sono quindi legati alla vita normale dell'impiegato.

Quanto all'"immagine di lei che sporgeva da ogni foglio....in prima pagina col bombarolo" credo sia frutto della "crudelta'" di certa stampa (non solo di allora...) che sbatte sui giornali la fidanzata del "mostro", dell'impiegato-bombarolo. Come mai durante e non dopo l'attentato, mi dirai? Ricorda che il potere ci osserva "dal primo battito del cuore ai ritmi piu' brevi dell'ultima emozione", quindi sa tutto, oppure e' solo un balzo spazio temporale di Fabrizio per incasinare chi come noi cerca significati dove non ce ne sono....

Una curiosita': molti cantautori usavano lanciarsi "frecciate" tra di loro nelle loro canzoni, usando pseudonimi per le loro vittime tratti dalle canzoni dei colleghi presi di mira:
Guccini in Via Paolo Fabbri dice "Marinella non c'era, fa la vita in balera..." e Marinella era Fabrizio, che ha scritto appunto la canzone di Marinella.
Fabrizio in Via della Poverta' dice "Ophelia e' dietro la finestra, mai nessuno le ha detto che e' bella", e guarda caso Ophelia e' una canzone di Guccini (album Due anni dopo).

Dunque, "andrai a vivere con ALICE che si fa il wiskey distillando fiori", potrebbe
essere un riferimento a De Greg.... Va be', scusate, ho esagerato con la fantasia.

Ciao

Re

>From: "chiara  " <chiaracic@tin.it>
>Reply-To: fabrizio@onelist.com
>To: fabrizio@onelist.com , fabrizio@onelist.com
>Subject: Re: [fabrizio] Ancora sul femminile e il maschile....
>Date: Sat, 08 Jan 2000 03:55:03 -0800

 

Testo

- "Vuoi davvero lasciare ai tuoi occhi
solo i sogni che non fanno svegliare".
- "Sì, Vostro Onore, ma li voglio più grandi."
- "C'è lì un posto, lo ha lasciato tuo padre.
Non dovrai che restare sul ponte
e guardare le altre navi passare
le più piccole dirigile al fiume
le più grandi sanno già dove andare."
Così son diventato mio padre
ucciso in un sogno precedente
il tribunale mi ha dato fiducia
assoluzione e delitto lo stesso movente.

E ora Berto, figlio della Lavandaia,
compagno di scuola, preferisce imparare
a contare sulle antenne dei grilli
non usa mai bolle di sapone per giocare;
seppelliva sua madre in un cimitero di lavatrici
avvolta in un lenzuolo quasi come gli eroi;
si fermò un attimo per suggerire a Dio
di continuare a farsi i fatti suoi
e scappò via con la paura di arrugginire
il giornale di ieri lo dà morto arrugginito,
i becchini ne raccolgono spesso
fra la gente che si lascia piovere addosso.

Ho investito il denaro e gli affetti
banca e famiglia danno rendite sicure,
con mia moglie si discute l'amore
ci sono distanze, non ci sono paure,
ma ogni notte lei mi si arrende più tardi
vengono uomini, ce n'è uno più magro,
ha una valigia e due passaporti,
lei ha gli occhi di una donna che pago.
Commissario io ti pago per questo,
lei ha gli occhi di una donna che è mia,
l'uomo magro ha le mani occupate,
una valigia di ciondoli, un foglio di via.

Non ha più la faccia del suo primo hashish
è il mio ultimo figlio, il meno voluto,
ha pochi stracci dove inciampare
non gli importa d'alzarsi, neppure quando è caduto:
e i miei alibi prendono fuoco
il Guttuso ancora da autenticare
adesso le fiamme mi avvolgono il letto
questi i sogni che non fanno svegliare.
Vostro Onore, sei un figlio di troia,
mi sveglio ancora e mi sveglio sudato,
ora aspettami fuori dal sogno
ci vedremo davvero,
io ricomincio da capo

Traduzioni
Francese

CHANSON DU PERE

"Veux-tu vraiment laisser à tes yeux
Seulement les rêves qui ne réveillent pas ?"
"Oui, Votre Honneur, mais je les veux plus grands."
"Il y a une place libre, c'est ton père qui l'a laissée.
Tu n'auras qu'à rester sur le pont
Et à regarder les autres bateaux qui passent:
Les plus petits, tu les dirigeras vers le fleuve,
Les plus grands, ils savent déjà où aller."
Ainsi, je suis devenu mon père
Que j'avais déjà tué dans un de mes rêves,
La Cour a confiance en moi,
L'acquittement et le crime, c'est le même mobile.

Maintenant Bert, le fils de la blanchisseuse,
Mon copain d'école, préfère apprendre
A compter sur les antennes des grillons,
Il ne joue jamais avec des bulles de savon;
Il enterrait sa mère dans un cimetière de machines à laver,
Enveloppée dans un drap, quasiment en héros;
Il arrêta un moment pour suggérer à Dieu
De s'occuper de ses propres affaires.
Et il s'enfuit de peur de rouiller,
Le journal d'hier le donne pour mort rouillé,
Les croquemorts en ramassent souvent
Parmi les ges qui se laissent pleuvoir sur le dos.

J'ai investi mon argent et mes affections,
La banque et la famille donnent des rentes sûres.
Avec ma femme, on discute d'amour,
Il y a de la distance, il n'y a pas de peur.
Mais elle cède chaque nuit un peu plus tard,
Des hommes viennent, y en a un plus maigre,
Il a une valise et deux passeports,
Elle a les yeux d'une femme qui parle.
Commissaire, je te paie juste pour ça,
Elle a les yeux de ma femme à moi,
L'homme maigre a les mains occupées,
Une valise plein' de trucs, une feuille de route.

Il n'a plus l'aspect de son premier tarpé,
C'est mon enfant cadet, le moins désiré.
Il a quelques nippes dans lesquelles trébucher,
Il tombe, mais il n'a jamais envie de se relever.
Et mes alibis prennent feu,
Le Guttuso encore à expertiser…
Maintenant les flammes enveloppent mon lit,
Y a des rêves qui n'éveillent pas.
Votre Honneur, t'es un sal' trou du cul,
Je me réveille encore, trempé de sueur,
Tu m'attendras au dehors du rêve,
On va se rencontrer, je recommence à zéro.

Traduzione di Joëlle Iannicelli e Riccardo Venturi