1968 Volume 3 (testi) (note inserite nel disco)
1 - La canzone di Marinella (Testo e Musica di Fabrizio De André)... . . . . . . . . . . . . . .. 3'20"
2 - Il gorilla [Le gorille](Testo italiano Fabrizio De André - Testo e Musica di Georges Brassens) .
2'59"
3 - La ballata dell'eroe (Testo e Musica di Fabrizio De André)....... . . . . . . . . . . . . . . . . . 2'35"
4 - S'i fossi foco (Da un sonetto di Cecco Angiolieri - Adattamento musicale di Fabrizio De André) 1'14"
5
- Amore che vieni amore che vai (Testo e Musica di Fabrizio De André)......... . . . . . . . 2'50"
6 - La guerra di Piero (Testo e Musica di Fabrizio De André).............. . . . . . . . .
. . ........ 3'04"
7 - Il testamento (Testo e Musica di Fabrizio De André)............. . . . . . . . . . . . . . . ........ 3'47"
8 - Nell'acqua della chiara fontana [Dans
l'eau de la claire fontaine]
(Testo italiano Fabrizio De André - Testo e Musica di Georges Brassens) ........ . . . . . .............. 2'20"
9 -
La ballata del Michè(1)(Testo e Musica di Fabrizio De André)..... . . . . . . . . . . . . . . .. 2'55"
10 - Il re fa rullare i tamburi(2)(Traduzione e adattamento di Fabrizio De André).. . . . ..... 3'14"
Nuove esecuzioni di canzoni già edite nei 45 giri ed 4 canzoni inedite
Collaborazione alle musiche e orchestrazione di Giampiero Reverberi
Assistenza tecnico-artistica Gianfranco
Reverberi
(1) Collabora al testo Clelia Petracchi
(2) Da una canzone popolare francese del XIV secolo
(BBLPS33 clicca x ingrandire (BBLPS33 clicca x ingrandire
images by Luca Bassanese) images by Luca Bassanese)
Edizioni:
1968 1a Edizione Bluebell Records BB/LPS 33 – 1a Tiratura –
copertina laminata con angoli arrotondati – scaletta dei brani in copertina non coincide con la sequenza delle tracce del disco,
con "Il testamento" come secondo pezzo del lato A e "Il gorilla" sul lato B .
1968 1a Edizione Bluebell Records BB/LPS 33 – 2a Tiratura –
copertina laminata con angoli arrotondati – copertina con la corretta sequenza dei brani.
1970 1a Edizione Produttori Associati PA/LPS 33 – 1a Tiratura (copie limitate e rare ) –
la canzone "Il gorilla" viene sostituita con "Il pescatore" e viene applicato un adesivo per segnalare la variazione –
il testo della canzone "Il pescatore" viene incollato sulla busta interna, sovrapponendolo a quello de "Il gorilla" –
copertina tipica dei 33" giri Bluebell, ovvero laminata e con angoli arrotondati – Label con logo P.A. 270°.
1970 1a Edizione Produttori Associati PA/LPS 33 – 2a Tiratura (copie limitate e rare ) –
copertina, con "Il pescatore" in scaletta al posto de "Il gorilla", stampata e non più applicando un adesivo –
copertina non più con angoli arrotondati e non più laminata - Label con logo P.A. 270°.
1971 2a Edizione Produttori Associati PA/LPS 33 – 1a Tiratura – copertina senza angoli arrotondati e non più laminata –
viene ricomposta la scaletta originale del disco ( "Il gorilla" e non più "Il pescatore" ) – Label con logo P.A. 180° e la
scritta "STEREO" nella parte alta.
1971 2a Edizione Produttori Associati PA/LPS 33 – 2a Tiratura –
copertina senza angoli arrotondati e non più laminata – viene ricomposta la scaletta originale del disco ( "Il gorilla" e non più
"Il pescatore" ) – Label con logo P.A. 180° e la scritta "STEREO" nella parte sinistra sopra la scritta "33 GIRI" e S.I.A.E.
1978 1a Edizione Ricordi SMRL 6237 – copertina identica alle stampe originali, con la Label arancione/bianca.
1978 2a Edizione Ricordi SMRL 6237 – copertina identica alle stampe originali - la Label è azzurra, senza la scritta "Dischi Ricordi s.p.a."
1978 3a Edizione Ricordi SMRL 6237 – copertina identica alle stampe originali - la Label è azzurra, con la scritta "Dischi Ricordi s.p.a." - .
1983 1a Edizione Ricordi Orizzonte ORL 8899 – copertina differente dalle stampe originali (fotografia che riprende Fabrizio in concerto) –
Label di colore viola (in varie tonalità ), senza la scritta "Dischi Ricordi s.p.a.".
1983 2a Edizione Ricordi Orizzonte ORL 8899 – copertina differente dalle stampe originali (fotografia che riprende Fabrizio in concerto)
Label di colore viola ( in varie tonalità ), con la scritta "Dischi Ricordi s.p.a.".
1987 3a Edizione Ricordi Orizzonte ORL 8899 con codice a barre sul retro
1987 Ricordi CDMRL 6237 CD
1991 Ricordi Orizzonte CDOR 8899 (CD)
1995 BMG - Ricordi CDMRL 6494 (CD)
2000 BMG - Ricordi 74321 795862 (CD) ristampa serie oro
2002 BMG - Ricordi 74321974582 (CD) 24 bit remaste
2009 SONY-BMG 88697454702 (CD)
2009 Gruppo Editoriale l'Espresso - 3 (CD)
2010 Sony Music RCA 88697615141 - vinile colorato
2011 Sony Music RCA 886978323118 - doppio vinile a 45 giri
2015 Sony Music - Le grandi Collezioni Mondadori - con libretto inedito
(clicca x ingrandire
images by Luca Bassanese)
(PALPS33 con Il pescatore!
clicca x ingrandire)
(PALPS33 con il pescatore clicca x ingrandire)
(PALPS33 clicca x ingrandire)
(PALPS33 clicca x ingrandire)
(SMRL 6237 clicca x ingrandire
images by Lucio)
(SMRL 6237 clicca x ingrandire
images by Lucio)
ORL 8899 clikka x ingrandire
ORL 8899 clikka x ingrandire
(CDOR8899 clicca x ingrandire)
(CDOR8899 clicca x ingrandire
images by Lucio)
(CDMRL6494 clicca x ingrandire)
Ricordi 74321974582 (CD) 24 bit remastering - clikka x ingrandire
Vinile colorato
Versione a 45 giri su 2 LP
Note inserite nel disco
«S'io fossi foco, arderei lo mondo, / s'io fossi vento, io 'l tempesterei». Cecco Angiolieri, il
primo «young angry man» della letteratura europea, iniziava cosi, sette secoli or sono, il
suo sonetto più «terribile».
Nell'èra dei mistici, fra le fioriture leggiadre dei «dolce stil novo», il poeta senese scopriva
il gusto acre dell'imprecazione come contravveleno al male di vivere; il lessico della rabbia
come suggello alla disperazione; il ghigno dilatato fino alla volgarità come verifica dei tragico quotidiano.
Fabrizio
De André, uno degli autentici «young angry men» della canzone contemporanea, ha recuperato la lezione di messer Cecco nella sua allucinante attualità. Andando bene al di là di certe definizioni di comodo, che fanno di
Angiolieri un acido velleitario e un bestemmiatore da trivio, ha compreso a fondo la sconcertante «verità» dei poeta medievale, si è calato entro la drammatica accoratezza della sua «protesta», oggi più che mai viva, parlante
più che mai.
Ecco perché l'ipotesi di un incontro in ispirito fra il cantore dugentesco e il cantastorie novecentesco non è soltanto suggestiva, è anche credibile. Ovvero il fatto che De André abbia rivestito di
musica (un'ironica giava) i versi dei senese, non è casuale ma muove da motivazioni precise. E, quella fra Cecco e Fabrizio, un'occhiata d'intesa fra due autori distanti sette secoli l'uno dall'altro, eppure
vicinissimi, quasi parenti.
Chi conosce Fabrizio attraverso le sue canzoni - la lunga storia di una ribellione - non faticherà ad accertarsene.
Basterà, a scoprire la natura e la consistenza di tale legame, ascoltare
questo disco in cui De André ripropone, accanto al sonetto di Angiolieri, alcune fra le pagine più significative della sua produzione di ieri e di oggi. Fra queste ultime è importante rilevare due traduzioni da Brassens, un
altro poet a cui il cantautore genovese è legato da particolari affinità di gusto, di scelte, di inclinazioni.
A ben guardare, direi che la protesta anzi la ribellione di Fabrizio nasce da un assoluto bisogno
di fede, dalla ricerca di un qualcosa in cui credere che è testimonianza d'amore per, l'Uomo, fiducia nel suo divenire. E questa tensione costante a salvare il mondo poetico di Fabrizio dalle sabbie mobili dei
nihilismo, a trattenerlo sull'orlo della negazione totale per impedirgli di precipitare. Per sconfortata che sia la sua visione del mondo, vi è sempre l'impulso ad andare avanti, a cercare ancora. Per distaccata e
rinunciataria che possa sembrare la sua cronaca, è facile leggervi fra le righe un invito alla lotta, un ammonimento a prendere coscienza della realtà per imboccare altre strade.
Questo mi pare vogliano insegnarci i
poveri eroi di Fabrizio, solitari campioni di un'umanità che brancola nel buio e cerca la luce, e troppo spesso, vittima dei proprio cammino, inciampa fra i sassi che costellano le vie dell'esistenza. Perché, a guardare
in alto, si rischia di incespicare: come Marinella, che muore nel momento stesso in cui scopre l'amore; come Miché, omicida per il timore di perdere la sua ragazza, suicida per la disperazione di averla perduta; come il
soldato de «La ballata dell'eroe», che «troppo lontano / si spinse a cercare / la verità»; come Piero, ucciso fra i papaveri dalla furia feroce della guerra, proprio mentre scopre nel grembo di quest'ultima il sapore di
un'impensata fraternità: «E mentre andavi con l'anima in spalle / vedesti un uomo in fondo alla valle / che aveva il tuo stesso identico umore / ma la divisa di un altro colore » Eccoci così al tema dell'«homo
homini lupus», l'aspetto più inquietante dei dissenso di Fabrizio Da André nei confronti della società. L'uomo non è soltanto vittima dei propri errori o del proprio destino.
E soprattutto vittima degli altri,
dell'ipocrisia, dell'odio, della malafede dei prossimo. Così la cortigiana sfiorita, di stecchettiana memoria, dei «Testamento», costretta a vendere immagini sacre all'angolo di una chiesa perché il consorzio
sociale non le lascia altra possibilità di sussistenza; così quel personaggio di cui si racconta ne «Il gorilla», ucciso dalla corriva «giustizia» degli uomini: «Gridava mamma come quel tale / cui il giorno prima come ad un
pollo / con una sentenza un po' originale / aveva fatto tagliare il collo, La morte (dei sogni, dell'amore, della dignità). La guerra, l'odio, il marciume che è dentro e intorno a noi.
Sono questi, dunque, i
sassi che Fabrizio semina lungo l'itinerario dei propri personaggi, per insegnare a noi a camminare. Sono i capisaldi della sua tristezza - e deHa sua speranza - di artista profondamente partecipe della realtà. Di uomo che
vive la vita degli altri uomini, vi si cala fino in fondo e la soffre senza alternative, totalmente. Il fatto che, per esprimerla, egli non di rado ricorra all'umorismo non significa nulla. E, il suo, un humour sempre
disponibile ai richiami dei tragico, quotidiano o no. Nessuna voglia di ridere: semmai il sarcasmo «cattivo» di Cecco Angiolieri. Un sarcasmo che è l'alibi dell'amarezza, che ha l'infinita tensione di un pianto
rattenuto.