Volume 8 (1975)
1 - La cattiva strada
2 - Oceano
3 - Nancy
4 - Le storie di ieri
5 - Giugno '73
6 - Dolce Luna
7 - Canzone per l'estate
8 - Amico fragile
Album: Lo
stesso Fabrizio, poco prima dell'uscita, sembrava non avere le idee molto chiare: "Questo nuovo LP sarà per me un mistero, lo conosco poco, è come se non mi appartenesse. Questo accade perché io sono un pò misterioso con me
stesso, forse sono giunto ad una svolta senza quasi accorgemene. (...) Posso dire che ha collaborato con me Francesco De Gregori e che mi sono trovato molto bene in questo scambio di idee dal quale ho tratto gran beneficio." (Hot Dog, Intervista a Fabrizio De André, Nuovo Sound, 17/2/1975)
La cattiva strada:
In Germania è uscito un 45 giri con due copertine diversa, una pubblicata sul libro e l'altra è questa.
C'è stato anche un tentativo di pubblicarlo in Italia. Il retro, in entrambi i casi era Amico fragile. Le copertina già
stampate per l'uscita in Italia vennero usate come buste promo/juke box, forate:
Nancy: Tutta la storia della vera Nancy raccontata sul libro è tratta da una pagina del sito del
nipote della vera Nancy, con l'autorizzazione dell'autore: http://www.challies.com/archives/articles/seems-so-long-a.php.
La pagina è stata aggiornata. Ora è: http://www.challies.com/articles/seems-so-long-ago-nancy-0
Invece la storia raccontata da David Gardiner è su un blog, dove parla di una ragazza di nome Lindy: La pagina è tutta in inglese: http://www.laurahird.com/bestrecords/cohenseemssolongagonancy.html
Le due versione pubblicate
in Italia dell'album "Songs from a room", contenente la canzone Nancy.
Le storie di ieri: A proposito del verso "mio padre legge molti giornali ..." Lo stesso De Gregori ebbe a dire: "Quando la sentì mio padre mi disse: Ma io che c'entro? E io: "Papà, non ti preoccupare che non c'entri..." per dirti come in una canzone l'autobiografia sia importante fino a un certo punto e non sempre quando uno dice 'mio padre' si riferisce al proprio padre anagrafico. Al mio comunque dispiacque un pò, anche perché il disco ebbe successo, la canzone la sentirono in tanti, c'era gemte che andava da lui e gli diceva: 'Giorgio, non sapevo che tu fossi così di destra'... Alla fine dispiacque anche a me di averlo citato, di aver creato questo fraintendimento." (Francesco De Gregori, nel libretto allegato al CD "Rimmel" della serie Le Opere del Corriere della Sera, Ottobre 2009)
Giugno '73
Mi scrive Luigi Piccolo e mi racconta una cosa interessante: "posso, con certezza, darle la diretta interpretazione della frase "ti versi un cucchiaio di mimosa nell'imbuto di un polsino slacciato "
perchè la diede a me e ad un mio amico che la aveva chiesto, proprio Fabrizio che ho avuto l'onore e il piacere di conoscere e frequentare tra il 1994 e il 1996 in Sardegna.
Ci disse che era una abitdine di Lei a versarsi un profumo di mimosa nei polsini delle camicie che indossava; per cui penso che la droga non c'entri proprio nulla".
Dolce Luna
DOLCE LUNA, un racconto di Riccardo Venturi, per gentile concessione dell'autore
Il racconto che segue è stato postato nella mailing list dedicata a Fabrizio, il 26/5/2000:
Sperando d'incontrare qualcuna come lei, si mosse dalla sua casa davant'alla Fortezza per
andare al Porto. Vestito d'una maglietta bianca e d'un paio di vecchi pantaloni, non è dato sapere di quale vino fosse ubriaco; e non è dato, forse, neanche sapere chi fosse, anche se io lo
conoscevo abbastanza bene per quanto conoscer si possa un'ombra. 20 luglio 1969, televisioni che gracchiano da ogni finestra.
Ruggero Orlando e Tito Stagno, triste sera.
Eppure, la Luna è lassù.
Non si vede niente, dalla Piazza.
È lassù, e ben altri sono i fili dell'ignoto.
Da un altro porto, ma non da un altro mare, qualcuno lo vide camminare e s'immaginò un
vecchio marinaio. "It is an ancyent marinere, and he stoppeth one of the three"...? Che non avesse un posto dove andare, questo lo si sapeva; a parte una casa in via Pelletier, una
stradaccia piena di vento, e un'osteria.
E che gliene importava se la terra non lo aspettava sotto i piedi?
Sognava sempre di ballare!
Di mogli ne aveva avute addirittura due; alte, snelle. Ma per lui non esistevano più, che avessero pure un altro uomo e un altra donna. Adius!
E mentre, dall'altro porto, il Poeta gli mandava a dire che era un uomo da buttare tendendogli una canna da pesca con incoccata un'esca dalle lunghe gambe (ah, Dylan! Storie di ubriachi,
anche se preferivi quell'orrida cervogia!), lui passava davanti alla Statua di Piazza Garibaldi frugandosi nelle tasche. C'era solo un po' di polvere di mare.
Sabbia d'una spiaggia popolare. I Tre Ponti o il Calambrone, più lontano c'era la curva dove Vittorio Gassmann e Jean Louis Trintignant s'eran volati di sotto dopo l'ultimo Sorpasso.
"Qui Pasadena..."
Ma quale Pasadena. C'era solo la Luna.
They came in peace for all mankind.
Lui camminava. Non poté testimoniare.
E non gliene sarebbe fregato poi molto.
All'altezza di Via Borra passò davanti al Monte di Pietà, e la Luna si specchiava nel Fosso, davanti alle vecchie carceri.
Anarchico e comunista, diceva di cantare per non ammazzare.
Per ore ed ore poteva parlarti di tutte le sue guerre mondiali, e il
Poeta dell'altro porto lo sapeva.
Ogni giorno, una guerra mondiale; lui, come si sa, comandava un
Sottomarino e glielo faceva vedere chi era lui!
Un foglio del "Telegrafo" di due mesi prima; due patate lesse e una scatoletta di tonno. Un bicchiere, due bicchieri, una bottiglia si rimedia sempre. Basta chiedere!
In questi posti davanti al mare, un po' di vino lo trovi dovunque.
E ripensava sempre alle lunghe gambe. Facevano l'amore?
E chi lo può testimoniare?
E intanto la notte passava.
Una notte sveglia.
Ma erano tutti quanti svegli. Solo per quella notte, però.
Lui, sempre.
Barcollando arrivò al Varco Galvani.
Triste, triste; lampare e luci.
Vino e cazzotti.
Erano scene viste da sempre, quando arrivano i carghi da chissà dove. Li fanno stare magari per giorni alla fonda, e quegli uomini s'accumulano l'adrenalina melassata, salsa dell'andar per mare.
E sbarcano, sbarcano continuamente per chissà che cosa; gli svantaggiati. E il marinaio indiano barcollava con una specie di coltello nella schiena, in quella notte dove la Stella Polare aveva
ceduto il passo all'astro calpestato, bucato da una bandiera, violato dalla voce umana. Il timoniere di Shangay non lo sapeva che questo è pure il nome d'un quartiere di questa città, e gli
anelli brillavano, brillavano. Lampare e luci.
Lì per lì non se ne rese conto, e non era il primo che vedeva morire.
E non poté testimoniare.
Qui Pasadena, qui Apollo, qui...
La mattina, o forse nella notte stessa, i Carabinieri lo avrebbero
trovato. Meglio scappare via.
Meglio ballare, perché, poi, il Maestro ci fa su una bella canzone, chissà. Come la chiamerà? La
Tango-Notte? E il Poeta dell'Altro Porto gli dovrà spiegare della paralisi, di luci del mare capovolto, d'una balena che lo aspetta al largo come il Colombre di Buzzati? E la Balena sono
due donne alte, snelle, amore, amore, amore! Con chi ci vuoi dimenticare? Come fai a dire che non puoi testimoniare? Bevi, bevi, Piero Litaliano! Hai passato la vita a bere e a sognar di bere!
Qui Pasadena, qui Apollo, qui...
Fu così che il Poeta dell'altro Porto volle dargli una mano. Un minuto, ed era da lui.
Le quattro e ventisette del ventuno luglio millenovecentosessantanove.
A quei due non importava niente di non riuscire a nuotare, e la voglia di mare ce l'avevano su tutte le guance del mondo, destre, sinistre, sinistre, destre, destre, sinistre...
Si trattava di dare dei nomi a quel che era successo.
Uno parlò d'una città, d'una statua, d'un porto delle illusioni, d'una chimera.
L'altro, che aveva visto ogni cosa, parlò d'una Dolce Luna. Una storia, dicono, assai strampalata.
Si misero persino, e per gioco, a parlare in una lingua sconosciuta, che forse intendevano solo loro.
Ne spraken dünne fragen küer, ne skoargen dünne flachert, ne skoargen
dünne bünne skräer, en dünne ne spraken gulakt. En argen bucht, en
hiregus skwäer, ne spraken dünne flachert, ne spraken dier, ne spraken
küer, ne spraken dünnen dachchrt.
Né parlar tanto e chiedere un capriccio, né qualcosa fa vacillar tanto;
né allestire una scena tanto scarna, e neanche parlare preziosamente. E
una grande baia....né parlar tanto fa vacillare, né parlarti, né dir
capricci, né parlar tanto... [...??...]
Ora, forse, capisco meglio.
(Riccardo Venturi)
Canzone per l'estate:
Test press della canzone per l'estate (by Italo Gnocchi)