1968 - Senza orario senza bandiera
1985 - Faccia di cane
1968 SENZA ORARIO SENZA BANDIERA (F. De Andrè - Mannerini - Di Palo - De Scalzi). LP dei New Trolls.
Fonit Cetra, LPX 3
(clicca x ingrandire)
Ho veduto (De André - Mannerini - Di Palo - De Scalzi)
Vorrei comprare una strada (De André - Mannerini - Di Palo - De Scalzi)
Signore, io sono Irish (De André
- Mannerini - Reverberi)
Susy Forrester (De André - Di Palo - De Scalzi)
Duemila (De André - Mannerini - Di Palo - De Scalzi)
Padre O'Brien (De André - Leva - Di Palo - De Scalzi)
Tom Flaherty (De André -
Mannerini - Di Palo - De Scalzi)
Andrò ancora (De André - Mannerini - Di Palo - De Scalzi)
L'album è interpretato dai New Trolls
Senza orario senza bandiera
ecco le note di copertina (grazie a Franco Senia e al suo
post)
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L'Uomo che va alla ricerca di se stesso, della propria realtà e della propria storia, è il protagonista del "viaggio"
che Fabrizio De André e i "New Trolls" ci raccontano in questo microsolco.
Nulla è lasciato al caso, in questo pellegrinaggio che conduce un nostro simile alla scoperta del Mondo: ogni incontro, ogni pagina di
questa storia è una tessera di un mosaico che coglie i diversi eppur concomitanti aspetti della natura umana, della sua quotidiana epopea.
Ne l tempo stesso -la contraddizione è solo apparente- nessun rigore di causalità
lega questo vagabondaggio che non ha programmi, se non di cercare ovunque "il dolore/la gioia dell'Uomo".
Senza schemi fissi, senza preconcetti ideologici: appunto "senza orario, senza
bandiera".
Direi che, al fondo di questo disco, vi sia soprattutto il gioco emozionante di una continua scoperta della Vita ("Ho veduto...i tucul / le case dei ricchi / e ho pianto....
Ho ascoltato / il
linguaggio del mondo / e ho pianto") l'entusiasmo di chi va costruendo se stesso attraverso una serrata trafila di esperienze: "Andrò ancora e se tornerò / sarò senz'altro migliore".
La galleria di situazioni e di personaggi che incontriamo in questo viaggio-verifica è dunque estremamente varia, proprio come varia e complessa è la
natura umana.
Si va dalla figura del patetico sognatore che vorrebbe una strada tutta per sè, piena di luci, di colori, di voli alti e di bimbi che giocano; alla fede primordiale e all'ingenuo ottimismo di Irish che
ringrazia il signore per le labbra e gli occhi della sua ragazza e gli chiede una bicicletta, solo una bicicletta per andare in chiesa alla domenica; alla definitica solitudine di Susy, la bellissima che per non aver mai
ritenuto nessun uomo degno di lei è invecchiata senza conoscere l'amore; al frequentatore del "bar dell'angolo" che ben presto dimenticherà di aver perduto al gioco perchè fuori c'è la sua donna ad
aspettarlo.
L'itinerario prosegue con la bellissima immagine del figlio di pescatori che "guarda stupito / la bocca aperta / delle sue scarpine", mentre intorno a lui la civiltà del Duemila rotea senza
sfiorarlo. Si passa poi al racconto del vecchio soldato che rievoca senza dolore drammi ormai sepolti dal tempo ( "Ti ricordi Joe? / Ti ricordi di Sam / con il cuore coperto / di mosche?"). Poi c'è l'accorata
perorazione di Padre O'Brien, il missionario a cui il costo di un missile basterebbe per "togliere il dolore /dai lebbrosari della terra". Infine la commovente timidezza di Tom Flaherty, che non oserà mai
confessare il proprio amore alla ragazza dei suoi sogni: "Lo scriverò anche a dio. / Solo a te, amore / non lo dirò mai".
Questo a grandi linee, il contenuto dei testi che De André ha composto traendoli
daalcune liriche del poeta genovese Riccardo Mannerini, e a cui i "New Trolls" hannoaggiunto il fervore trascinante delle loro musiche, ricche di colore e di forza espressiva.
I singoli brani sono stati collegati con intermezzi orchestrali realizzati da Gian Piero Reverberi, per sottolineare la continuità del
"viaggio" anche sotto il profilo formale.
Non va sottovalutata un'altra singolarità di questo disco: l'incontro fra l'esuberante
giovinezza dei "New Trolls" e un autore
"impegnato", ormai pervenuto ad una sua pensosa maturità creativa, come è Fabrizio De André. Incontro che poteva anche rivelarsi uno scontro, tanto sono diverse le loro esperienze espressive, e che invece si è risolto
nel reciproco completarsi di personalità diverse, in un felice amalgama fra musica e poesia.
CESARE G. ROMANA
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HO VEDUTO
Ho veduto nascere il sole dai ghiacci di Thule
Ho veduto i riflessi dorati delle moschee
Le onde adulte della Guascogna, gli squali
bianchi
I tukul, le case dei ricchi
E ho pianto
Ho veduto mare ch'è mare, terra ch'è terra coro: per le strade del mondo
Come in me, come a Lisbona, come da noi per le strade del mondo
Ho veduto grano ch'è
grano, fango ch'è fango per le strade del mondo
Ho ascoltato il linguaggio del mondo
E ho pianto
Ho visto amare, fremere, andare
Ho veduto la faccia sporca di un amico
Lo stupore di una pazzia, di una
morte
Ho veduto l'ironica faccia di chi mi odia
Gli occhi larghi di chi ha paura
E ho pianto
Ho perdonato, giustificato
Ho veduto morire il sole nel golfo di Aden
Ho veduto il buio e la luce
E ancora
piango
VORREI COMPRARE UNA STRADA
Vorrei comprare una strada nel centro di Nuova York
La vorrei lunga e affollata di gente di ogni età
E tanta luce nei
buffi tubi di vetro colorato
Una fontana con mille bambini che giocano
Un gatto griglio che scalda assonnato il suo angolo
E voli alti contro i colori dell'arcobaleno
E al tramonto vorrei sedermi all'ombra di un
grattacielo
Fino a che io sentirò una voce che mi dirà
Scusami William mi spiace per te ma è la fine
SIGNORE, IO SONO IRISH
Signore, io sono Irish,
quello che non ha la bicicletta
Tu lo sai che lavoro e alla sera le mie reni non cantano
Tu mi hai dato il profumo dei fiori, le farfalle, i colori
E le labbra di Ester create da Te
Quei suoi occhi
incredibili solo per me
Ma c'è una cosa, mio Signore che non va
Io che lavoro dai Lancaster a trenta miglia dalla città
Io nel Tuo giorno sono stanco, sono stanco come non mai
E trenta miglia più trenta miglia
sono tante a piedi lo sai
E Irish Tu lo ricordi, Signore, non ha la bicicletta
Nel Tuo giorno le rondini cantano la Tua gloria nei cieli
Solo io sono triste, Signore, la Tua casa è lontana
Devo stare sul prato a
parlarti di me
E io soffro, Signore, lontano da Te
Ma Tu sei buono e tra gli amici che tu hai
Una bicicletta per il Tuo Irish certamente la troverai
Anche se vecchia, non importa, anche se vecchia mandala a
me
Purché mi porti nel tuo giorno, mio Signore, fino a Te
Signore, io sono Irish,
Quello che verrà da Te in bicicletta
SUSY FORRESTER
Susy eri
bella ma non ti bastava
Eri gelosa di tutte le rose
E gli amori sognati erano senza età
Cavalieri nel vento che ti portavano la luna
Troppe stagioni e troppi inverni
Cadde la neve anche sui tuoi
capelli
E gli amori perduti hanno la loro età
Servitori del tempo che ti regalano i ricordi
Spenta l'estate, sfumati gli amori
Ora non sei più gelosa dei fiori
DUEMILA
Razzi intorno alla terra alla caccia di stelle
Di pianeti lontani, arrampicati su antichi soli
Lune che hanno perduto, nel mistero svelato,
L'incantesimo antico sopra lo
specchio di mari notturni
Mentre in un angolo
L'ultima figlia di un pescatore
Guarda stupita la bocca aperta delle sue scarpine,
Segrete amanti di vecchie calze bucate e stinte
TI RICORDI JOE?
Ti ricordi, Joe
Era verde laggiù
Era verde il mare a Manila
Ti ricordi Joe
Eran tanti laggiù
Coi fucili nascosti tra i fiori
Quante stagioni
passarono là
Quanti colori inutili ormai
Per occhi già stanchi oppure già chiusi
Per sempre
Ti ricordi Joe
Ti ricordi di Sam
Col il cuore coperto di mosche
E c'è ancora chi
Va dicendo che
noi
Noi marines non avevamo un cuore
Quante stagioni passarono là
Quanti colori inutili ormai
Per occhi già stanchi oppure già chiusi
Per sempre
PADRE O'BRIEN
Ho
chiesto e non m'han dato un quinto del tesoro fregato in una lunga guerra
Un quinto mi bastava per togliere il dolore dai lebbrosari della terra
Ora restate solo voi che avete l'umiltà
E quella stessa pietà di chi
conosce il dolore,
Di chi per un gesto d'amore vi benedirà
Date l'amore che c'è in voi, non solo la pietà
Fate che giungano a me i frutti della bontà
E molte labbra domani sorrideranno per
voi
TOM FLAHERTY
Ti amo, lo svelerò alle viole
Ti amo, lo abbaierò alla luna
Lo scriverò sui vetri, sui muri e gli alberi
Lo scriverò anche a
Dio
Solo a te, amore, non lo dirò mai
Ti amo, lo griderò ai boschi
Ti amo, lo scriverò sull'acqua
Te lo diranno le viole e i platani
Te lo dirà la luna
Da me solo, amore, non lo saprai
mai
ANDRO' ANCORA
Andrò ancora per le strade del mondo con occhi sinceri
Cercherò ovunque il dolore, la gioia dell'uomo
Conterò le lacrime amare di chi
soffre
I sorrisi di chi attende con mani protese in avanti
Andrò ancora senza un orario, senza bandiera
Mi chinerò su malati e fontane, su volti di bimbi
Camminerò tra sporcizia e danaro senza fermarmi
Andrò
ancora e quando tornerò sarò più vecchio e migliore
Non sarò mai né triste né stanco
Andrò ancora e se tornerò sarò senz'altro migliore
Andrò ancora per le strade del mondo potete contarci
1985 FACCIA DI CANE (R. Ferri + F. De Andrè (non firma ufficialmente), musiche di Di Palo - De Scalzi, Belleno, Belloni). CD Tours.
FACCIA DI CANE
Oh oh oh oh ….
Faccia di cane nasce alla stazione
Dentro una barca a forma di vagone ha già vent'anni ormai
Ghiaccio a Natale sopra i marciapiedi
La donna grassa non si tiene in piedi e si fa piccola
La gente ride ma lui le dà una mano e la riporta su
Fante di cuori ormai non ci si crede neanche più
In
questa città vorrei piantarci un faro
Per vederci più chiaro
In questa città vorrei trovarci il sale
In questa città che prende a calci un cane
Mentre muore di fame
In questa città che affoga senza il mare
Faccia di cane aveva questa idea
Dare ai vagoni forma di galea speranze all'ancora
Ma alla stazione nasce un altro cane
Figlio di faccia pressappoco uguale
Ha già vent'anni ormai
La gente
cade e lui con una mano e la riporta su
La gente ride con uno schiaffo lui la sbatte giù