Da Il Secolo XIX, 2 Settembre 2002
Una prova d'amore, contenuta in otto libri con 75 mila iscrizioni, è custodita in via del Campo. E'Gianni
Tassio, quasi da cinquant'anni dietro il anco del negozio di dischi forse più famoso di Genova, fondatore del museo dedicato a De Andrè, ad essere il depositario di questa più che documentata passione nei confronti del
cantore della città vecchia e della grandiosa umiltà dei suoi abitanti. Quasi un universale luogo dell'anima, che i giovani soprattutto, s liando quei libri, dimostrando di amare.
Settantacinquemila dediche, 'm
astate di rimpianto, di rabbia di' ammirazione, di devozione da parte di turisti (pochi i genovesi) provenienti da tutto il mondo. Nomi senza cognomi come fraterni; firme autorevoli e celebri, che il negoziante
(«Che 'il dio dei vicoli ti protegga, o Tassio» scrive fra li altri Bruno Lauzi) ha raccolto dal giorno in cui Fabrizio De Andrè e morto.
Otto libri che non accennano ad esaurirsi se si pensa che solo nei tre giorni
di Ferragosto, nella città spenta, Tassio, sempre aperto, dimostra, in quelle pagine, il passaggio di oltre un centinaio di ammiratori del cantautore. «In via del Campo a Ferragosto con la chitarra e Fabrizio nel cuore, la
buona novella è qui» lasciano scritto un "lui" e un "lei" da Vibo Valentia.
Ogni coppietta che entra chiede a Gianni Tassio una foto con lui e con la Esteva la chitarra di De Andrè, poi si impegnano a
spedirne una copia e Tassio ha nel cassetto oltre duemila fotografie con dedica. Un mondo intero che si è fermato a sorridere fra quei vecchi scaffali di dischi introvabili, tra i poster di Fabrizio, come se tutto quel posto
fosse un monumento. «Sono i giovani a tenerlo vivo, a volere vivo De Andrè» ribadisce Gianni Tassio. E le dediche lo confermano: «Sono
stata svezzata a latte e Fabrizio e di questo sarò sempre grata a mia mamma» scrive
Deril di Roma. «All'amico di mia madre brindo con emozione» così Giovanni da Orgosolo. E ancora: «Grazie da una futura generazione di bombaroli di parole. E Saluti dalla mia dolce madre che non ha mai smesso di amarti» è il
messaggio di un veronese.
Certo in 75mila presenze, non mancano le curiosità. E le celebrità. Ecco Vittorio Sgarbi con un azzeccato: «Non e perduta qui nel Campo la civiltà delle puttane». Ed ecco un'anonima: «Un
bacio da una oramai vecchia Bocca di Rosa». E ancora l'astronauta Vladimir Soloiev che piomba in via del Campo nel Natale scorso e spiega, nella dedica, che nei dodici mesi trascorsi nello spazio (quasi dimenticato, perchè
doveva rimanervi solo poche settimane) una cassetta di De Andrè è stato il suo conforto, l'alimento della sua speranza di sopravvivenza. il suo attaccamento alla vita. Quasi per un voto è arrivato fino da
Tassio.
Ecco l'anonimo cinese che il 27 luglio scorso riempie mezza pagina di ideogrammi con la traduzione di un tal Marco Reolcke: «Nel nome della classe operaia cinese trasmetto gli auguri più cordiali a Fabrizio».
E infine Gino Strada, medico dei disperati del Terzo Mondo, cui è stata versata parte della somma ricavata dall'asta della chitarra Esteva e con quel denaro è stato aperto un reparto ospedaliero in Sierra Leone, chiamato
Via del Campo. Scrive Strada il 6 gennaio 2001, a due anni dalla morte del cantautore: «All'asta per la chitarra di Fabrizio, quanti amici che emozione, viva Via dei Campo».
Torino Roma Molise Veneto Aus ralia e
Germania, Canada. «Grazie» scrive Dora di Peis in ungheria, musica «di buenos sentimientos» osserva un turista da Granada, «Genova si conosce con te" racconta Oscar il greco». «Qui anche l'odore di urina sa di
libertà», si spinge oltre un fiorentino. Certo è strettissima l'osmosi tra il cantautore e la sua città per cui l'amore per l'uno e per l'altra si confonde. «All'uomo che più di tutti mi riporta qui, nei
miei colori». appunta Loredana. «Grazie per averci prestato i tuoi occhi e il tuo cuore nella visita a Zena e ai suoi prati d'acqua», scrive un gruppo da Palermo. Un battaglione intero di alpini è entrato e uscito nel
negozio di via del Campo nei giorni dell'adunata (Da Pierpaolo di San Donato Milanese: «Ogni tanto anche gli anarchici possono essere alpini») e così pure i portavoce del G8. «Da piazza Giuliani e a via del Campo: siete lo
stesso coinvolti». Tassio accoglie tutti con lo stesso cordiale entusiasmo. All'ultimo giovane che entra si rivolge con un :«Scrivi quel che ti detta il cuore». E Andrea, classe 1968, da Roma, riflette e scrive: «E ogni
volta è perdersi e tornare. La dolcezza della poesia contro la volgarità del mondo».
La prima dedica fu di Dori l'amata moglie di Fabrizio, i giorno del funerale. «Ti voglia mo tutti in via del Campo e non via dal
mondo». Desiderio qua si esaudito.
D. B.