Storia di un impiegato

1973
Italia
Produzione e musicisti

Produttore: Roberto Danè
Arrangiamenti e direzione d'orchestra di Nicola Piovani
Edizioni Musicali Editori Associati a cura di Roberto Dané
Chitarre: Fabrizio De André, Silvano Chimenti, Bruno Battisti Damario
Basso elettrico: Daniele Patucchi
Batteria: Enzo Restuccia
Contrabbasso: Antonio Ferrelli
Pianoforte: Nicola Piovani
Synthesizer: Giorgio Carnini

Finito di registrare il 10 luglio 1973 nella sala di registrazione Ortophonic di Roma
Tecnico del suono: Sergio Marcotulli
Assistente: Giancarlo Iannucci
Design: Raymond Gfeller
Fotografie: Gastone Jung
 

Edizioni
1973
Produttori Associati
PA/LP 49
LP

1a Edizione Produttori – copertina apribile in carta ruvida – comprende un inserto con fotografie (elaborate a matita) e tutti i testi delle canzoni; le note interne sono di Roberto Danè – Label con logo P.A. 180°

1973
Produttori Associati
PA/LP 49
LP

2a Edizione Produttori – copertina apribile in carta lucida non laminata – comprende un inserto con fotografie (elaborate a matita) e tutti i testi delle canzoni; le note interne sono di Roberto Danè – Label con logo P.A. 180°

1973
Produttori Associati
PA 1033
ST7
1973
Produttori Associati
PA 90024
ST8

Stereotto

1978
Ricordi
SMRL 6232
LP

1a Edizione Ricordi – caratteristiche grafiche identiche all'originale – Label di colore arancione/bianca – le matrici sono le medesime delle edizioni Produttori Associati

1978
Ricordi
SMRL 6232
LP

2a Edizione Ricordi SMRL 6232 – caratteristiche grafiche identiche all'originale – Label di colore azzurra, senza la scritta "Dischi Ricordi s.p.a." – ristampata la matrice, quindi differente rispetto alla 1a Edizione

1978
Ricordi
SMRL 6232
LP

3a Edizione Ricordi – caratteristiche grafiche identiche all'originale – Label di colore azzurra, con la scritta "Dischi Ricordi s.p.a." – la matrice è la medesima della 2a Edizione

1978
Ricordi
RIK 76232
ST7
1983
Ricordi
ORL 8919
LP

1a Edizione Ricordi Orizzonte – copertina con grafica originale invariata – Label di colore blu senza la scritta "Dischi Ricordi s.p.a." – senza il codice a barre sul retro – le matrici sono nuovamente cambiate, con il numero di catalogo ORL 8919

1983
Ricordi
ORL 8919
LP

2a Edizione Ricordi Orizzonte – copertina con grafica originale invariata – Label con tinte di viola con la scritta "Dischi Ricordi s.p.a." a fianco del marchio Orizzonte – è presente il codice a barre sul retro – le matrici son

1983
Ricordi
ORK 78919
ST7

con e sanza codici a barre

1987
Ricordi
ORL 8919
LP

3a Edizione Ricordi Orizzonte ORL 8919 con codice a barre

1991
Ricordi
CDOR 8919
CD

Ricordi Orizzonte CD

1995
Ricordi
CDMRL 6497
CD

BMG - Ricordi CDMRL6497 (CD)

1995
Ricordi
RIK 76497
ST7
2002
Ricordi
74321974242
CD

BMG - Ricordi 74321974242 (CD) 24 bit remastering

2009
Sony Music
88697454732
CD

SONY BMG 88697454732

2009
Sony Music
l'Espresso 5
CD

Gruppo Editoriale l'Espresso - 5

2010
Sony Music
88697615181
LP

SONY Music Entertainment Italia SpA 88697615181 - su vinile colorato bianco

2015
Sony Music
Mondadori 5
CDs

Sony Music - Le grandi Collezioni Mondadori - con libretto inedito

2017
Sony Music
889854480813
LP

Rimasterizzato a 192 kHz, Archivio del suono

2018
Sony Music
190759079027
CD

Archivio del suono, 1500 copie

2019
Sony Music
senza codice
CD

Raccolte musicali di Sorrisi, venduto in edicola

2020
Sony Music
6
LP

RCA, RCS Mediagroup (edicola)

2021
Sony Music
RTM LPR90
ST8

Riproduzione analogica dei nastri del master, su bobina

Copertine
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Note contenute nel disco

STORIA DI UN IMPIEGATO E DI UNA BOMBA

Un impiegato ascolta, 5 anni dopo, una delle canzoni del maggio francese 1968. E' una canzone di lotta: ricorda gli avvenimenti accaduti durante la rivolta nata dagli studenti e, rivolgendosi a quelli che alla lotta non hanno partecipato, li accusa e ricorda loro che chiunque, anche chi, in quelle giornate, si è chiuso in casa per paura, è ugualmente coinvolto negli avvenimenti. La canzone contiene l'affermazione che la rivolta non è finita ma ci sarà nuovamente, in futuro, più forte.
L'impiegato paragona la sua vita fatta di buonsenso, individualismo e paure, a quella dei ragazzi che hanno avuto il coraggio di ribellarsi al sistema che li opprimeva.
Si rende conto, o così presume di sé. di non poter unirsi a loro, di non poterli seguire né affiancarsi in nessun modo. La realtà nella quale vive lo ha condizionato, lo ha segnato irrimediabilmente.
C'è solo posto per la vendetta e la presunzione di potercela fare da solo di risolvere con un gesto solitario tutti i problemi che lo incatenano al posto di lavoro. Decide così di gettare una bomba ad un ballo mascherato al quale partecipano tutti i miti, i valori della cultura e del potere borghese. E comincia a sognare.
-Sogna di autoinvitarsi al ballo mascherato e di portare con sé la bomba, gettarla ed assistere agli effetti dello scoppio su coloro che per anni ha rispettato, gli hanno fatto paura, gli hanno imposto un comportamento. La sua liberazione è totale, alla fine; dopo aver assistito all'agonia di tutti, e dei padre e della madre, si libera anche dell'amico che gli ha insegnato il modo di ribellarsi rendendo così all'individualismo di cui è vittima, il tributo definitivo.
Il sogno prosegue: la voce di un giudice lo informa che il potere borghese era al corrente dei suoi atti, addirittura lo stava seguendo dalla nascita così come segue tutti i suoi sudditi.
L'accusa di omicidio, di strage, si trasforma in ringraziamento per aver eliminato vecchi residui che davano fastidio al potere stesso, che ormai ha trovato altri modi per governare. li giudice lo informa che ha usato correttamente gli strumenti della legge e che il suo gesto non è altro che la ricerca di potere personale. Così lo accoglie tra coloro che contano, tra coloro che decidono, tra coloro che governano e dispongono della altrui e della propria libertà.
Un nuovo sogno, o una nuova puntata dei sogni precedenti, e l'impiegato prende il posto del padre da lui stesso sacrificato alla ricerca di spazio personale. Rivive una vita lancinante, fatta di illusioni e relative delusioni, di difese disperate della propria integrità, del proprio denaro, delle proprietà. Non è più un sogno, ma un incubo'e l'impiegato si sveglia.
Ha capito che in qualunque modo è un uomo finito, senza nessuna possibilità di ricupero, che i suoi gesti saranno sempre individualisti, tesi al proprio bisogno personale e che salendo la scala del potere non si sfugge comunque alla propria condizione di isolamento, d'angoscia. La bomba che nel sogno era stata gettata con forza, con rabbia, per vendetta, ora, nella realtà, diventa un momento di ebbrezza e, ovviamente, di lucidità.

L'impiegato sa cosa fare, sa dove andare, sa chi deve colpire e perché. Va dritto al parlamento a gettare una bomba vera per ammazzare gente vera, ma la sua abilità era soltanto un sogno: la bomba rotola giù verso un'edicola di giornali e l'unica cosa che lo colpisce è, come una previsione, la faccia della sua fidanzata che sta su tutte le prime pagine dei giornali.

E alla fidanzata dei mostro, l'impiegato scrive una lettera di addio dal carcere nel quale è rinchiuso. Nel carcere, in una realtà non più individualista, ma forse il massimo dell'essere uguali, l'impiegato non più impiegato scopre un nuovo modo di capire la vita e le cose che lo circondano. Scopre la realtà della parola "Collettivo" e della parola "potere".

Per la prima volta in bocca al personaggio e per la seconda nel disco, l'io passa al noi mentre si prepara una nuova rivolta o sta continuando la stessa della canzone del maggio.

La nota più interessante che se ne ricava è la contrapposizione fra due diverse realtà: quella nella quale si muove l'impiegato preso a simbolo della classe borghese media che, in cambio del rispetto delle regole imposte da chi ha in mano le leve del comando, gode dei suoi stessi privilegi e la realtà del carcere, diventata qui, saltandone a pie' pari le implicazioni di degradazione di cui tutti siamo a conoscenza, il simbolo della oppressione e anche della uguaglianza".

La scelta del carcere (da parte di De André e Bentivoglio) è ovviamente formale, ai fini del racconto, e viene usata come pretesto per indicare una situazione di collettività.

Queste due situazioni hanno un punto in comune: sono due condizioni esistenziali di costrizione ma la prima necessita, per la liberazione, della legge della jungla, l'individualismo, la lotta personale, la necessità di imparare delle regole non scritte, dei codici di comportamento che sono appannaggio di coloro che si dividono la torta del potere.

Ed il risultato, questa liberazione, può essere soltanto una posizione personale più prestigiosa, un salto di piano, una crescita obbligata all'interno di quelle regole: perciò da oppresso a oppressore.

Poiché è contenuta nella stessa logica del potere la possibilità che qualcuno ne possa avere altrettanto o di più, non c'è vero conflitto, sempre che le regole siano rispettate.

Per grandi gruppi economici non importa il nome di chi governa se il nome è il prestanome di un sistema di governare.

Così non importa se l'impiegato prende il posto di uno che ha in mano qualche piccola leva di comando, basta che rispetti le regole del gioco. (Nel disco è il posto del padre, usato da De Andrè e Bentivoglio come esempio della conservazione di classe.)

Anzi, ben venga un rinnovamento, sangue giovane e vitale, per consolidare quella realtà che servirà ad istruire, condizionare, preparare altra gente e altro sangue a sostituirsi ai vecchi migliorando ma non cambiando il decalogo della classe dominante.

In carcere la realtà concede invece due alternative. Ovvero, in condizioni di sfruttamento sopra una intera collettività ci sono due modi di liberarsi: uno individuale, ma bisogna abbandonare la classe alla quale si appartiene per entrare nell'altra, quella già descritta, l'altra possibilità è quella di farIo collettivamente.

Ed è proprio in una realtà collettiva che si impara un altro modo di agire, di pensare, di gestire la propria persona tenendo conto della presenza degli altri, facendosi un tutto con gli altri fino a cambiare l'io col noi, ripetendo la stessa posizione di lotta ma questa volta con la coscienza di appartenere alla stessa classe di sfruttati.

Un'altra nota sul disco è la scelta dei linguaggio che gli autori hanno usato per esprimersi.

Un linguaggio moderno, staccato decisamente dalla forma di racconto per approdare a delle immagini di tipo psicologico fino a delle immagini oniriche di stampo reichiano, espresse mescolando elementi reali e irreali sulla stessa costruzione del verbo.

De André e Bentivoglio hanno differenziato con particolare cura il linguaggio della canzone del carcere e della traduzione della canzone del maggio in rapporto a quelle delle altre canzoni del disco.

De André e Piovani hanno composto le musiche riuscendo a fondere lo spirito della ballata tradizionale con momenti di musica rappresentativa, dando al disco varie espressioni mimiche, dalla rabbia alla nostalgia, dalla tenerezza alla smorfia sadica.

Gli arrangiamenti dello stesso Piovani accentuano ancora di più le sezioni del disco portando ad ognuna il contributo di comunicazione e legandole una ad una in una storia essenziale.

L'interpretazione di Fabrizio De André passa dalla canzone di piazza del maggio alla forma recitata del sogno numero due, dal tenero cinismo della canzone d'amore alla rabbia della canzone del carcere, con disinvoltura, in un disco in cui De André cantante è sempre meno cantante e sempre più interprete abile e misurato e con la consueta aggressività e presenza si impone al suo e al nuovo pubblico mantenendo
intatta la coerenza dal primo lontano disco del 1960.

                                          Roberto Dané

DISCHI RICORDI S.p.A.

Note

Questo il testo della canzone del maggio francese che fabrizio tradusse ne  "la canzone del maggio".

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Chacun de vous est concerné.

Même si le mois de mai
Ne vous a guère touché ;
Même s'il n'y a pas eu
de manif dans votre rue ;
Même si votre voiture
N'a pas été incendiée ;
Même si vous vous en foutez !
Chacun de vous est concerné.

Même si vous avez feint
De croire qu'il ne se passait rien,
Quand dans le pays entier
Les usines s'arrêtaient ;
Même si vous n'avez rien fait
Pour aider ceux qui luttaient ;
Même si vous vous en foutez !
Chacun de vous est concerné.

Même si vous avez fermé
Votre porte à notre nez,
Une nuit que nous avions
Les Céhèresses aux talons ;
Si vous nous avez laissés
Matraquer sur le palier ;
Même si vous vous en foutez !
Chacun de vous est concerné.

Même si dans votre ville,
Tout est resté bien tranquille,
Sans pavés, sans barricades,
Sans blessés et sans grenades,
Même si vous avez gobé
Ce que disait la télé ;
Même si vous vous en foutez !
Chacun de vous est concerné.

Même si vous croyez maint'nant
Que tout est bien comm' avant,
Parce que vous avez voté
L'Ordre et la sécurité,
Même si vous ne voulez pas
Que bientôt on remett' ça ;
Même si vous vous en foutez !
Chacun de vous est concerné.