Contributi

Qui di seguito troverete alcuni contrinuti in forma poetica da parte degli appassionati di Fabrizio De André:

  1. Ti troverò domani (elegia per Fabrizio De André) di Massimo Molinari
  2. t2 e t1, due poesie di Max
  3. tributo a Fabrizio, di Santo Catanuto
  4. aprocrifo di O. D.
  5. Canzone per Fabrizio di G. Gentili
  6. A Fabrizio, di Claudio Ferrante
  7. Faber, di Albero Barina

 

 

Ti troverò domani ( elegia per Fabrizio de Andrè )

Ti troverò seduto in faccia all' orizzonte
Di un mare senza vento. Un soffio sulla fronte
Ti porterà i tormenti di anime ingannate
Che cercano un motivo dal giorno che son nate

Respirerò il mattino di un tempo che riposa
All'ombra di mimose e di petali di rosa
Un debole respiro piegato alla tua voce
Ti ascolterà narrare di ladri morti in croce

e mare, e gente inutile, di spose e di puttane
Di amori arrampicati a logore sottane
Di vecchi pescatori col sale dentro al petto
Che navigano il mondo con il respiro stretto

Mi arrenderò a quegli occhi che ancor scorgo invocare
Che chiedono, che spiegano, non sanno giudicare
Che tendono la mano a raccogliere il destino
Di chi non ha che il tempo davanti al suo cammino

Raccontamela adesso la vita oltre a quel ponte
Del Cristo che hai cantato per cento e mille volte
Riportami in quel sogno di folle senza inferno
Che tu hai reso uguale sui fogli di un quaderno

Mi siederò al tuo fianco sul ciglio di un estate
Che asciugherà a fatica le mie mani sudate
M'inonderò di calma nel tempo di un sorriso
Con gli occhi chiusi, colmi, di quel tuo paradiso.

Massimo Molinari Gennaio 2004

 

 

2 poesie di Max.
Ritrovate dopo aver ascoltato l'ultimo brano dell'ultimo disco di Cristiano De Andrè

t2
Mi eri sembrata così bella.
Vidi i tuoi capelli,
scuri.
Vidi i tuoi occhi,
i tuoi occhi belli,
con i quali sei passata incolume
attraverso l'odio e l'indifferenza.

Ti amo, gioia mia,
come solo un padre ama il figlio.

Sei andata, ora.
Come è la notte,
quando si srotola piano
avanti al sole.

E se il gatto si spancia
raccontando quanto ti fosse amico
per ogni tuo sorriso,
per ogni tua carezza,
per ogni tua stretta di mano,
bella mia,
sono io adesso che esigo la tua voce.

Che tu mi possa venire sempre a trovare!
Da dentro le fibre delle mie corde vocali.
io sarò qui ad aspettare.

 

t1
Vicino al bordo estremo, al confine ultimo della vita normale,
ed il passaggio non è così immediato,
sempre guardando al tavolo vicino della birreria di stasera,
dove ti sembrano solo cumuli di macerie umane
quelli che si affogano consenzienti in una pizza tagliata al metro
ti parrebbe scontato il tuo valore
come che tu fossi, amore, una magnifica e preziosa perla blu.
Mai abbiamo aspettato tanto a lungo un insegnamento
perché era tale e così scontato il nostro lucido guardare nelle cose
che non ci siamo accorti di aver saltato qualche pagina del manuale di istruzioni
che ci avevano dato il giorno di dimissioni dall'incubatrice.
Eppure no, io non ti dimenticherò.

Chissà se qualche parola deciderà, per sua sola forza,
di arrivare all'oggetto del suo pungere vistoso,
del suo essere veicolo per il mio darmi alla vita.
Ma ancora non posso pensare
alla voce nascosta dietro un blu funebre
che mi intossica e mi addolora l'anima
e mi fa pensare alla netta e vistosa piaga
del dieci di gennaio.

E' stata una giornata faticosa
chè io non so più come rendere al nulla del mio cupido soliloquio
(vano latrato inseguito in ogni notte)
la vera misura delle mie sensazioni.
Se solo fosse così semplice come piangere un eroe sconosciuto
un caduto ignoto glorioso in guerra!
Ma il tuo sorriso era come quello di un amico, capitano.
E non dimenticherò
Non dimenticherò
da: "massimo casanova" <maxplank@libero.it

 

Subject: Santo Catanuto, tributo a Fabrizio.

Lasciamo eredità insolute
a quanti scopriranno
solo adesso
un raro senso
al tuo parafrasare.
Restiamo accanto a temi
imputrescenti
fin quando vino
fiato
acqua alla gola
non ci faranno dire
<<ecco, è finita>>
e l'ultima parola
spetta a noi.
Il tuo momento
lungo quanto il tempo
che ci accompagna
e ci scandisce il mondo
è stato un divenire
di pensiero
a galla
nella quotidianità
che la tua voce calma
un po' scordata
ha preso acceso aperto
di sensibilità.
Si sa che il mondo scorre e si va via
come un uccello in volo verso sud
(quanti l'han fatto e lo faranno ancora!)
molecole di niente
son diventate vere
nel mondo dei diamanti
senza più temporali.
Stavolta non piangiamo nel deserto
cercando mari assurdi e rette vie
né fari illuminanti
né osterie
ci basta solo un canto,
la tua voce,
nel rilassare mente e gambe stanche
dal gran peregrinare
sopra circonferenze:
vuote disequità.
Ci basta solo un canto,
la tua voce,
per fare il giusto conto
il punto nave
e intravvedere il centro
incancrenito
della mediocrità.
Stavolta non piangiamo
stando stretti.
Molecole di niente
ormai son vere.
Con il tuo canto
abbiamo avuto figli:
sappiamo ancora bene
cos'è la libertà.

 

Apocrifo

Ho avuto paura era come una guerra
Ma guerrieri o codardi si ritorna alla terra
Eppure era inverno e tempo di neve
Andarsene al buio sembrava più lieve
E ora che vedo del vento il colore
E' strana quest'ansia pare quasi un dolore.

L'infinito si espande e vi osservo distanti
In un mare di pece siete stelle filanti
Verità non conosco che non fosse cercare
Nelle tasche non ho niente da poter regalare
E dividere a mezzo le mie stesse emozioni
Ispirava gli accordi di cento canzoni.

Ho lasciato che il cuore guidasse i miei passi
La mia strada ho percorso contandone i sassi
Anche adesso che parto perché sono costretto
Che l'amore continui a non farmi difetto
E se posso davvero dialogare con Dio
Pregherò perché resti molto più che un addio.

Se un sogno vi lascio tenetelo stretto
Non c'è dietro l'angolo un mondo perfetto
Conservatevi allora ben sgombra una via
Che bello sarebbe si chiamasse utopia
E meglio mi sembra aver cura di un gatto
Che seguire le insegne di un re mentecatto.

Piangete coi deboli siate duri coi forti
Gettate l'invidia riparatene i torti
Più saggio passare mille volte per fesso
Che scoprir nello specchio d'un boia il riflesso
E per meta non datevi un cinque più uno 
Ma pietà per la pena di chi prova il digiuno.

Che folla qui intorno un po' lo speravo
Un gran girotondo come quando giocavo
Ammucchian tesori in enormi panieri
Sono tutti quei sogni dei giorni di ieri
E chissà che non possa come le gazze ladre
Rubare una perla riabbracciare mio padre.

Se poi decidete di giocare il mio gioco
Fatelo subito accendete un gran fuoco
Buttateci dentro la rabbia e il rancore
Scaldate chi ha freddo regalategli un fiore
E se l'ultima nota se l'è presa gennaio
So legger le stelle da buon marinaio.

E' finita quest'ansia è finito il dolore
Adesso lo vedo del vento il colore
Mai come prima vi scopro e vi sento
Di quel che ho fatto posso esser contento
Con voi ho vissuto e non è che l'inizio
A tutti un bacio…… arrivederci…… Fabrizio.             
" APOCRIFO"        O.D.   16/01/1999

 

Canzone per Fabrizio

Crescemmo insieme
in un giardino fiorito
sull' erba bagnata
e un profumo antico,
tu non sei mai morto
continuerai a soffiare
fin dentro il mio cuore
e lo farai sanguinare.

Sotto il cielo terso
tenue un bambino
si stupisce ancora
del pesco fiorito,

"e poi la luce
luce che trasforma
il mondo in un giocattolo
faremo gli occhiali cosi'!
faremo gli occhiali cosi'!"

G Gentili (circa2002)

 

A Fabrizio

Ti ho conosciuto quel mattino:
l'indomani della tua notte.

Spirava un vento clandestino
che oggi sostiene le tue idee a frotte.

Ha smesso ormai di soffiare,
ma basterà per far navigare
nei nostri mari di pensiero:
"Bocca di rosa", "Marinella", "La guerra di Piero".

Ti giungono le tue canzoni? Nelle sere
dei colloqui, tra le stelle, di una stella.
Sai? Sono diventate preghiere:
"Amico fragile", "Via del campo", "La buona novella".

Genova, Napoli…, per entrambe un piccolo re
di sospetti, di rispetti, di affetti.
"Karakhonè", "Geordie", "Don Raffaè",
"Se ti tagliassero a pezzetti".

Hai dato fendenti frustate, destanti
sulla dura groppa dell'oblio;
riesumando l'uomo sotterrato dai venti
di tempeste aizzate da un falso dio.

Segno del tempo, come le rughe che ti hanno segnato,
solco di un epoca che resta, sei passato…
"Amore che vieni, amore che vai",
come "Il pescatore", "Le nuvole", tornerai?

Ad importi con le armi dell'anima, timido dittatore:
della morte, del bastardo, della puttana, del cuore…
In fondo cosa hai voluto lasciarci?
Nient'altro che una condanna ad amarci:
"La cattiva strada", "Si chiamava Gesù", "Dolcenera".
Quando ci riusciremo, sarà la tua canzone che si avvera.

Stiamo anche gioendo in questo giorno,
perché la tua andata è stato anche un ritorno…
con "Rimini", "Sally", "La morte",
assidui come paggi a corte…

Memori di non aver a fondo compreso
il tuo animo patrizio dalla scorza plebea;
questo pensiero va per esteso
a te ed alla tua grande nomea.

  Claudio ferrante 

 

FABER (di Alberto Barina)

La sera,
quando le finestre si fanno leggere
un foglio s'impiglia
tra i rami e la luna;
tu germoglio chiamato
alla primavera perenne.

Maggio profuma
di una solitudine così umana,
e tutto
sembra farsi più lontano;
la voce e la terra,
i ricordi, il mare,
un grembo di pietre,
i contorni di una poesia
che vince su ogni guerra,
le stanze vuote e le parole,
gli anni venerati dalla stanchezza.

Cos'è
questo ritornare
sempre a riva,
a volte come Pescatore,
a volte in forma di conchiglia.

(Alberto Barina)