Creuza de mä

1984
Italia
Produzione e musicisti

Prodotto da Mauro Pagani e Fabrizio De ANdré
Registrato al Felipe Studio e allo Stone Castle Studio di Milano
Tecnici del suono: Allan Goldberg e Lucio Visintini
co-produzione in studio e missaggi: Allan Goldberg

Musicisti:
Mario Arcari: shannaj in Jiamin-a
Aldo Banfi: syntclavier
Francois Bedel: zarb, percussioni
Walter Calloni: batteria
Dino D'Autorio: basso in Sinan Capudan Pascià
Fabrizio De André: chitarra ottavina in Da a me riva, voci
Edo Martin: chitarra Roland GS2
Franco Mussida: chitarra classica 6 corde e mandolini elettrici in A dumenega
Mauro Pagani: oud, sax, bouzouki, mandole, mandolini, violino, viola a plettro, Roland SPV 335, flauti, voci
Maurizio Preti: percussioni
Massimo Spinosa: basso
Francis Biggi: consulenza strumenti medioevali
Copertina di Area di Comunicazione
Foto di Jay Maysel

Edizioni
1984
Ricordi
Promo
LP

Edizione promozionale (numero limitato di copie ) Ricordi – timbro con la dicitura "Campione gratuito" nell'angolo inferiore destro della copertina

1984
Ricordi
SMRL 6308
LP

1a Tiratura Ricordi – copertina laminata, apribile, con i testi, le traduzioni in Italiano, i crediti e alcuni suggerimenti per leggere gli accenti genovesi, insieme ad alcune note su detti e modi di dire – Label azzurra senza la scritta "Dischi Ricor

1984
Ricordi
SMRL 6308
LP

2a Tiratura Ricordi – identica alla prima tiratura, ad eccezione della laminatura della copertina – Label azzurra con la scritta "Dischi Ricordi s.p.a."

1984
Ricordi
RIK 76308
ST7

Musicassetta stereo 7 Ricordi RIK 76308

1987
Ricordi
CDMRL 6308
CD

CD Ricordi CDMRL 6308

2002
Ricordi
74321974202
CD

BMG-Ricordi 74321974202 24 bit remastering

2009
Sony Music
88697454772
CD

SONY BMG 88697454772

2009
Sony Music
l'Espresso 11
CD

Gruppo editoriale l'Espresso 11

2011
Sony Music
8697920771
LP

Sony RCA - Creuza de ma a- Vinile blu

2014
Sony Music
8843036982
CD

Sony RCA - Creuza de ma - doppio CD per i 30 anni: Creuza de ma e La mia Genova

2014
Sony Music
8843039872
CD

Sony RCA - Libro fotografico e doppio CD

2015
Sony Music
Mondadori 11
CD

SONY Music - Le grandi Collezioni Mondadori - con libretto inedito

2016
Sony Music
889853089413
LP
2017
Sony Music
889854654016
LP

Vinile blu

2018
Sony Music
889854890216
LP

Archivio del suono

2018
Sony Music
190759079522
CD

Archivio del suono, 2000 copie

2019
Sony Music
RCS
CD

RCA, Le Raccolte Musicali Di Sorrisi – N. 2 + CD "Creuza De Ma"

2021
Sony Music
LP

RCA, Vinyl collection, 180gr

2021
Sony Music
CD

Con TV Sorrisi e Canzoni, I Grandi Album Italiani 1970 - 2000 – 11

Copertine
Image
Image
Image
Image
Image
Image
Image
Image
Image
Image
Image
Image
Image
Image
Image
Image
Image
Image
Image
Image
Image
Image
Commenti

Il commento di Pierpaolo
Questo album, senza alcuna enfasi, ha rappresentato la chiave di volta dell'intero panorama musicale italiano.

Il disco è cantato tutto in dialetto genovese e la musica è quasi interamente suonata con strumenti "etnici"; una scommessa controcorrente e decisamente contro ogni regola di mercato.  

Per le musiche Fabrizio si è fatto accompagnare da Mauro Pagani, ex PFM, grande cultore di musica e strumenti provenienti da mondi minori e dimenticati, e in questo caso i nostri due artisti hanno soprattutto fatto riferimento a sonorità del bacino mediterraneo, dato che l'idea di fondo del disco è il viaggio, che nel caso di un genovese come Fabrizio non poteva non legarsi al concetto di mare e di navigazione.   

L'album si apre con "Creuza de mà", brano che apre l'intero disco che descrive non solo verbalmente ma anche musicalmente (per es. le voci del mercato) personaggi e ambienti legati al mondo ligure sia marinaro che dell'entroterra.       

"Jamin-a" è un ritratto a tutto tondo di una prostituta di origine araba che ogni marinaio vorrebbe incontrate in ogni porto.

Il terzo brano è "Sidun" un canto straziante di un padre che ha visto la cosa più atroce che può capitare ad un genitore: la morte violenta di suo figlio.

"Sinan Capudan Pascià" è la storia di un marinaio genovese del XV secolo che salvando la vita di un sultano arabo fu nominato "gran vizir", rigettando l'accusa di  "rinnegato" per essersi convertito all'islam perché in fondo cosa ha fatto di male ha soltanto vissuto "bestemmiando Maometto al posto del Signore".

"A pittima" era l'esattore che veniva mandato dai privati cittadini a esigere i debiti nella Genova dei tempi andati.

"A dumenega" ricorda la passeggiata delle prostitute che venivano portate a spasso dalla "madama" con tutti i lazzi e le ironie anche da parte di coloro che non si peritano di sapere da dove vengano certi finanziamenti…

"D'a me riva" è decisamente un pezzo autobiografico visto che probabilmente nella stesura del disco Fabrizio trovandosi in Sardegna si trovava dalla sua riva dirimpetto alla altra "sua riva" cioè la Liguria in generale e Genova in particolare. 

Voglio ricordare inoltre che il disco è risultato disco del decennio 1980-89 dal referendum indetto dalla rivista "Musica e Dischi" e premiato anche per la bellissima copertina

 

 

From : "Enrico Gori" <firemagmar@tiscalinet.it> 
Nota: le correzioni suggerite sono state "incluse" nei testi.
Subject : Creuza De Ma: sguarùin zeneixi.  (errori genovesi)
Date :  Mon, 21 Jan 2002 19:44:16 +0100 
  
Gentile Webmaster del sito www.viadelcampo.com,
A parte farle i complimenti per il Suo bellissimo sito, decisamente più che degno del più grande poeta anarchico dell'ormai scorso secolo, volevo segnalarvi alcuni errori (il titolo della missiva significa infatti:errori genovesi) nei testi di Creuza De Ma, album stupendo, e questo è aggettivo ancora banale..Non ci sono parole per descriverlo... Ma passiamo al dunque:
 
1) 'A Dumennega (titolo genovesizzato):
 
Nel verso "bruttu galusciu de 'n purtò (e accidenti, niente accento circonflesso)..." c'è un imprecisione dell'autore dei testi contenuti nella bustina dietro il disco. Vado a spiegare:
La vocale "o" con l'accento circonflesso ha il significato di "------ore" (imperatore, portatore), e quindi sarebbe corretto. Ma l'incaricato ai testi ha scritto "purtou", dove il dittongo (che si pronuncia comunque ou e non u) ha il significato di "ato" (rinnegato, portato, peccato). Personalmente opterei per la prima possibilità. Sicuramente era quella l'intenzione di Faber.
 
1bis) "A Dumennega":
 
"Mancu ciù u nazu (sì, la "z" è una "s" impura in genovese) gh'avei..."
E qui, caro Faber, hai fatto un errore grosso, spero incidentale....
Perchè "avei" è l'infinito presente del verbo "avere", il medesimo, appunto^_^
Mentre la forma corretta è "aviei", avete, appunto.
 
2) Xaminn-a (Jamin-a, puro genovese):
 
A) l'erronea traduzione di "mussa pinn-a" (quella mussa non è
decisamente sazia... ma piena....)
 
La ringrazio del Suo tempo,
Un giovane ammiratore di Faber (15 anni)

 

 

From : Riccardo Venturi <venturi@spl.at> 
To :  fabrizio@yahoogroups.com 
  
Subject :   [fabrizio] Sinàn Capudàn pascià
  
Date :  Mon, 15 Oct 2001 11:27:13 -0700 (PDT) 
  
...e questa l'è a memöia,
a memöia do Çigä,
ma 'nsci libbri de stöia
Sinàn Capudàn Pascià...

(Fabrizio de André, "Sinàn Capudàn Pascià")
___________________________________________________

Scipione Cicala era nato a Genova da una nobile ed antica famiglia viscomitale, nel 1552. La notizia pare assolutamente certa, malgrado alcuni lo abbiano voluto originario della Calabria o della Sicilia.
Vedremo comunque in seguito che la Calabria lo vide comunque protagonista di una delle sue imprese.

All'eta' di 19 anni, nel 1561, il giovane Cicala s'imbarco' assieme al padre, diretto in Spagna; ma, nei pressi di Messina, la loro nave venne abbordata da dei pirati barbareschi ed il giovane venne fatto prigioniero condotto a Costantinopoli. Ai giovani rapiti veniva usualmente posta l'alternativa di abiurare la propria religione ed entrare nel corpo dei Giannizzeri (turco < yeni ceri > "nuovo soldato"), oppure d'essere messi a morte. Scipione Cicala non ebbe naturalmente dubbi; abiuro' il cristianesimo, abbraccio' l'Islam ed entro' nel famoso corpo militare ottomano.

Scipione Cicala, sembra, era un giovane di rara bellezza. La cosa, oltre ad interessare le fanciulle turche, piacque soprattutto al sultano Suleyman (ovvero Solimano II), che aveva certe "tendenze". Non si sa esattamente che cosa avvenne, ma da quel momento la fortuna del Cicala ha un'impennata verso l'alto: giunge ai piu' alti gradi del corpo dei Giannizzeri, e' rispettato e temuto a corte ed ottiene il titolo di Pascia'.

Nel frattempo, abbracciando la nuova religione, Scipione Cicala ha cambiato nome. Si chiama prima Hassan Çigala-zade (pronunciato alla turca, con l'accento in fondo: çigalà), aggiungendo pero' al nuovo nome, in ricordo della sua citta' natia, la denominazione di "Sinan"  (= genovese, da "Sina" la denominazione ottomana di Genova derivata direttamente da "Zena"). All'apice della sua fortuna, a Sinan Hassan Çigala-zade Pascià viene addirittura permesso di aggiungere al suo gia' complicatissimo nome la denominazione di "Kapudan", alla lettera "facente parte della Sublime Porta" (Kapu).

Il Cicala (continueremo a chiamarlo cosi' per comodita') rivela doti militari non comuni; dal corpo dei Giannizzeri viene posto a capo di una flotta corsara che, nel 1594-95, compie numerose e violente incursioni nell'Italia meridionale, particolarmente in Calabria; Soverato, Cirò Marina e la stessa Reggio vengono messe a ferro e fuoco, e ancora adesso e' nota questa strofa popolare:

Arrivaru li turchi, a la marina
Cu Scipioni Cicala e novanta galeri.
Na matina di maggiu, Ciro' vozzi coraggiu
Mentre poi a settembri, tocco' a Riggiu.
Genti fujiti, jiti a la muntagna,
Accussì di li turchi nessuno vi pigghia!

Arrivarono i turchi alla marina,
Con Scipione Cicala e 90 galee.
Una mattina di maggio Ciro' ebbe coraggio,
Mentre poi a settembre toccò a Reggio.
Gente correte, fuggite alla montagna,
Cosi' dei turchi nessuno vi piglia!

Nel 1596 il Cicala torna al servizio di fanteria e conduce i suoi Giannizzeri alla vittoria contro gli Austriaci nella battaglia di Mezõ-Kerésztes, in Ungheria; lo stesso successo gli arride nell'assedio della citta' di Erlau.

Nel 1602 il Cicala e' di nuovo a capo di una flotta corsara, e la sua mèta e' di nuovo la Calabria. La citta' di Reggio e' in preda alle ostilita' intestine tra i Melissari e i Monsolini, con morti e feriti; il capitano turco-genovese intende approfittarne per impadronirsene.
Al momento dell'incursione, pero', la flotta turca viene fatta oggetto di un fitto ed inaspettato cannoneggiamento, e il Cicala viene costretto a recedere nella rada di Motta, dove sbarca ed attende tempi migliori per marciare su Reggio. Ad un certo punto, tenta la conquista attraverso uno stratagemma: prende uno dei suoi soldati, un sardo nano anch'esso a suo tempo catturato in una scorreria, e lo traveste da soldato spagnolo. Il sardo viene, per la sua minuscola statura, introdotto nei cunicoli che conducono alla rocca, per aprirne le porte; ma vi rimane incastrato.

Visto l'insuccesso dello stratagemma, il Cicala tenta l'azione di forza con 3000 uomini che vengono fronteggiati da 1000 reggini, tra cui 400 uomini condotti da Gerolamo Musitano, che lo sconfiggono a Sant'Agata.

Tornato sconfitto a Costantinopoli, Scipione Cicala, o Hassan Sinan Çigala-zade Kapudan Pascià, cade in disgrazia. C'e' chi lo vuole morto pochi mesi dopo, chi nel 1605 in una battaglia in Podolia. Non aveva mai piu' rivisto Genova.

E chissa' che non sventolasse per lui quel fazzoletto di cui si parla in "D'a mæ riva", in quel lontano giorno del 1561.
_______________________________________________________

(R.Vent.)